Gli porsi un pezzo di tunica. Lui ne fece un tampone e lo sistemò sulla ferita, usando per fissarlo i pezzi splendidamente ricamati della tunica indigena e la mia camicia di denim.
Un insetto mi pizzicò sulla spalla nuda. Gli diedi una pacca.
— Della legna — disse Derek. — C’è un albero… immagino che lo si possa definire così… caduto e secco non lontano da qui. Andiamo.
Ci inoltrammo nel boschetto buio. Derek trovò il suo pezzo di erba enorme: un enorme gambo caduto. Giaceva al suolo nel chiarore lunare. Sopra vi cresceva qualcosa di simile a un fungo. Somigliava al corallo, delicato e intricato. Ramoscelli pallidi si dividevano e dividevano ancora. O erano traslucidi o rifulgevano di luce propria, non avrei saputo dirlo. Ma la cosa aveva un tenue splendore. Restai a fissarla. Un altro insetto mi morsicò, questa volta sul braccio. — Sbrighiamoci — dissi.
Raccogliemmo legna e la riportammo all’accampamento. Derek riattizzò il fuoco, e quando questo ebbe ripreso ad ardere, gli controllai gli occhi. Le pupille avevano la stessa larghezza. Non c’era commozione cerebrale.
Tornai dall’oracolo. — Come sta?
— Il battito del suo cuore è rallentato, ma non mi piace il modo in cui respira. La sorella di mia madre faceva un rumore così quando aveva la malattia della tosse. Non è sopravvissuta.
Ascoltai. L’oracolo aveva ragione. Inahooli sembrava congestionata, come se avesse un brutto raffreddore o una polmonite.
— Mi ha detto che aveva freddo — spiegò l’oracolo. — Le ho messo addosso il mantello di Nia.
Derek parlò in inglese. — Se non ce la fa, ricordati che è stata legittima difesa.
— L’avrei dovuta colpire sulla testa o con un calcio. Avrei dovuto distrarla e dare all’oracolo la possibilità di liberarsi. Hai idea di ciò che farà al mio karma?
— Ve l’ho già detto prima — protestò l’oracolo. — Parlate una lingua che io possa capire.
— Questa cosa porterà sventura — dissi. — Fare questo, far del male a un’altra persona, è agire come un animale, senza ragione né compassione. Le persone, quelle autentiche, non si fanno del male.
— Credi davvero a ciò che dici? — domandò Derek. — E in questo caso, che ne pensi dell’uomo nel canyon? È morto e, da quanto ho sentito dire, hai contribuito.
— Non avevo intenzione di ucciderlo, e non gli ho dato io il colpo mortale. È stata Nia. Non so che cosa le fosse passato per la mente. In ogni caso, quello è un problema suo, non mio. Io cerco di non imporre il mio sistema di etica sugli individui che studio. In questo caso… — esitai. — Ho conficcato io la lama. Quindi è un problema mio e del mio karma. E non sono del tutto sicura di ciò che intendevo fare. Forse volevo uccidere Inahooli. Non che mi aspettassi di diventare un Buddha, ma pensavo che avrei agito meglio di così.
— Che cos’è un Buddha? — domandò l’oracolo.
— Una persona che capisce ciò che sta accadendo. O forse una persona che non capisce ciò che sta succedendo e non se ne cura.
— Questo non ha senso.
Inahooli gemette e si mosse in modo irrequieto. Aprì gli occhi, ma non ci guardò. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto.
Derek si protese in avanti. — Inahooli? Riesci a sentire quello che dico?
Lei guardò verso di me. — Pensavo che all’arrivo dell’autunno sarei stata una donna importante.
— Perché sei tornata?
Lei mosse leggermente la testa e i suoi occhi incontrarono quelli di Derek. — Pensavate che vi avessi creduto? Quelle storie assurde? Sapevo che eravate dei demoni.
Dissi: — Significa che stavi fingendo? La storia della sciamana era una menzogna?
— Uno stratagemma. — Tirò indietro le labbra, esponendo i denti. Non era un sorriso. — Siete demoni molto stupidi. — Tacque un momento, inspirò ed espirò, poi socchiuse gli occhi. — Il dolore è terribile. — Guardò l’oracolo. — Sopravviverò?
— Non lo so.
Lei batté le palpebre. —
— Che cosa ti aspetti quando arrivi strisciando, balzi addosso alle persone nell’oscurità e cerchi di far loro del male? Quale spirito approverà un comportamento come questo?
— Ero furiosa.
L’oracolo aggrottò la fronte. — Non ci sono scuse. Quando mi arrabbio, io lancio sassi o salto su e giù e grido o, se sono molto arrabbiato, compongo una canzone cattiva e la canto più forte che posso. Questo è il modo giusto di infuriarsi. Non è corretto scaraventare qua e là le persone. Soltanto gli uomini pazzi lo fanno.
— Ho provato a gridare e a saltare su e giù. Non è servito a niente. C’era troppa collera. — Inahooli si accigliò. — Era come se avessi dentro di me il lago di fango bollente, che si agitava ed esplodeva.
Derek disse in inglese: — Bicarbonato di sodio.
— Sta’ zitto — ribattei.
— Non riuscivo a sopportare la collera. Dovevo fare qualcosa di grosso. — Chiuse gli occhi per un momento, poi li riaprì. — Non voglio parlare più. Fa male. È una fatica troppo grande. — Chiuse nuovamente gli occhi.