Eragon si dondolò sui talloni. Far piovere andava ben oltre le sue capacità, e sospettava che nemmeno il più forte dei Cavalieri l'avesse mai fatto. Spostare una tale massa d'aria equivaleva a muovere una montagna. Aveva bisogno di una soluzione che non gli esaurisse tutte le energie. Chissà se è possibile trasformare la sabbia in acqua. Questo risolverebbe i nostri problemi, purché non richieda troppa fatica.
«Ho un'idea» disse. «Lasciami fare un esperimento, e poi ti darò una risposta.» Eragon si allontanò dal campo, e Saphira lo seguì.
Che cos'hai in mente?
gli chiese.
«Non lo so» borbottò lui. Saphira, tu saresti in grado di trasportare acqua per tutti noi?
La dragonessa fece di no con l'enorme testa. Non potrei mai sollevare tutto quel peso, men che meno volare trasportandolo.
Peccato.
Eragon s'inginocchiò e raccolse una pietra con un incavo abbastanza grande da contenere qualche sorso d'acqua. Compresse una manciata di terra nell'incavo e lo studiò, pensoso.Ecco che veniva il difficile. In qualche modo doveva trasformare la terra in acqua. Ma quali parole devo usare? Riflette per qualche istante, poi ne scelse due, con la speranza che funzionassero. La magia del ghiaccio gli riverberò in tutto il corpo mentre infrangeva la familiare barriera e ordinava: «Deloi moi!»
La terra cominciò all'istante ad assorbire la sua energia a un ritmo vertiginoso. La mente di Eragon tornò agli ammonimenti di Brom: c'erano imprese che gli avrebbero consumato tutta l'energia fino a portarlo alla morte. Si sentì afferrare lo stomaco dalla morsa del panico. Cercò di annullare la magia, ma non ci riuscì. Era legata a lui finché non avesse portato a termine il compito o non fosse morto. Non potè far altro che restare immobile, diventando sempre più debole, di minuto in minuto. Proprio mentre era ormai convinto che sarebbe morto lì inginocchiato, il terriccio tremolò e si trasformò in una quantità d'acqua tanto piccola da entrare in un ditale. Sollevato, Eragon si sedette, respirando a fatica. Il cuore gli batteva furioso, e aveva le viscere dilaniate dalla fame. Che cosa è successo?
gli chiese Saphira.
Eragon scosse il capo, ancora sconvolto per la rapida e violenta diminuzione delle forze. Era lieto di non aver provato a trasformare qualcosa di più grande. Questo... questo non funziona,
disse. Non sono riuscito nemmeno a procurarmi da bere.
Dovresti essere più cauto
, lo rimproverò Saphira. La magìa può produrre risultati inattesi quando si combinano le antiche parole in nuovi modi.
Lui la fulminò con un'occhiata. Lo so, ma era l'unico modo per mettere alla prova la mia idea
. Non volevo aspettare di scoprirlo quando eravamo già nel deserto! Ma poi si rese conto che lei voleva soltanto aiutarlo. Come hai fatto a trasformare la tomba di Brom in diamante senza restare uccisa? Io ho rischiato dì morire solo per aver trasformato un mucchietto di terra.
Non so come ho fatto,
replicò lei, serafica. È successo e basta.
Potresti farlo di nuovo, questa volta con l'acqua?
Eragon, disse lei guardandolo dritto negli occhi. Io non ho più controllo sui miei poteri di quanto ne abbia un ragno. Cose come quella succedono che io lo voglia o meno. Brom ti ha detto che succedono cose strane intorno ai draghi. Ha detto la verità. Ma non ti ha dato spiegazioni, e nemmeno io le possiedo. A volte posso provocare dei cambiamenti d'istinto, senza quasi pensarci. Ma quasi sempre, come adesso, sono impotente come Fiammabianca.
Tu non sei mai impotente,
disse lui con dolcezza, accarezzandole il collo,.Per lunghi minuti rimasero in silenzio. Eragon ricordò la tomba che aveva fatto, e Brom che vi giaceva. Poteva ancora vedere l'arenaria che si richiudeva sul volto del vecchio. «Almeno gli abbiamo dato una degna sepoltura» mormorò.