“Qualche ora fa, oggi, si è presentata una difficoltà tecnica di importanza secondaria. Il nostro calcolatore Hal 9000 ha previsto un guasto nell’elemento AE-35. Si tratta di un componente piccolo ma vitale del sistema di comunicazioni. Mantiene la nostra antenna principale orientata verso la Terra con un’approssimazione di pochi millesimi di grado. Questa precisione è necessaria, in quanto alla distanza alla quale ci troviamo attualmente, di oltre milleduecento milioni di chilometri, la Terra appare soltanto come una stella piuttosto debole, e il nostro sottilissimo fascio radio potrebbe mancarla. L’antenna viene tenuta costantemente orientata verso la Terra da motori comandati dal calcolatore centrale. Ma questi motori ricevono le istruzioni per mezzo dell’elemento AE-35. Si potrebbe paragonarlo a un centro nervoso dell’organismo umano, che trasmetta gli ordini del cervello ai muscoli di un arto. Se il nervo non riesce a trasmettere i segnali esatti, l’arto diventa inutile. Nel nostro caso, un guasto dell’elemento AE-35 potrebbe significare che l’antenna incomincerebbe a essere orientata a caso. È stato questo un inconveniente molto comune nelle sonde dello spazio profondo durante il secolo scorso. Esse raggiungevano spesso altri pianeti, poi non trasmettevano alcun dato perché la loro antenna non poteva individuare la Terra. Non conosciamo ancora la natura del guasto, ma la situazione non è affatto grave e non è assolutamente il caso di allarmarsi. Abbiamo due AE-35 di ricambio per ognuno dei quali la durata di funzionamento prevista è di vent’anni, per cui la possibilità che un secondo elemento si guasti durante il corso della missione è trascurabile. Inoltre, se riusciremo a diagnosticare il guasto attuale, potremo sempre riparare l’elemento numero uno. Frank Poole, che è particolarmente addestrato per questo genere di lavoro, si porterà all’esterno della nave spaziale e sostituirà l’elemento difettoso con quello di ricambio. Al contempo, approfitterà dell’occasione per controllare l’involucro e riparare alcuni microfori di meteoriti, troppo piccoli per aver giustificato un’uscita nello spazio vuoto. A parte questa difficoltà di secondaria importanza la missione continua a svolgersi senza eventi e tutto dovrebbe procedere nello stesso modo.”
«Controllo Missione, qui RaggiXDeltaUno, dueunozeroquattro, fine della trasmissione.»
22. ESCURSIONE
Le capsule extraveicolari della Discovery, o «baccelli spaziali», erano sfere di circa due metri e settanta di diametro, nelle quali l’operatore sedeva dietro a un finestrino sporgente che gli consentiva una splendida visuale. Il razzo propulsore principale produceva un’accelerazione pari a un quinto di un g, appena sufficiente a far sì che la sfera si librasse sopra la Luna, mentre piccoli ugelli di comando della posizione rendevano possibile il pilotaggio. Dal settore situato immediatamente sotto il finestrino sporgevano due coppie di braccia metalliche articolate, l’una per i lavori pesanti, l’altra per le manipolazioni delicate. V’era anche una torretta allungabile contenente tutta una gamma di attrezzi, quali cacciaviti, martelli perforatori, seghe e trapani.
I «baccelli spaziali» non erano i mezzi di trasporto più eleganti escogitati dall’uomo, ma non se ne poteva assolutamente fare a meno per i lavori di costruzione e di manutenzione nel vuoto. Venivano di solito battezzati con nomi femminili, forse riconoscendo il fatto che la loro personalità era a volte un po’’ imprevedibile. I tre della Discovery si chiamavano Anna, Betty e Giara.
Dopo aver indossato la tuta a pressione, l’ultima sua linea di difesa, ed essere salito a bordo della capsula, Poole dedicò dieci minuti a un attento controllo dei comandi. Azionò i getti direzionali, fletté le braccia metalliche, si accertò del pieno di ossigeno, di carburante, di energia di riserva. Poi, quando fu del tutto persuaso, si rivolse ad Hal attraverso il circuito radio. Bowman, pur trovandosi sul ponte di controllo, non sarebbe intervenuto, a meno che non venisse commesso qualche ovvio errore o che non si fosse verificato qualche difetto di funzionamento.
«Qui Betty, incomincia la sequenza di pompaggio.»
«Sequenza di pompaggio iniziata», confermò Hal… Subito Poole udì il pulsare delle pompe mentre l’aria preziosa veniva risucchiata dalla camera di equilibrio. Di lì a poco il metallo sottile del guscio della capsula produsse suoni scricchiolanti e cigolanti, poi, trascorsi circa cinque minuti, Hal riferì:
«Sequenza di pompaggio terminata.»
Poole eseguì un ultimo controllo del piccolo quadro strumenti. Tutto era perfettamente normale.
«Apri il portello esterno», ordinò.
Di nuovo Hal confermò le sue istruzioni; in qualsiasi momento, Poole doveva soltanto gridare: «Ferma!» e il calcolatore interrompeva immediatamente la sequenza.