— L'era spaziale ha quasi duecento anni. Per oltre metà di questo periodo, la nostra civiltà è dipesa in modo pressoché totale dall'insieme di satelliti che orbitano attorno alla Terra. Comunicazioni mondiali, previsione e controllo del tempo, riserve terrestri e marine di mezzi, servizi postali e d'informazione: se dovesse succedere qualcosa ai meccanismi che controllano tutto questo dallo spazio, precipiteremmo in epoche oscure. Durante il caos che ne risulterebbe, malattie e carestie distruggerebbero gran parte della razza umana.
"E guardando oltre la Terra, ora che abbiamo colonie autonome su Marte, su Mercurio e sulla Luna e che siamo in grodo di estrarre le incalcolabili ricchezze degli asteroidi, vediamo l'inizio di un vero commercio interplanetario. Anche se ci è voluto un po' più di tempo di quanto non prevedessero gli ottimisti, è ormai ovvio che la conquista dell'aria era solo un modesto preludio alla conquista dello spazio.
"Ma oggi ci troviamo di fronte a un problema fondamentale, un ostacolo che si frappone a ogni progresso futuro. Anche se generazioni di ricerche hanno fatto del missile la più sicura forma di propulsione mai inventata…"
— Hai pensato alle biciclette? — mormorò Sarath.
— …I veicoli spaziali sono ancora estremamente inefficienti. Quel che è peggio, il loro effetto sull'ambiente è tremendo. Nonostante tutti i tentativi di controllare i corridoi aerei, il frastuono dei decolli e dei rientri disturba milioni di persone. I prodotti di scarico abbandonati nelle zone più alte dell'atmosfera hanno scatenato mutamenti climatici che potrebbero produrre conseguenze molto serie. Tutti ricordano l'epidemia di cancro alla pelle degli anni Venti, causata da un'infiltrazione di raggi ultravioletti, e i costi astronomici dei prodotti chimici che furono necessari per ricostruire l'ozonosfera.
"Se estrapoliamo sino alla fine del secolo l'aumento del traffico spaziale, scopriamo che il tonnellaggio degli oggetti orbitanti attorno alla Terra deve aumentare quasi del cinquanta per cento. Il che non è possibile senza che i nostri standard di vita, forse la nostra stessa esistenza, paghino prezzi intollerabili. E non c'è niente che i costruttori di razzi possano fare: hanno praticamente raggiunto i limiti assoluti di perfezione, stabiliti dalle leggi della fisica.
"Qual è l'alternativa? Da secoli l'uomo sogna l'antigravità e la 'navigazione spaziale'. Nessuno ha mai portato la minima prova che cose del genere siano possibili; oggi riteniamo che si tratti solo di fantasie. Eppure, nello stesso decennio in cui veniva lanciato il primo satellite, un audace ingegnere russo concepì una tecnica che avrebbe reso obsoleti i missili. Ci sono voluti anni prima che qualcuno prendesse Yuri Artsutanov sul serio. Sono occorsi due secoli perché la nostra tecnologia giungesse all'altezza della sua visione."
Ogni volta che rivedeva la registrazione, Rajasinghe aveva l'impressione che a quel punto Morgan diventasse vivo davvero. Era facile capire il perché: adesso si trovava sul proprio terreno, non si affidava più a informazioni provenienti da altri campi. E, nonostante le riserve e i timori, Rajasinghe non poteva impedirsi di sentire almeno una parte del suo entusiasmo. Era una sensazione di cui ormai la sua esistenza godeva di rado.
— Uscite all'aperto in una notte chiara — continuò Morgan — e vedrete la meraviglia meno insolita dei nostri giorni: le stelle che non sorgono e non tramontano mai, che restano immobili in cielo. Noi, e i nostri genitori, e i loro genitori, diamo ormai per scontati i satelliti e le stazioni spaziali sincrone, che orbitano al di sopra dell'equatore alla stessa velocità di rotazione della Terra, per cui rimangono eternamente sospesi sullo stesso punto.
"La domanda che Artsutanov si pose aveva la fanciullesca freschezza del vero genio. Un uomo semplicemente intelligente non l'avrebbe mai formulata, oppure si sarebbe detto che era assurda e l'avrebbe respinta.
"Se le leggi della meccanica celeste fanno sì che un oggetto possa restare immobile in cielo, non si potrebbe far scendere sulla Terra, dalla sua superficie, un cavo, e costruire un sistema di elevatori che colleghino la Terra allo spazio?
"Non c'era niente di errato nella teoria, ma i problemi pratici erano enormi. I calcoli dimostrano che nessun materiale disponibile sarebbe stato abbastanza robusto. L'acciaio più resistente si sarebbe spezzato sotto il proprio peso molto prima di poter colmare i trentaseimila chilometri che corrono fra la Terra e l'orbita sincrona.
"Però nemmeno i più sofisticati tipi d'acciaio si avvicinavano lontanamente ai limiti teorici di resistenza. Su scala microscopica, in laboratorio erano stati creati materiali con resistenza infinitamente superiore. Se fosse stato possibile produrli su scala industriale il sogno di Artsutanov si sarebbe avverato, e la dinamica dei trasporti spaziali avrebbe subito un cambiamento radicale.