Prese a giocherellare distrattamente con le dita nella terra, disegnando dei solchi. Due solchi formavano una valle in miniatura, e così aggiunse delle montagne intorno. Con l'unghia grattò un fiume che scorreva nella valle, e poi scavò ancora perché non gli parve abbastanza profondo. Aggiunse qualche altro dettaglio finché non si ritrovò a contemplare una discreta riproduzione della Valle Palancar. Un nodo di nostalgia gli si formò in gola, e cancellò la valle con un gesto. Non voglio parlarne,
borbottò arrabbiato, anticipando le domande di Saphira. Incrociò le braccia, lo sguardo furente fisso a terra. Controvoglia, con la coda dell'occhio tornò a guardare dove aveva scavato la terra. Raddrizzò la schiena di colpo, sorpreso. Sebbene il terreno fosse asciutto, il solco che aveva tracciato era ricoperto di umidità. Incuriosito, scavò altra terra e trovò uno strato umido a pochi pollici dalla superficie. «Guarda!» esclamò, eccitato.
Saphira abbassò il muso per osservare la sua scoperta. E questo ci aiuta? L'acqua nel deserto sarà a una tale profondità che dovremo scavare per settimane prima di trovarla.
Già
, disse Eragon con passione, ma l'importante è che ci sia. Guarda! Scavò ancora, poi evocò la magia. Invece di trasformare la terra in acqua, si limitò a chiamare a raccolta l'umidità già presente nel suolo. Con un debole mormorio, l'acqua si riversò nel buco. Eragon sorrise e ne bevve un sorso dalle mani chiuse a coppa. Il liquido era fresco e puro, perfetto da bere. Capisci? Possiamo averne quanta ne vogliamo.
Saphira annusò la pozza d'acqua. Qui sì. Ma nel deserto? Può darsi che non ce ne sia abbastanza da farla affiorare.
Funzionerà
, la rassicurò lui. Mi basta chiamare l'acqua, un compito non troppo diffìcile. Purché lo faccia piano, le mie forze reggeranno. Anche se dovessi attirare l'acqua da cinquanta passi dì profondità, non sarà un problema. Ci sarai tu ad aiutarmi.
Saphira lo guardò dubbiosa. Sei sicuro? Pensaci bene, perché se ti sbagli, ci costerà la vita.
Eragon esitò, poi dichiarò risoluto: Sono sicuro.
Allora dillo a Murtagh. Resterò io di guardia mentre voi dormite.
Ma anche tu sei rimasta sveglia tutta la notte come noi,
protestò il ragazzo. Dovresti riposare. Starò bene... sono più forte di quanto pensi, disse lei. Le sue squame crepitarono quando si rannicchiò, lo sguardo vigile rivolto a nord, verso i loro inseguitori. Eragon l'abbracciò, e lei rispose con un mormorio profondo che le fece vibrare i fianchi. Vai.
Lui indugiò ancora qualche istante, poi tornò da Murtagh, che gli chiese: «Allora? Si va a fare questa gita nel deserto?»
«Sì» rispose Eragon. Si abbandonò sulle coperte e gli spiegò quello che aveva scoperto. Quando ebbe finito, si voltò verso l'elfa. Il suo viso fu l'ultima cosa che vide prima di addormentarsi.
IL FIUME RAMR
S
i alzarono a malincuore prima dell'alba, sotto un cielo ancora grigio, Eragon rabbrividì nell'aria fredda. «Come facciamo a trasportare l'elfa? Non può continuare a cavalcare Saphira, perché alla lunga le verrebbero le piaghe, per via delle squame, Saphira non può
reggerla fra le zampe: si stanca troppo e rende difficile l'atterraggio. Una slitta non va bene: finirebbe in pezzi a furia di sbatacchiare dietro i cavalli, e poi il peso di un'altra persona li rallenterebbe.»
Murtagh riflette mentre sellava Tornac. «Se montassi tu Saphira, potremmo legare l'elfa su Fiammabianca.. ma ci sarebbe lo stesso il problema delle piaghe.»
Ho la soluzione
, intervenne Saphira. Perché non mi legate l'elfa alla pancia? Così potrò muovermi liberamente, e lei sarà più al sicuro che in qualunque altro posto. L'unico pericolo è se i soldati mi scagliano contro le frecce, ma posso prendere quota facilmente per evitarle.