— A causa della sua origine nefasta viene suonata solo in tempi di disastro. Io non l'ho mài sentita, così come non l'ha udita nessuno uomo oggi vivente. Ha suonato una volta, senza aiuti umani, durante il grande terremoto del duemiladiciassette. E la volta prima suonò nel millecinquecentoventidue, quando gli invasori iberici bruciarono il Tempio del Dente e s'impossessarono della Sacra Reliquia.
— Allora, dopo tanti sforzi, non è mai stata usata?
— Forse una dozzina di volte negli ultimi duemila anni. Sulla campana grava ancora la maledizione di Kalidas.
"Sarà una buona politica religiosa" non poté impedirsi di pensare Morgan "ma da un punto di vista economico non ci siamo." E, irriverente, si chiese quanti monaci avessero ceduto alla tentazione di dare un colpetto alla campana, magari minimo, solo per udire il timbro sconosciuto della sua voce proibita…
Oltrepassarono un masso enorme. Più avanti, una breve scalinata conduceva a un padiglione dorato. Erano giunti in cima alla montagna. Sapeva già cosa doveva contenere il reliquiario, ma il monaco lo illuminò di nuovo.
— L'impronta del piede — disse. — I musulmani credevano che fosse l'impronta d'Adamo, fermatosi qui dopo essere stato cacciato dal paradiso terrestre. Gli indù l'attribuivano a Shiva o Saman. Ma per i buddisti, ovviamente, era l'impronta dell'Illuminato.
— Vedo che usate il passato — disse Morgan, in un tono scrupolosamente neutro. — Adesso cosa si crede?
La faccia del monaco non mostrò la minima emozione. — Il Buddha era un uomo, come voi e me. L'impronta nella roccia, e la roccia è "molto" dura, è lunga due metri.
Col che la questione sembrò chiudersi. Morgan non fece altre domande mentre percorrevano un breve chiostro che terminava su una porta aperta. Il monaco bussò ma non attese risposta: gli fece subito cenno d'entrare.
Morgan si aspettava quasi di trovare il Mahanayake Thero seduto a gambe incrociate su uno stuoino, probabilmente circondato dall'incenso e da monaci che cantavano. In effetti c'era un debole sentore d'incenso in quell'aria gelida, ma il Supremo Reggente del "Wihara" di Sri Kanda sedeva dietro una scrivania perfettamente normale, dotata di un terminale standard di computer. L'unico tocco insolito nella stanza era la testa del Buddha, un po' più grande delle dimensioni naturali, posta su uno zoccolo in un angolo. Morgan non riuscì a capire se era vera o se si trattava solo di una proiezione.
Nonostante l'ambiente convenzionale, era assai improbabile che il rettore del monastero venisse scambiato per un normale uomo d'affari. A parte l'inevitabile tunica gialla, il Mahanayake Thero possedeva altre due caratteristiche che, a quell'epoca, erano estremamente rare. Era completamente calvo e portava gli occhiali.
Entrambe le cose, decise Morgan, erano frutto d'una scelta precisa. Visto che era tanto facile curare la calvizie, quel cranio lucido e immacolato doveva essere stato rasato o depilato. E non ricordava nemmeno da quanto tempo non vedeva più occhiali, se non in documentari o opere a sfondo storico.
La combinazione era affascinante, e sconcertante. Morgan trovò praticamente impossibile indovinare l'età del Mahanayake Thero: poteva avere dai quaranta agli ottanta anni ben portati. E quelle lenti, per quanto trasparenti, in qualche modo celavano pensieri ed emozioni.
— Ayu bowan, dottor Morgan — disse il monaco, indicando all'ospite l'unica poltrona vuota. — Questo è il mio segretario, il Venerabile Parakarma. Spero non vi dispiacerà se prende appunti.
— Certo che no — rispose Morgan, piegando la testa verso l'altro occupante della piccola stanza. Notò che il monaco più giovane, aveva i capelli lunghi e una barba immensa; probabilmente farsi rasare non era obbligatorio.
— E così, dottor Morgan — continuò il Mahanayake Thero — voi volete la nostra montagna.
— Temo di sì, vostra… ehm… eminenza. Almeno una parte, in ogni caso.
— Con tutto il mondo a disposizione… Questi pochi ettari?
— La scelta non è nostra, ma della natura. Il capolinea terrestre deve trovarsi sull'equatore e alla massima altezza possibile, dove la minore densità dell'aria equilibra la forza dei venti.
— In Africa e in Sudamerica si trovano montagne equatoriali più alte.
"Ci siamo di nuovo" brontolò fra sé Morgan. Amare esperienze gli avevano dimostrato che era quasi impossibile far comprendere quel problema ai profani, per quanto intelligenti e interessati. Con quei monaci prevedeva un successo ancora minore del solito. Se solo la Terra fosse stata un corpo perfetto, simmetrico, senza sporgenze e rientranze nel campo gravitazionale…