Alcune non erano più grandi di una capocchia di spillo. Quella che intendiamo usare noi è grande quanto un pallone da calcio.»
La Varley spiegò i piani costruttivi sul tavolo del direttore.
«Questo modello fu progettato appositamente per l’impiego sottomarino nel 2045… strano che voi non abbiate i piani. Abbiamo trovato il progetto completo nella Banca Dati Tecnici, e ci siamo limitati a introdurlo nel replicatore. Il primo esemplare prodotto non funzionava, e ancora non abbiamo capito perché. Ma il secondo funziona benissimo.
«Questi sono i generatori acustici. La frequenza è di dieci megahertz, così che la risoluzione dell’immagine è di circa un millimetro. Come immagine video non è un gran che, naturalmente, ma è quanto ci basta.
«Un processore invia un impulso che viene utilizzato per visualizzare un ologramma acustico di tutto ciò che si muove in un raggio di venti o trenta metri. L’impulso viene trasmesso direzionalmente sulla banda dei duecento kilohertz a una boa che galleggia in superficie, la quale lo ritrasmette alla base. Ci vogliono circa dieci secondi perché l’immagine appaia sullo schermo; dopo di che, il processore invia un altro impulso.
«Se nell’ambiente circostante nulla è cambiato, la palla spia manda un segnale nullo. Ma non appena cambia qualcosa trasmette la nuova informazione, così che sullo schermo appare la nuova immagine.
«Si finisce per disporre, in poche parole, di un’istantanea ogni dieci secondi; quanto basta nella maggior parte dei casi. Certo che, se la situazione cambia molto velocemente, le immagini appariranno sfocate e saltellanti. Però non si può avere tutto; la palla spia funziona in ogni condizione ambientale, anche nell’oscurità più completa. Inoltre è difficile individuarla, ed è molto economica.»
Il direttore era
«Un aggeggio ben congegnato… magari potrebbe anche essere di una certa utilità nel nostro campo. Le sarebbe possibile farci avere i piani costruttivi, e magari anche qualche altra palla spia funzionante?»
«I piani costruttivi di sicuro, e vedrò anche che siano interfacciati correttamente con il vostro replicatore, così che possiate produrre tutti i congegni che vi servono. Ma
«Dopo di che, resteremo a vedere cosa succede.»
45. Esca
L’immagine era granulosa e difficile da interpretare anche ricorrendo ai falsi colori per mostrare certi particolari che all’occhio umano sarebbero altrimenti sfuggiti. Era una visione panoramica a 360 gradi del fondo marino: sulla sinistra, in lontananza, si scorgevano i tronchi dei sargassi, delle protuberanze rocciose al centro e altri tronchi sulla destra.
L’immagine pareva immobile come una fotografia, ma i numeri che scorrevano sullo schermo in basso a sinistra rivelavano il passare del tempo; e certe volte la scena cambiava con uno scatto improvviso quando qualche movimento modificava il segnale trasmesso.
«Come vedete» disse la Varley al pubblico invitato nell’auditorium di Terra Nova «non vi erano scorpioni presenti quando siamo arrivati, però possono aver sentito — o comunque percepito — il nostro regalo urtare contro il fondo. Ecco il primo investigatore, un minuto e venti secondi dopo.»
Ora l’immagine cambiava a scatti a intervalli di dieci secondi, e a ogni inquadratura si vedevano altri scorpioni.
«Ora userò il fermo immagine» continuò l’ufficiale scientifico «così da poter osservare con comodo i particolari. Vedete lo scorpione sulla destra?
Osservate la chela destra… ha addirittura cinque bracciali! Si direbbe un capo o qualcosa del genere… nelle inquadrature successive si vedono gli altri che gli lasciano il passo… ora esamina l’oggetto misterioso che è caduto dal cielo… questa inquadratura è particolarmente buona… vedete come usa i palpi e le chele assieme… i palpi sono sensibili, e le chele robuste… sta tirando il filo di ferro, ma il nostro regalino è troppo pesante per poterlo spostare… notate il suo atteggiamento… sta dando degli ordini, potrei giurarlo, sebbene non si percepiscano segnali acustici o vibrazioni… forse si tratta di infrasuoni… ecco ora che arriva uno scorpione particolarmente grosso…»
La scena si mosse d’un tratto, cambiando bruscamente angolazione.
«Se ne vanno portando via il nostro regalo… e, dottor Kaldor, aveva ragione lei… puntano dritti verso l’apertura della piramide… l’oggetto è troppo grosso, e non può passare… l’abbiamo confezionato apposta così, naturalmente… ecco, ora arriva la parte
Il dono per gli scorpioni di mare era stato attentamente pensato.
Consisteva per lo più in materiale di scarso o di nessun valore, ma comunque ben selezionato. C’erano barre d’acciaio, di rame, d’alluminio e di piombo; assi di legno; tubi e fogli di plastica; catene di ferro; uno specchio di metallo più parecchi metri di filo di rame di varie misure.