Selig, che aveva 28 anni, aveva appena traslocato dal suo appartamento in Brooklyn Heights per un posticino in West Seventies. In quel periodo lavorava come agente di cambio, tra tutte la cosa più inverosimile. Era stata un’idea di Tom Nyquist. Dopo sei anni, Nyquist era ancora il suo più intimo e forse unico amico, sebbene l’amicizia fosse andata sfumando considerevolmente nell’ultimo anno, o negli ultimi due: la sicurezza di sé quasi arrogante che caratterizzava Nyquist rendeva Selig sempre più sconfortato, e finì per iniettargli il desiderio di mettere una qualche distanza, psicologica o geografica, tra sé e l’individuo più anziano. Un giorno Selig aveva detto, tutto pensieroso, che se anche soltanto gli fosse riuscito di mettere insieme un po’ di soldi — diciamo 25 mila dollari o giù di lì — se ne sarebbe andato su un’isola remota a passare un paio d’anni della vita contemporanea, qualcosa del genere. Lui non aveva mai scritto niente di serio e non era sicuro di desiderarlo proprio sinceramente. Segretamente sperava che Nyquist gli avrebbe passato i soldi — Nyquist poteva raggranellare 25 mila dollari lavorando un pomeriggio, se gli saltava il pallino — e gli avrebbe detto: — Ecco qui i soldi, mio caro amico, va pure e cerca di essere creativo. — Invece Nyquist non si comportò affatto in quel modo. Disse che la maniera più facile per un tizio qualunque, privo di capitali, per arrivare a fare un sacco di soldi in un battibaleno era di prendere un lavoro come agente in una ditta specializzata in compravendita azionaria. Le provvigioni sarebbero state decenti, sufficienti per viverci e per mettere qualcosa da parte, ma i soldi verdi sarebbero venuti portando avanti tutte le manovre di compravendita degli agenti esperti, le vendite al minuto, il blocco di nuove emissioni, gli intervalli arbitrali. Se ti ci applicherai abbastanza, gli aveva detto Nyquist, potrai fare tutti i soldi che vuoi. Selig protestò che lui non ne sapeva niente di Wall Street. — Potrei insegnarti tutto in tre giorni — disse Nyquist.
Effettivamente ci volle meno. Selig scivolò nella mente di Nyquist per una rapida scorpacciata di terminologia finanziaria. Nyquist aveva arrangiato bellamente tutte le definizioni: titoli comuni e preferenziali, a breve e lunga scadenza, opzioni doppie, obbligazioni, buoni convertibili, guadagni di capitali, situazioni speciali, titoli di stato a capitalizzazione fissa e mobile, profferte secondarie, specialisti e quello che fanno, il mercato di borsa, l’indice Dow-Jones, i diagrammi, e tutto il resto. Selig si ficcò tutto nella memoria. Nei trasferimenti da mente a mente, con Nyquist, c’era una vividezza di qualità tale che rendeva facile ogni sforzo mnemonico. Il gradino seguente fu quello di farsi ingaggiare come tirocinante. Tutte le grandi agenzie di cambio erano alla ricerca di gente che voleva cominciare, Merril Lynch, Goodbody, Hayden Stone, Clark Dodge, un mucchio di loro. Selig ne scelse a casaccio una e ci andò. Gli diedero un quiz di borsa valori come prova preliminare; lui sapeva la maggior parte delle risposte e quelle che non conosceva le tirò fuori direttamente dalla mente dei suoi esaminatori, la maggioranza dei quali si erano applicati al mercato fin dalla fanciullezza. Fece una figura perfetta e fu assunto. Dopo un breve periodo di addestramento superò i test per il patentino, e molto dopo diventò un rappresentante operativo registrato alle dipendenze di un ufficio di cambio, discretamente nuovo, in Broadway accanto alla 72a
Strada.