Restarono a fissarsi per una ventina di secondi, poi lei disse, cupa: — Sto sorridendo. Probabilmente. — Prese i soldi con una mano, passò il biglietto a Georges con l’altra. — Scommetto che potevo spillarti un altro dollaro.
— Non lo sapremo mai, eh?
— Giochiamo al raddoppio?
— Con le
— Amico, tu mi fai invecchiare prima del tempo. Sparisci prima che cambi idea.
— Le toilette?
— Giù in corridoio, sulla mia sinistra. — La donna aggiunse. — Non perdetevi le estrazioni.
Ci avviammo verso le toilette. Sottovoce, in francese, Georges mi disse che mentre noi perdevamo tempo al chiosco i gendarmi ci erano passati alle spalle, erano entrati nei gabinetti, usciti, tornati alla rotonda, e poi spariti in corridoio.
Lo interruppi, parlando anch’io in francese. Gli dissi che lo sapevo, ma che il posto doveva essere pieno zeppo di Occhi, di Orecchie. Avremmo discusso dopo.
Non volevo zittirlo per capriccio. Due guardie in uniforme (non quelle coi problemi di stomaco) erano entrate quasi alle nostre calcagna, erano corse a controllare per prima cosa le toilette (ragionevole; un dilettante cerca spesso di nascondersi nei gabinetti pubblici), erano uscite e ci avevano superati, perdendosi nei meandri del palazzo. Georges, tranquillissimo, si era fermato a guardare i biglietti della lotteria mentre le guardie che ci cercavano lo sfioravano un paio di volte. Ammirevole. Molto professionale.
Ma dovevo aspettare a dirglielo. Una persona di sesso indeterminato vendeva i biglietti d’ingresso per la toilette. Gli (le) chiesi quale fosse la toilette per signore. Quella (decisi che era una donna quando, dopo un’osservazione ravvicinata, notai che la sua maglietta copriva tette false, oppure vere e molto piccole) rispose in tono arcigno: — Sei scema? Ti piace discriminare, eh? Dovrei chiamare un poliziotto. — Poi mi studiò un po’ meglio. — Sei forestiera.
Lo ammisi.
— Okay. Stai attenta a non dire certe cose. Alla gente non piacciono. Qui siamo democratici, chiaro? Ganzi e donzelle usano le stesse tazze. Quindi compera un biglietto o piantala di bloccare l’ingresso.
Georges comperò due biglietti. Entrammo. Sulla nostra destra c’era una fila di cubicoli aperti. Sopra fluttuava un ologramma: QUESTE ATTREZZATURE IGIENICHE SONO OFFERTE
Un ologramma a grandezza naturale del Capo fluttuava più in alto.
Oltre ai cubicoli aperti c’erano quelli a pagamento, con tanto di porta; ancora più in fondo, altri cubicoli chiusi da tendaggi. Alla nostra sinistra, una bancarella di novità e idee regalo gestita da una persona di sesso molto spiccato, con due tette così. Georges si fermò lì e mi sorprese acquistando diversi cosmetici e un flacone di profumo da due soldi. Poi chiese un biglietto per uno degli spogliatoi in fondo.
—
Georges non rispose. Un dollaro canadese passò dalla sua mano a quella della donna, svanì. La donna disse piano: — Non metteteci troppo. Se suono il campanello, rendetevi presentabili in fretta. Numero sette, in fondo a destra.
Raggiungemmo lo spogliatoio numero sette, quello più in fondo, ed entrammo. Georges tirò le tende, chiuse le cerniere, fece scorrere l’acqua del water, poi aprì il rubinetto dell’acqua fredda e la lasciò correre. Riprendendo a parlare in francese mi disse che dovevamo cambiare aspetto senza travestimenti complicati, per cui, per favore, tesoro, togliti quello che hai addosso e mettiti la tuta che tieni nella sacca.
Mi diede spiegazioni più particolareggiate, mischiando il francese all’inglese e continuando a tirare l’acqua del water di tanto in tanto. Io dovevo indossare la scandalosa Superpelle, mettermi più trucco del solito, e cercare di sembrare la famosa Prostituta di Babilonia, o qualcosa del genere. — So che non è il tuo
— Cercherò di essere sufficiente.
—
— E tu vuoi metterti i vestiti di Janet? Non penso che ti vadano bene.
— No, non mi travestirò. Ondeggerò solo di sedere.
— Prego?
— Non indosserò abiti femminili. Tenterò semplicemente di apparire effeminato.
— Non ci credo. Va bene, proviamoci.
Io non subii troppi cambiamenti: solo la tuta stuzzicante che aveva preso al laccio Ian, più una dose di trucco superiore alla media, applicata da Georges (che sembrava convinto di essere più esperto di me nel trucco; ne era convinto perché