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Eragon rabbrividì all'idea. Sono troppo stanco per pensare. Qualunque sia il piano di Galbatorix, una cosa è certa: sarà fonte di guai Vorrei soltanto sapere dove si trovano i Varden, per poterli raggiungere, ma non possiamo fare niente senza Dormand. Qualunque cosa facciamo, l'Impero ci troverà.


Non arrenderti, lo incoraggiò lei; poi aggiunse in tono sommesso: anche se probabilmente hai ragione.


Grazie. Eragon guardò Murtagh. «Hai rischiato la vita per salvarmi; ho un debito con te. Non sarei mai riuscito a fuggire da solo.» Ma c'era qualcosa di più profondo tra loro, adesso, un legame forgiato dalla fratellanza in battaglia e temprato dalla lealtà che Murtagh aveva dimostrato. «Sono contento di essermi reso utile. La...» Murtagh non trovò le parole e si strofinò il viso. «La cosa che mi preoccupa di più in questo momento è dove andremo, con tanti uomini a darci la caccia. I soldati di Gil'ead domattina ci cercheranno, e quando avranno trovato le tracce dei cavalli capiranno che non sei volato via con Saphira.»


Eragon assentì, cupo. «Come hai fatto a entrare al castello?»


Murtagh ridacchiò. «Con una lauta mancia, infilandomi nel canale di scolo delle cucine. Disgustoso. Ma il piano non avrebbe funzionato senza Saphira. Lei» si interruppe e si rivolse direttamente alla dragonessa. «tu sei l'unica ragione per cui siamo ancora vivi.»


Eragon le posò una mano sul collo squamoso in un gesto di affetto, e lei rispose con un borbottio grato.


Poi il ragazzo contemplò a lungo il volto dell'elfa, rapito. Si alzò a malincuore. «Dovremmo prepararle un giaciglio.»


Murtagh si alzò in piedi e distese una coperta per l'elfa. Quando ve la deposero, la manica della sua tunica si impigliò in un ramo e si strappò. Eragon fece per accostare i lembi dello strappo quando si fermò inorridito.


Il braccio dell'elfa era coperto di lividi e tagli: alcuni vecchi, già in via di guarigione, altri ancora freschi e sanguinanti. Eragon scosse il capo con rabbia e le sollevò ancora di più la manica. Le ferite arrivavano fin sopra la spalla. Con dita tremanti, slegò i lacci della camicia chiusa sulla schiena, temendo ciò che avrebbe potuto trovare.


Quando la pelle della tunica si aprì, Murtagh lanciò un'imprecazione. La schiena dell'elfa era forte e muscolosa, ma coperta di cicatrici che rendevano la sua pelle simile a uno strato di fango secco percorso da crepe. Era stata frustata senza pietà e marchiata con tenaglie arroventate. Dove la pelle era ancora intatta, era violacea e nera per i colpi ricevuti. Sulla spalla sinistra c'era un tatuaggio fatto con inchiostro indaco. Era lo stesso simbolo inciso sullo zaffiro dell'anello di Brom. Eragon giurò a se stesso che avrebbe ucciso chiunque si fosse reso responsabile di quelle torture. «Puoi guarirla?» gli chiese Murtagh.


«lo... non lo so» rispose Eragon, e respinse a fatica un improvviso senso di nausea. «Le ferite sono così tante.»


Eragon! intervenne Saphira. È un'elfa. Non puoi permettere che muoia. Stanco o no, affamato o no, devi salvarla. Unirò le mie forze alle tue, ma sarai tu a evocare la magia,

Si.. hai ragione, mormorò, incapace di staccare gli occhi dall'elfa. Determinato, si tolse i guanti e disse a Murtagh: «Ci vorrà del tempo. Puoi procurarmi del cibo? E fai bollire qualche straccio per bendarla; non posso guarire tutte le ferite.»


«Non è il caso di accendere il fuoco, potrebbero vederci» obiettò Murtagh. «Dovrai usare stracci non lavati, e il cibo sarà freddo.» Eragon fece una smorfia, ma annuì. Mentre posava con delicatezza una. mano sulla schiena dell'elfa, Saphira si accovacciò accanto a lui, gli occhi scintillanti fissi sulla fanciulla. Eragon inspirò a fondo, poi richiamò il potere magico e si mise all'opera.


Pronunciò le antiche parole: «WaIse heill!» Sotto il suo palmo la bruciatura tremolò, e su di essa si formò uno strato di nuova pelle. intatta, che si richiuse senza lasciare alcuna cicatrice. Tralasciò lividi e ferite non gravi, perché guarirli tutti. gli avrebbe consumato tutta l'energia. necessaria a curare quelli più gravi. Mentre lavorava, si meravigliò che l'elfa fosse ancora viva; era stata sottoposta a ripetute torture che l'avevano portata sull'orlo della morte con una precisione agghiacciante.


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