Walton diede un'occhiata all'orologio. Era in ritardo di tre minuti; il ritardo era stato causato dalla conversazione con suo fratello. Ma Ludwig, l'uomo delle Nazioni Unite, non era certo famoso per la sua scrupolosa puntualità, e la possibilità che egli non fosse ancora arrivato entrava quasi nell'ordine delle certezze matematiche.
La segretaria dell'ufficio che presiedeva la porta ermeticamente chiusa dell'ufficio di FitzMaugham sollevò lo sguardo non appena Walton si avvicinò.
— Il direttore è occupato in un colloquio di estrema importanza, signore, e… oh, scusi, signor Walton. Entri subito; il signor FitzMaugham la sta aspettando.
— É già arrivato il signor Ludwig?
— Sì, signor Walton. È arrivato circa dieci minuti fa.
Strano, pensò Walton. Da quanto sapeva di Ludwig, quello non era capace di arrivare in anticipo a un appuntamento. Walton e FitzMaugham avevano dovuto trattare molte volte con lui, nei giorni precedenti l'approvazione di Poppy, e Ludwig non era stato puntuale neppure una volta.
Walton si strinse nelle spalle. Se Ludwig era stato capace di cambiare così radicalmente la propria posizione politica, passando da una feroce opposizione a Poppy a un'altrettanto feroce campagna per l'approvazione del progetto, probabilmente poteva anche cambiare le proprie abitudini per quanto riguardava gli appuntamenti.
Walton entrò nel raggio di azione del visore. La sua immagine, in quel momento, veniva ritrasmessa all'interno dell'ufficio, dove FitzMaugham avrebbe potuto esaminarla attentamente, stabilire che essa apparteneva proprio al suo delfino, e poi farlo entrare nel "sancta sanctorum". Il direttore era molto scrupoloso nell'esaminare le persone che volevano entrare nel suo ufficio, e non gli si poteva dare torto.
Passarono cinque secondi; in genere FitzMaugham non impiegava di più, prima di farlo entrare. Ma dall'interno non giunse alcun segno di vita, e Walton tossicchiò, diplomaticamente.
Nessuna risposta. Walton si girò e tornò alla scrivania, dietro la quale la segretaria era intenta a dettare nel suo dittafono-riproduttore (l'apparecchio veniva chiamato correntemente parlascrivi); Walton aspettò che lei finisse la frase, e poi le toccò lievemente il braccio.
— Sì, signor Walton?
— Il visore sembra guasto. Le dispiacerebbe chiamare il signor FitzMaugham con l'intercom, per dirgli che sono arrivato?
— Ma certo, signor Walton.
Le dita della segretaria si mossero sui pulsanti, con la velocità nata dall'esperienza. Aspettò che la segretaria lo annunciasse al direttore, ma lei si fermò e tornò a guardare Walton.
— Non risponde, signor Walton. Deve essere spaventosamente occupato.
— Ma lui "deve" rispondere. Suoni di nuovo.
— Mi dispiace, signor Walton, ma…
—
Lei richiamò, con riluttanza, senza ottenere risposta. FitzMaugham preferiva il tipo d'intercom al quale doveva essere data una risposta, prima di stabilire la comunicazione vera e propria; Walton permetteva alla sua segretaria e al centralinista del suo piano di violare la sua tranquillità senza avere ricevuto un segnale di assenso.
— Non risponde neppure adesso, signore.
Walton cominciava a spazientirsi.
— Bene, al diavolo le risposte. Stabilisca il contatto e gli dica che lo sto aspettando qui fuori. La mia presenza è importante là dentro.
— Signor Walton, il signor FitzMaugham proibisce tassativamente a chiunque di usare l'intercom senza la sua risposta — protestò la ragazza.
Si sentì avvampare il viso.
— Prendo io la responsabilità.
— Mi dispiace, signor Walton, ma…
— Va bene. Si scosti da quella macchina e lasci che gli parli "io". Se ci saranno delle conseguenze, gli dica che l'ho costretta puntandole contro una pistola.
Lei indietreggiò, piena d'orrore per l'incredibile violazione delle regole stabilite dal suo principale, e lui si infilò al posto della ragazza, dietro la scrivania. Stabilì il contatto; non ci fu alcuna risposta. Allora disse: — Signor FitzMaugham, sono Roy. Sono davanti alla porta del suo ufficio proprio in questo momento. Devo entrare, oppure no?
Silenzio. Guardò meditabondo l'apparecchio.
— Sto per entrare — disse.
La porta era una buona imitazione del legno pregiato, era spessa diversi centimetri e probabilmente era fatta di acciaio al berillio, che la rendeva piuttosto ostica da superare. FitzMaugham amava essere protetto.
Walton contemplò la porta per un momento. Entrando nel campo d'azione del visore, disse: — Signor FitzMaugham? Mi sente? — Nel silenzio che seguì, decise di proseguire. — Sono Walton. Sono qui fuori con un disintegratore, e se non mi darà un ordine contrario, cercherò di entrare nel suo ufficio.
Silenzio. Questo era davvero incredibile. Walton si chiese se l'intera faccenda non facesse parte di una trappola escogitata dalla mente tortuosa di FitzMaugham. Bene, l'avrebbe scoperto abbastanza in fretta. Regolò il fiotto di calore del disintegratore alla corta distanza e alla massima intensità, e schiacciò il pulsante. Un raggio uscì dalla pistola e bagnò la porta.