Читаем Un milione di domani полностью

— Oh! — Carewe decise che non voleva saperne altro. Respirò a fondo quell’aria che sapeva di plastica e si mise a guardare fuori. L’aereo cominciava a muoversi.

— Lei ha fatto dieci anni di galera per avere disattivato il figlio, e da allora fa un volo su questa linea ogni primavera, regolarmente.

— Che storia macabra.

— Dicono che cerchi di rivivere il passato, oppure di ammazzarsi come il marito, ma io non ci credo. Probabilmente ha affari da sbrigare. Le donne non stanno a piangere per tanto tempo.

L’aereo raggiunse il centro del campo tubolare, e il rombo del motore crebbe d’intensità. Era il momento che Carewe detestava maggiormente: il velivolo iniziava la salita in verticale, e in caso di guasto ai motori non c’era né il tempo né la velocità sufficiente per salvarsi. Cercò di distogliere la mente dai pericoli del volo. — Non vi ho sentito — disse. — I motori.

— Ho detto che le donne non cullano rimpianti per tanto tempo.

— Cioè?

— La stima massima di cui ho sentito parlare è trent’anni. Ci credereste?

Carewe scosse la testa, ripensò all’acciaio logoro della fibbia. Il metallo non poteva essersi rovinato così tanto in trent’anni: L’aereo si lanciò verso l’alto, procedendo a strattoni; Carewe afferrò i braccioli della poltrona e si chiese se per caso non fosse quello l’anno destinato a soddisfare i desideri della signora Denier.

7

Era quasi sera quando la navicella delle Nazioniunì, partita da Kinshasa e diretta a nord in volo quasi balistico, passò sopra la città di Nouvelle Anvers e fece rotta verso una radura nella foresta.

Qualche ora prima, sull’aereo di linea da Lisbona, Carewe era rimasto a guardare, speranzoso, i pochi alberi e arbusti sparsi che conferivano un aspetto bucolico alla savana, a nord. Aveva solo un’idea vaghissima di dove si trovasse la squadra Primitivi con cui la Farma era in contatto, e se la base fosse stata in quella savana, che gli sembrava una sorta di parco naturale, i mesi a venire potevano essere accettabili, persino piacevoli. Ma le caratteristiche del paesaggio erano gradualmente cambiate. Adesso la navicella volava al di sopra di una foresta di sempreverdi che sembrava in grado di ingoiare, senza lasciarne traccia, ogni essere umano in generale, e Carewe in particolare. Il suo stato d’animo s’incupì, si sentiva più teso, quasi disperato. Avrebbe dovuto rinunciare all’idea pazzesca, melodrammatica di unirsi a una squadra Primitivi il mattino stesso in cui aveva rotto con Athene. Il servizio in quelle squadre era esclusivamente su basi di volontariato. Il fatto di non partire avrebbe lasciato Athene ancora più indifferente della decisione di andare in Africa. Era tipico del carattere di Carewe piegarsi in situazioni che esigevano risolutezza, e invece assumere una rigidità illogica quando il buonsenso gli suggeriva di seguire la direzione del vento.

Mentre la nave scendeva nell’aria tranquilla e giallastra, Carewe notò, pochi chilometri a nord, un temporale stranamente localizzato. Prima che gli alberi si alzassero di colpo dal terreno, bloccandogli la visuale, ebbe il tempo di frugare con gli occhi il cielo più in alto e di scoprire lo scintillio impalpabile dei campi di controllo meteorologico. La nave atterrò all’interno della radura. I motori si spensero. Lui slacciò la cintura di sicurezza, si alzò e seguì fino all’uscita gli altri quattro passeggeri, tutti attivi barbuti e taciturni. I quattro scesero sull’erba. Ad attenderli c’era un veicolo che ripartì subito verso un’apertura tra gli alberi. Carewe si sentì completamente perso. Stava guardando fuori dal portello, incerto, assaporando quell’aria umida e aliena, quando il pilota spuntò dalla cabina di guida. Era una donna, una bionda robusta che indossava l’uniforme delle Nazioniunì. Guardò Carewe con una simpatia dolce di cui lui le fu profondamente grato.

Carewe indicò con la testa la fila d’alberi. — Sapete dirmi dove trovo il più vicino avamposto di civiltà?

— Di che ditta siete? Della Farma? — Dall’accento, la ragazza sembrava australiana o inglese.

— Della Farma — rispose lui, e il suono di quel nome familiare in un ambiente estraneo lo rassicurò un poco.

— Allora non preoccupatevi. Adesso arrivano. Ho portato provviste per loro. Prendetevela calma, per adesso. L’umidità, qui, riduce a pezzi in fretta. — La ragazza diede un’occhiata alla faccia glabra di Carewe, poi si tolse la camicia. Apparve un petto leggermente muscoloso ma molto femminile. — La settimana prossima mi sbattono nel Nord Europa, così cercherò di fare scorta di vitamine D, già che ci sono. — Gettò la camicia su un sedile e andò ad accomodarsi sugli scalini della navicella. Respirava a fondo, come per esporre il più possibile il seno al sole.

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