L'imbrunire li trovò sfiniti e assonnati, ma decisi a pro-seguire. Mentre si preparavano a partire, Saphira fece notare a Eragon:
«Che c'è?» chiese Murtagh, che stava preparando Tornac.
«L'elfa» disse Eragon, guardandola. «Saphira è preoccupata perché non si è svegliata e non ha mangiato nulla; anch'io sono in pensiero. Le ho guarito le ferite, almeno quelle in superficie, ma non sembra che sia migliorata.»
«Forse lo Spettro le ha manipolato la mente» suggerì Murtagh.
«Allora dobbiamo aiutarla.»
Murtagh s'inginocchiò accanto alla donna. La guardò con attenzione, poi scosse il capo e si alzò. «A me sembra che stia solo dormendo, come se potessi svegliarla con una parola o con un gesto. Eppure continua a dormire. Può darsi che il coma sia qualcosa che gli elfi possono provocare per sottrarsi al dolore,. ma se è così, perché non si risveglia? Non c'è più pericolo per lei.» «Ma lei lo sa?» osservò Eragon in tono sommesso. Murtagh gli posò una mano sulla spalla. «Per ora non possiamo far niente. Dobbiamo andarcene subito, o rischiamo di perdere il vantaggio. Potrai occupartene più tardi, quando ci fermeremo.»
«Ancora una cosa» disse Eragon. Inzuppò uno straccio di acqua e poi lo strizzò sulle labbra dell'elfa, per farle arrivare qualche goccia. Ripetè l'operazione più volte, poi le tamponò la fronte e le sopracciglia oblique, sentendosi stranamente protettivo.
Proseguirono attraverso le colline, evitando di salire sul crinale per paura di essere individuati dalle sentinelle. Saphira restò con loro sul terreno per la stessa ragione. Malgrado la sua mole, era agile e silenziosa; si udiva soltanto il lieve raspare della coda sul terreno, simile al movimento di un grosso serpente azzurro.
Il cielo cominciò a rischiararsi a est. Aiedail, la stella del mattino, comparve mentre raggiungevano il margine coperto di arbusti di una riva scoscesa. L'acqua rumoreggiava di sotto mentre si frangeva sui massi e sciabordava contro i rami.
«Il Ramr!» esclamò Eragon. Murtagh annuì. «Sì! Dobbiamo trovare un punto dove guadare.»
La dragonessa scese lungo l'argine.
Eragon la seguì, conducendo Fiammabianca. L'
argine terminava bruscamente sul Ramr. Il fiume scorreva nero e turbinoso. Una nebbiolina biancastra si levava dall'acqua, come sangue che fuma in un giorno d'inverno. Era impossibile scorgere l'altra sponda. Murtagh gettò un ramo nel corso d'acqua e lo guardò correre via, trascinato dalla corrente impetuosa,«Quanto credi che sia profondo qui?» domandò Eragon,
«Non lo so» disse Murtagh, con una sfumatura di tensione nella voce. «Potresti stabilire quanto è largo con la magia?»
«Non credo, non senza illuminare questo posto come un faro.»
Sollevando un improvviso mulinello d'aria, Saphira si alzò in volo e sorvolò il Ramr. Dopo qualche minuto disse: