Eragon fece una smorfia mentre l'indagine scavava più a fondo, cercando informazioni, come un chiodo infilato nel suo cranio. L'uomo calvo trovò i suoi ricordi d'infanzia e prese a sfogliarli.
Eragon cercò di concentrarsi, nonostante il dolore. Ripercorse rapido tutti i suoi ricordi, da quando aveva trovato l'uovo di Saphira. Nascose parti delle sue conversazioni con Brom, comprese le parole antiche che il vecchio gli aveva insegnato, mentre lasciò intatti i ricordi dei viaggi attraverso la Valle Palancar, Yazuac. Daret e Teirm. Chiese però a Saphira di nascondere tutto ciò che ricordava di Angela l'indovina e di Solembum. Saltò dal furto commesso nella fortezza di Teirm alla morte di Brom, dalla prigionia a Gil'ead alla rivelazione di Murtagh della propria vera identità. Eragon avrebbe voluto nascondere anche quella, ma Saphira si rifiutò.
Nascosta l'informazione più importante, Eragon non potè far altro che aspettare che l'uomo calvo portasse a termine la sua ispezione. Era come restare immobile mentre ti vengono strappate le unghie con una pinza arrugginita. Il suo corpo era rigido, la mascella serrata. La stia pelle emanava un forte calore e un rivolo di sudore gli colava dietro il collo. Sentiva ogni secondo, e i minuti passavano con esasperante lentezza.
Il calvo si aggirava pigramente fra le sue esperienze, come un rampicante spinoso che si fa strada verso il sole. Prestava attenzione a molte cose che Eragon considerava irrilevanti, come sua madre, Selena, e parve indugiarvi di proposito, per prolungare la sofferenza. Passò molto tempo a sfogliare i ricordi dei Ra'zac e poi dello Spettro. Soltanto quando ebbe scandagliato tutte le avventure di Eragon, l'uomo calvo cominciò a ritirarsi dalla sua mente.
Quando ne uscì, a Eragon parve che gli sfilassero una scheggia dal cervello. Rabbrividì, vacillò e si accasciò a terra. Un paio di braccia robuste lo afferrarono un istante prima che toccasse il pavimento, adagiandolo con delicatezza sul freddo marmo. Sentì Orik che esclamava alle sue spalle: «Hai esagerato! Non era abbastanza forte per questo.»
«Sopravviverà, ed è questo che conta» rispose gelido l'uomo calvo.
Il nano sbuffò, seccato, poi chiese: «Cos'hai trovato?»
Silenzio.
«Allora, ci possiamo fidare o no?»
Le parole giunsero stentate. «Lui... non è vostro nemico.» In tutta la stanza echeggiarono sospiri di sollievo.
Eragon socchiuse le palpebre tremanti e provò ad alzarsi di scatto. «Sta' calmo» disse Orik, e gli cinse le spalle con un braccio per aiutarlo a mettersi in piedi. Eragon ondeggiò incerto sulle gambe, guardando in tralice l'uomo calvo, Saphira emise un sordo brontolio di gola.
L'uomo calvo li ignorò. Si rivolse a Murtagh, che era ancora sotto la minaccia della spada. «Adesso tocca a te.»
Murtagh si irrigidì e scosse il capo. La spada gli graffiò il collo e un rivoletto di sangue gli macchiò la pelle. «No.»
«Non ti proteggeremo, se ti rifiuti.»
«Eragon è stato dichiarato degno di fiducia, perciò non puoi influenzarmi minacciando di ucciderlo. Capisci bene che qualunque cosa tu dica o faccia, non servirà a costringermi ad aprire la mente.» L'uomo calvo arricciò le labbra e inarcò quello che sarebbe stato un sopracciglio, se ne avesse avuto uno. «E la tua vita? Posso sempre minacciare quella.»
«Mi è del tutto indifferente» rispose Murtagh ostinato, con una tale forza nella voce da non lasciare ombra di dubbio sulla sua sincerità.
L'uomo calvo esplose. «Non hai scelta!» Si avvicinò a Murtagh e gli posò il palmo sulla fronte, premendo le dita aperte per tenergli ferma la testa. Murtagh si irrigidì, il volto duro come il ferro, i pugni stretti, i muscoli del collo gonfi. Era chiaro che si stava opponendo all'attacco con tutte le sue forze. L'uomo calvo scoprì i denti per la rabbia e la delusione; le sue dita affondarono senza pietà nella carne di Murtagh.
Eragon prese ad agitarsi, ben conoscendo la lotta che si svolgeva fra i due.