Читаем Padrone della vita, padrone della morte полностью

Il primo passo era stato quello di chiamare Horace Murlin, per confermargli che Poppy possedeva ormai il giornale. Il viso di Murlin aveva una curiosa tinta rosso-violetta; l'uomo aveva continuato a lanciare ingiurie a Walton per cinque minuti buoni, prima di arrivare ad ammettere la sua sconfitta.

Con Murlin finalmente fuori dai piedi, Walton scelse la nuova redazione del Citizen da un elenco che gli era stato fornito da Percy. Lui intendeva mantenere intatta l'équipe dei cronisti del vecchio regime; il Citizen aveva una rete di reporter fantasticamente efficiente, ed era assurdo distruggerla per il solo gusto di cambiare. Walton era interessato a controllare i settori che fornivano la politica editoriale alla testata.

L'edizione delle dieci del Citizen fu l'ultima della vecchia gestione. Redattori e direttore avevano saputo da Murlin quello che stava bollendo in pentola, e alle dieci e trenta, quando Walton mandò il suo ordine di licenziamento, tutto il personale redazionale aveva già sgomberato le scrivanie.

L'edizione delle dieci fu un vero capolavoro, però. Il titolo diceva:

SIAMO MERDA PER I PELLIVERDI?

E quasi tutto il numero era dedicato a una violenta e quasi infiammatoria campagna contro Poppy, una delle più selvagge pagine della storia del giornalismo planetario. C'era un'intera pagina di "Lettere dei Lettori"… in realtà telefonate trascritte, poiché la maggior parte dei lettori del Citizen, non si interessava molto a scrivere delle lettere… lettere che facevano eco alla posizione del giornale. Una "lettera" in particolare colpì l'attenzione di Walton.

Veniva da una certa signora P.F. di New York City, Periferia, che probabilmente significava il Connecticut o il Jersey, ed era breve e lapidaria:


Per il Direttore:

Evviva lei! Poppy è un dannato delitto e quel criminale Walton dovrebbe essere impiccato e noi dovremmo uccidere quei pelliverdi prima che loro uccidano noi. Dobbiamo avere spazio per vivere.


"Ucciderli prima che loro uccidano noi". Walton sospirò. Tutto l'antico isterismo, tutte le antiche reazioni di panico, tornavano a galla ribollenti, nei momenti di tensione. Non cambiava niente.

Si guardò le mani. Erano perfettamente ferme, benché l'orologio dicesse che Fred sarebbe arrivato tra pochi minuti. Una settimana prima, una situazione del genere lo avrebbe portato a imbottirsi di tranquillanti, prima di venire colto da un accesso di convulsioni.

La presenza spettrale di FitzMaugham pareva aleggiare nella stanza. "Il fine giustifica i mezzi", si disse Walton cupamente, aspettando l'arrivo del fratello.


Fred era vestito completamente di nero, elegantissimo nel suo panciotto neo-vittoriano e nel nastro-cravatta e negli stivali lucidissimi che portava ai piedi. Lo splendore del suo abito contrastava stranamente con i suoi lineamenti volgari e con il suo corpo massiccio.

Entrò nell'ufficio di Walton alle undici precise e sospirò profondamente… il sospiro di un uomo che sta per prendere possesso permanente di quello che vede.

— Buongiorno, Roy. Sono puntuale, come sempre.

— E hai un aspetto radioso, fratellino caro — disse Walton, facendo un gesto di apprezzamento, alla vista degli abiti di Fred. — È da tanto tempo che ti vedo indosso solo il camice di laboratorio.

— Ho avvertito il laboratorio ieri, dopo avere parlato con te. Non sono più un dipendente di Poppy, mi sono dimesso. E penso che sia necessario vestirmi con la dignità propria della mia nuova carica. — Sorrise allegramente. — Be', sei pronto a passarmi la corona e lo scettro, Roy?

— Non esattamente — disse Walton.

— Ma…

— Ma io ti avevo promesso di dimettermi in tuo favore oggi, Fred. Non credo di avere mai usato queste parole, ma certamente devo aver suggerito l'idea, vero?

— Ma certo! Mi hai detto di venire qui alle undici, e che tu avresti sistemato tutto per il passaggio!

Walton annuì.

— Esatto, esatto. — Aspettò per un lungo momento, e poi disse, a bassa voce. — Ho mentito, Fred.

Aveva scelto con cura le parole, per ottenere il massimo impatto. E aveva fatto una buona scelta.

Per un breve istante il viso di Fred fu pallidissimo, in violento contrasto con il suo abito nero. I suoi occhi e le sue labbra mostrarono l'incredulità più assoluta.

Walton aveva considerato l'immagine mentale che suo fratello aveva di lui… del fratello maggiore, virtuoso, devoto al lavoro duro, gentile con gli animali, e solo un po' molle nel cervello. E, soprattutto, estremamente, incredibilmente onesto.

Fred non si era aspettato che Walton mentisse. E la calma ammissione l'aveva stordito.

— Non hai intenzione di fare come hai detto, allora? — domandò Fred, con voce spenta.

— No.

— Ma ti rendi conto del significato di quello che fai, per quello che riguarda il siero, no? Nel momento in cui uscirò di qui e trasmetterò il tuo rifiuto ai miei superiori, loro cominceranno a fabbricare e a distribuire su scala globale il siero di Lamarre. La pubblicità non sarebbe buona, Roy. E neppure il risultato.

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