— Comunque il paragone non è esatto. I costi di manutenzione delle piramidi non sono certo quelli del Ponte, e tanto meno della Torre che proponi.
— La Torre può durare più a lungo delle piramidi. Si trova in un ambiente molto più favorevole.
— Una prospettiva davvero impressionante. Credi sul serio che funzionerà per diverse migliaia d'anni?
— Non nella sua forma originale, naturalmente. Ma come principio, sì. Quali che siano i progressi tecnici che ci porterà il futuro, non credo esisterà mai un modo più efficiente e più economico di raggiungere lo spazio. Provate a pensare che si tratti di un altro ponte, ma questa volta un ponte verso le stelle, o almeno verso i pianeti.
— E tu vorresti che noi ti aiutassimo di nuovo a finanziarlo. Abbiamo davanti altri vent'anni di pagamento per il tuo ultimo ponte. Il tuo elevatore spaziale non si trova sul nostro territorio, e non mi sembra d'importanza diretta per noi.
— Ma io credo lo sia, signor presidente. La vostra repubblica fa parte dell'economia terrestre, e il costo dei trasporti spaziali è, al momento, uno dei fattori che ne limitano la crescita. Se avete dato un'occhiata alle stime per gli anni Cinquanta e Sessanta…
— Certo, certo. Molto interessanti. Ma anche se noi non siamo esattamente poveri, non potremmo raccogliere nemmeno una minima frazione dei fondi necessari. Insomma, assorbirebbe l'intera produzione lorda mondiale per un paio d'anni!
— E ne ripagherebbe ogni centesimo, per l'eternità.
— Se le tue previsioni sono esatte.
— Per il Ponte lo erano. Ma voi avete ragione, naturalmente, e io non mi aspetto che il RANA faccia niente di più che mettere in moto il meccanismo. Non appena voi avrete dimostrato il vostro interesse, sarà molto più facile procurarci altri aiuti.
— Ad esempio?
— La Banca Mondiale. La Banca Planetaria. Il Governo Federale.
— E quelli per cui lavori, la Terran Construction Corporation? Cosa hai in mente esattamente, Van?
"Ci siamo" pensò Morgan, quasi con un sospiro di sollievo. Adesso, finalmente, poteva parlare francamente con qualcuno di cui si fidava, qualcuno che stava troppo in alto per lasciarsi coinvolgere da meschini intrighi burocratici, ma che poteva apprezzarne a fondo gli aspetti più sottili.
— Ho fatto quasi tutto questo lavoro nel mio tempo libero. Ad esempio, in questo momento sono in ferie. Tra parentesi, è proprio così che è nato il Ponte! Non so se vi ho mai raccontato che mi avevano ordinato ufficialmente di scordarmelo… Ho imparato qualche lezione, negli ultimi quindici anni.
— Il progetto senza dubbio deve aver richiesto un impiego notevole di computer. Chi ha pagato?
— Oh, io ho a disposizione fondi discrezionali non indifferenti. E il mio staff fa sempre studi che nessun altro capisce. A dire il vero, ho formato un gruppetto che si gingilla con l'idea da parecchi mesi. Ne sono talmente entusiasti che anche loro gli dedicano quasi tutto il tempo libero. Ma adesso dobbiamo metterci all'opera, oppure abbandonare il progetto.
— Lo stimato presidente della TCC ne è al corrente?
Morgan sorrise, non troppo divertito. — Ovviamente no, e non voglio parlargliene finché non avrò definito ogni dettaglio.
— Immagino le implicazioni della situazione — disse lo sceicco, con aria arguta. — Una delle quali, suppongo, è assicurarsi che il senatore Collins non inventi la Torre per primo.
— Questo non può farlo. L'idea è vecchia di duecento anni. Ma lui, e parecchia altra gente, potrebbero rallentare tutto. Voglio vederla realizzata finché sono in vita.
— E, naturalmente, vuoi dirigere tu i lavori… Allora, cosa vorresti che facessimo esattamente?
— Il mio è solo un suggerimento, signor presidente. Forse voi avete un'idea migliore. Formate un consorzio, che comprenda magari il Direttivo del Ponte di Gibilterra, le Società di Suez e Panama, la Compagnia Inglese del Canale, la Società della Diga di Bering. Poi, quando tutto sarà fatto, mettetevi in contatto con la TCC e chiedete uno studio di sondaggio. A questo livello l'investimento sarà minimo.
— Cioè?
— Meno di un milione. Soprattutto considerato che io ho già eseguito il novanta per cento del lavoro.
— E poi?
— In seguito, col vostro appoggio, signor presidente, posso andare a orecchio. Potrei restare con la TCC. Oppure dare le dimissioni e unirmi al consorzio… chiamiamolo consorzio d'astroingegneria. Dipenderà solo dalle circostanze. Farò tutto quello che sembrerà meglio per il progetto.
— Mi pare un piano ragionevole. Penso che possiamo combinare qualcosa.
— Grazie, signor presidente — disse Morgan, con la massima sincerità. — Però c'è uno spiacevole ostacolo che dobbiamo aggirare subito, forse prima ancora di formare il consorzio. Dobbiamo interpellare la Corte Mondiale e farci assegnare la giurisdizione sul pezzo di terreno più prezioso del pianeta.
20
Il ponte che danzava