Slegarono l'elfa dal ventre di Saphira, mangiarono e poi si distesero all'ombra di una duna per un breve riposo. Mentre Eragon si sistemava sulla sabbia, Saphira si accucciò accanto a lui e distese le grandi ali su di loro.
Eragon chiuse gli occhi.
Dormirono quel tanto che bastò loro a schiarirsi la mente e far riposare i cavalli. Non si vedevano soldati in lontananza, ma non per questo si concessero di rallentare il ritmo di marcia. Sapevano che l'Impero avrebbe continuato a cercarli finché non si fossero trovati molto oltre il raggio d'azione del re. Eragon disse: «I messaggeri devono aver portato a Galbatorix la notizia della mia fuga, e lui avrà già avvertito i Ra'zac. Ormai saranno di sicuro sulle nostre tracce.
Occorrerà loro del tempo per trovarci, anche volando, ma dobbiamo tenerci pronti a qualsiasi evenienza.»
«Speriamo davvero» disse Eragon osservando l'elfa. Le sue condizioni erano immutate; ancora non reagiva alle sue cure. «Ma in questo momento non mi sento di riporre fiducia nella fortuna. I Ra'zac potrebbero essere sulle nostre tracce anche in questo momento.»
Al tramonto raggiunsero le alture rocciose che la mattina avevano visto da lontano. Le rupi imponenti torreggiavano su di loro, proiettando ombre sottili. Attorno non c'erano dune per un raggio di mezzo miglio. Il calore aggredì Eragon come un colpo di maglio quando smontò da Fiammabianca e posò i piedi sul terreno arido e screpolato. Aveva nuca e viso bruciati; la sua pelle era bollente.
Dopo aver legato i cavalli dove potevano ruminare quel poco di erba che c'era, Murtagh accese un piccolo falò. «Quante miglia credi che abbiamo percorso?» chiese Eragon slegando l'elfa. «Non lo so!» sbottò Murtagh. Anche lui aveva la pelle arrossata, e gli occhi iniettati di sangue. Prese una pentola e lanciò un'imprecazione. «Non abbiamo abbastanza acqua. E i cavalli devono bere.»
Eragon si sentiva irritato quanto lui per il caldo e l'arsura, ma non perse il controllo. «Portami i cavalli.» Saphira scavò una buca per lui con i poderosi artigli; Eragon chiuse gli occhi e pronunciò l'incantesimo. Sebbene il terreno fosse arido, conteneva abbastanza umidità da nutrire la scarsa vegetazione e il ragazzo riuscì a riempire d'acqua la buca più di una volta.
Murtagh colmò gli otri via via che l'acqua si raccoglieva nella buca, poi si fece da parte per lasciar bere i cavalli. Gli animali assetati bevvero a barili. A Eragon toccò cercare l'acqua più in profondità per soddisfarli, e lo sforzo lo lasciò quasi senza più energie. Quando i cavalli furono satolli, disse a Saphira: