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Malgrado i suoi sforzi di rispettare l'intimità dell'elfa, Eragon non potè fare a meno di notare che il suo corpo martoriato era bellissimo. Era esausto e non si soffermò a lungo, anche se le sue orecchie si fecero rosse più di una volta. Sperò con tutto il cuore che Saphira non si accorgesse di quello che stava pensando.


Lavorò per tutta la mattina, facendo solo qualche breve pausa per bere e mangiare, allo scopo di recuperare le energie perse con il digiuno, la fuga e ora la guarigione dell'elfa. Saphira rimase al suo fianco, infondendogli più forza possibile. Il sole era alto nel cielo quando finalmente Eragon si alzò, gemendo per i muscoli indolenziti. Le sue mani erano grigie e i suoi occhi asciutti e sabbiosi. Si avvicinò barcollando alle bisacce e bevve un lungo sorso dall'otre del vino. «È finita?» gli chiese Murtagh.


Eragon annuì, tremante. Non aveva la forza di parlare. Il campo gli girava intorno; si sentì quasi svenire. Hai fatto un bel lavoro, lo rincuorò Saphira.


«Ce la farà?» chiese ancora Murtagh.


«Non... non lo so» balbettò Eragon con un filo di voce. «Gli elfi sono forti, ma nemmeno loro possono sopportare una violenza simile senza conseguenze. Se sapessi di più sulla magia guaritrice, potrei rianimarla, ma...» Fece un gesto d'impotenza. La mano gli tremava tanto che versò qualche goccia di vino. Un altro sorso lo aiutò a riprendersi. «Sarà meglio rimetterci in marcia.» «No! Devi dormire» protestò Murtagh.


«Posso... posso dormire in sella. Non possiamo permetterci di restare qui, non con i soldati così vicini.»


Murtagh si arrese a malincuore. «In questo caso guiderò io Fiammabianca, mentre tu riposi.» Sellarono i cavalli, legarono l'elfa su Saphira e abbandonarono il campo, Eragon mangiò mentre cavalcava, per recuperare un po' d'energia; poi si abbandonò sul collo di Fiammabianca e chiuse gli occhi.

ACQUA DALLA SABBIA

Q

uando si fermarono per la notte, Eragon non si sentiva affatto meglio. Anzi: il suo umore era peggiorato. Avevano trascorso gran parte della giornata a compiere tortuose manovre nel tentativo di seminare i soldati, che stavano usando anche i cani per rintracciarli. Smontò da

Fiammabianca e chiese a Saphira: Come sta?


Non peggio di prima. Si è mossa qualche volta, nient'altro, Saphira si accucciò a terra per consentirgli di slegare l'elfa, dalla sella. Per un momento le morbide curve della fanciulla premettero contro il corpo di Eragon. Il ragazzo si affrettò a distenderla.


Lui e Murtagh consumarono una cena leggera. Era una fatica immane, combattere il sonno che minacciava di sorprenderli a ogni istante. Finito di mangiare, Murtagh disse: «Non possiamo continuare di questo passo; non abbiamo guadagnato terreno sui soldati. Entro un giorno o due ci raggiungeranno.»


«Che cos'altro possiamo fare?» sbottò Eragon. «Se fossimo solo noi due e tu fossi disposto a lasciare Tornac, Saphira potrebbe trasportarci. Ma con l'elfa? Impossibile.»


Murtagh lo guardò intensamente. «Se vuoi andartene per conto tuo, non te lo impedirò. Non posso aspettarmi che tu e Saphira rischiate di essere catturati.»


«Non m'insultare» borbottò Eragon. «L'unica ragione per cui, sono libero sei tu. Non ho alcuna intenzione di abbandonarti nelle mani dell'Impero. Bel ringraziamento sarebbe!»


Murtagh chinò il capo. «Le tue parole mi confortano.» Fece una pausa. «Ma non risolvono il nostro problema.»


«Che cosa potrebbe farlo?» fece Eragon. Indicò l'elfa. «Vorrei che ci dicesse dove sono gli elfi; forse potremmo cercare asilo da loro.»


«Considerando quanto ci tengono a restare nascosti, dubito che lei ti rivelerebbe dove si trovano. E se anche lo facesse, quelli della sua razza potrebbero non accoglierci a braccia aperte. Gli ultimi Cavalieri con cui hanno avuto contatti sono stati Galbatorix e i Rinnegati. Non credo che ne serbino un bel ricordo. E io non possiedo nemmeno il dubbio onore di essere un Cavaliere come te. No, non credo che mi accetterebbero.»


Sì, invece, disse Saphira in tono sicuro, spostando le ali in una posizione più comoda. Eragon si strinse nelle spalle. «Anche se fossero disposti a proteggerci, comunque non sappiamo come trovarli, ed è impossibile chiederlo all'elfa finché non riprende i sensi. Dobbiamo fuggire, ma da che parte? Nord, sud, est, ovest?»


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