All'esterno della funivia traballante si stendeva l'oscurità più totale, tranne quando diventava visibile una parte della scalinata illuminata. Che era completamente deserta, come se gli innumerevoli milioni di persone che l'avevano risalita durante gli ultimi tremila anni non avessero lasciato eredi. Ma poi Morgan capì che quelli che salivano a piedi dovevano già essere molto più in alto, pronti all'appuntamento con l'alba. Dovevano aver superato i primi contrafforti della montagna già da ore.
A quattro chilometri d'altezza i passeggeri dovettero scendere e percorrere il breve tratto che li divideva dalla stazione successiva, ma quel cambio di mezzi fece perdere poco tempo. Morgan era adesso felicissimo del mantello, e si avvolse stretto attorno al corpo il tessuto metallizzato. Il terreno era gelato, e l'atmosfera rarefatta gli rendeva più difficile del solito la respirazione. Non fu sorpreso di vedere file di bombole d'ossigeno nella piccola stazione, con le istruzioni per l'uso bene in vista.
E finalmente, mentre affrontavano l'ultima parte della salita, giunsero i primi segni dell'avvicinarsi del giorno. Le stelle a est risplendevano ancora in tutta la loro gloria, e Venere era la più brillante di tutte; ma all'approssimarsi dell'alba nuvole sottili, alte, cominciarono a splendere debolmente. Morgan osservò ansioso l'orologio e si chiese se sarebbe arrivato in tempo. Notò, con sollievo, che allo spuntare del giorno mancavano ancora trenta minuti.
D'improvviso uno dei passeggeri indicò l'immensa scalinata, di cui adesso poteva intravedere di tanto in tanto, sotto la funivia, qualche tratto che s'arrampicava a zig-zag lungo la montagna sempre più ripida. La scalinata non era più deserta: a una lentezza come di sogno, dozzine di uomini e donne salivano faticosamente lungo gli scalini interminabili. Ogni minuto il loro numero aumentava. Morgan si chiese da quante ore stessero salendo. Certo da tutta la notte, e forse da molto prima: parecchi dei pellegrini erano anziani, e in un giorno solo non ce l'avrebbero fatta. Lo sorprendeva scoprire quanta gente credesse ancora.
Un attimo dopo vide il primo monaco: una figura alta, in una tunica color zafferano, che si muoveva quasi con la stessa regolarità di un metronomo, senza guardare né a destra né a sinistra e ignorando completamente la funivia sospesa sopra il suo cranio rasato. Sembrava capace di ignorare anche gli elementi, perché il braccio e la spalla destra erano esposti, nudi, al vento gelido.
La funivia rallentò nei pressi della stazione d'arrivo, si fermò qualche minuto, scaricò i numerosi passeggeri, e s'incamminò verso la lunga discesa. Morgan si unì alla folla di due o trecento persone radunate in un piccolo anfiteatro, scavato nella parete ovest della montagna. Tenevano tutti lo sguardo puntato nel buio, anche se non c'era altro da vedere che le scie di luce che scendevano giù lungo l'abisso. Alcuni pellegrini in ritardo compivano l'ultimo sforzo sulla fine della scalinata, cercando di sconfiggere la fatica con la fede.
Morgan controllò di nuovo l'orologio: ancora dieci minuti. Non si era mai trovato fra così tanta gente silenziosa. Ormai, i turisti con le cineprese e i pellegrini più devoti erano uniti dalla stessa speranza. Il tempo era perfetto; presto avrebbero saputo se quel viaggio si era compiuto invano.
Dal tempio, ancora invisibile nelle tenebre a un centinaio di metri sopra di loro, venne un delicato tintinnio di campane; e contemporaneamente si spensero tutte le luci su quell'incredibile scalinata. Adesso, rivolti verso il sorgere del sole, potevano vedere i primi, deboli bagliori del giorno riflessi dalle nubi molto più in basso; ma la mole immensa della montagna frenava ancora l'alba.
Secondo per secondo la luce aumentava su tutti i lati di Sri Kanda, mentre il sole respingeva le ultime difese della notte. Poi, dalla folla in paziente attesa, uscì un mormorio basso di sorpresa.
Un attimo prima non c'era niente. Poi, d'improvviso, "era lì", si stendeva per metà della superficie di Taprobane: un triangolo perfettamente simmetrico, netto, di blu intensissimo. La montagna non aveva dimenticato i suoi adoratori; la sua ombra famosa si stagliava contro le nubi, un simbolo che ogni pellegrino poteva interpretare come desiderava.
In tanta perfezione di linee sembrava quasi solida, pareva una piramide capovolta, non un semplice disegno tracciato da luci e ombre. Mentre attorno all'ombra aumentava il chiarore, e i primi raggi del sole superavano i fianchi della montagna, il triangolo sembrò, per contrasto, farsi più scuro e più denso. Eppure, oltre il sottile strato di nubi responsabili della sua breve esistenza, Morgan intravedeva appena i laghi e le colline e le foreste della terra che si risvegliava.