Eragon si volse di scatto verso Gil'ead, in allarme. Vide in lontananza un uomo a cavallo che si allontanava in fretta dalla città, galoppando verso l'accampamento.
Mentre il cavaliere si avvicinava, Eragon riconobbe Murtagh, chino sul collo di Tornac. Nessuno pareva inseguirlo, eppure non rallentò l'andatura forsennata. Piombò nel campo e saltò giù dal destriero, sguainando la spada. «Che cosa succede?» chiese Eragon.
Murtagh era sconvolto. «Mi ha seguito qualcuno.
da Gil'ead?»«Non abbiamo visto nessuno.»
«Bene. Fammi prima mangiare, poi ti spiego. Sto morendo di fame.» Afferrò una scodella e divorò la cena di gusto. Dopo i primi rapidi bocconi, disse a bocca piena: «Dormand ha accettato di incontrarci domattina all'alba, fuori Gil'ead. Se sarà sicuro che sei davvero un Cavaliere e che non gli abbiamo teso una trappola, vi accompagnerà dai Varden.»
«Dove dovremmo incontrarci?» chiese Eragon. Murtagh indicò a est. «Su una piccola collina al di là della strada.»
«Adesso mi racconti che cosa è successo?»
Murtagh prese un'altra cucchiaiata dalla scodella. «Niente di straordinario, ma proprio per questo una cosa mortalmente pericolosa: qualcuno che mi conosce mi ha visto per la strada. L'unica cosa che potevo fare era fuggire, Ma era già troppo tardi: mi ha riconosciuto.»
Un evento increscioso, ma Eragon non riusciva a capire fino a che punto pericoloso. «Dato che non conosco questa persona, ti chiedo; lo dirà a qualcuno?»
Murtagh rise amaro. «Se lo
Murtagh scosse il capo. «No, andrete solo voi. Come ho già detto, io dai Varden non vengo.» Eragon lo guardò, addolorato. Voleva che Murtagh restasse; erano diventati amici durante il viaggio, e non sopportava l'idea di separarsi da lui. Fece per protestare, ma Saphira gli diede un corpetto col muso e disse:
Eragon si destò due ore prima dell'alba, col palmo che gli formicolava. Tutto era tranquillo e silenzioso, ma qualcosa lo turbava, come un prurito della mente. Si legò Zar'roc alla cintura e si alzò. Attento a non fare nessun rumore. Saphira lo guardò curiosa, i grandi occhi splendenti.
Saphira fiutò l'aria, sibilò e alzò di poco la testa. Sento odore di cavalli nelle vicinanze, ma non si muovono. Emanano un puzzo disgustoso che non riconosco.
Eragon strisciò accanto a Murtagh e lo chiamò posandogli una mano sulla spalla. Murtagh si svegliò di soprassalto, sfilò un pugnale da sotto le coperte, poi guardò Eragon con aria interrogativa. Eragon gli fece cenno di restare in silenzio e bisbigliò; «Ci sono dei cavalli qui intorno.» Murtagh sguainò la spada senza dire una parola. Si disposero ciascuno su un lato di Saphira, pronti a difendersi. Mentre aspettavano, la stella del mattino sorse a est. Uno scoiattolo squittì. Poi un improvviso ringhio alle spalle fece voltare Eragon di scatto, con la spada alta. Un grosso Urgali era comparso ai bordi del campo, impugnando un piccone dalla punta malevola.
«Brisingr!» ululò Eragon, e lo colpì con la magia. Il muso del mostro si trasformò in una maschera di terrore mentre esplodeva in un lampo di luce azzurra. Il sangue schizzò addosso a Eragon, e una massa scura volò in aria. Alle sue spalle, Saphira lanciò un ululato di allarme e s'impennò, Eragon si voltò. Mentre era occupato con il primo Urgali, un gruppo di mostri gli si era avvicinato di lato.
L'acciaio cozzò con violenza mentre Murtagh attaccava gli Urgali. Eragon cercò di unirsi a lui, ma venne bloccato da altri quattro mostri. Il primo tentò un affondo di spada contro la sua spalla. Eragon schivò il colpo e uccise l'Urgali con la magia. Ne sgozzò un altro con Zar'roc, piroettò su se stesso e ne uccise un terzo colpendolo al cuore. Il quarto gli si avventò contro roteando una pesante mazza.