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Guardai accigliata il suo volto pacifico per un altro minuto. Come Jacob, Seth sembrava avere il dono di addormentarsi quando voleva. Certa che per un po’ non sarei stata in grado di scusarmi, mi alzai. Il movimento non urtò minimamente il divano. Tutto ciò che era fisico era semplicissimo. Ma il resto...

Edward mi seguì verso la vetrata e mi prese la mano.

Leah camminava avanti e indietro lungo il fiume, fermandosi in continuazione per guardare la casa. Era facile capire quando cercava il fratello e quando me: alternava sguardi ansiosi a occhiate assassine.

Udivo Jacob e Rosalie che, sui gradini della veranda, battibeccavano sottovoce sui turni per dare da mangiare a Renesmee. Il loro antagonismo non si era placato e l’unica cosa su cui si trovavano d’accordo era che dovevo restare lontana dalla bambina finché non mi fossi ripresa al cento per cento dagli sbalzi d’umore. Edward si era opposto, ma li avevo lasciati fare. Anch’io volevo esserne sicura. Ero preoccupata, però, che la stima che facevo io di questo cento per cento e quella loro divergessero di parecchio.

A parte il loro bisticcio, il respiro lento di Seth e lo sbuffare infastidito di Leah, era tutto molto silenzioso. Emmett, Alice ed Esme erano a caccia. Jasper era rimasto a casa per sorvegliarmi. Se ne stava discreto dietro il montante della scala, cercando di non infastidirmi.

Approfittai di quella calma per pensare a tutte le cose che Edward e Seth mi avevano spiegato mentre Carlisle steccava il braccio di quest’ultimo. Mi ero persa un sacco di novità mentre bruciavo e quella era la prima vera occasione di capirci qualcosa.

La notizia più importante era la fine della faida con il branco di Sam, il motivo per cui gli altri si sentivano di nuovo liberi di andare e venire come volevano. L’armistizio si dimostrava più solido che mai. O più fastidioso, secondo i punti di vista.

Fastidioso perché la più sacra di tutte le leggi del branco era che nessun lupo poteva uccidere per nessun motivo l’oggetto dell’imprinting di un altro lupo. L’infrazione di questa legge, consapevole o accidentale che fosse, non ammetteva il perdono e i lupi coinvolti avrebbero combattuto fino alla morte; non c’era alternativa. Era accaduto tanto tempo prima, mi raccontò Seth, ma si era trattato di un incidente. Nessun lupo avrebbe mai distrutto intenzionalmente un fratello in quel modo.

Perciò Renesmee era intoccabile, per via di quello che Jacob provava per lei. Provai a concentrarmi sul sollievo che ciò avrebbe dovuto comportare, piuttosto che sul disappunto, ma non fu facile. La mia mente era abbastanza spaziosa da provare intensamente entrambe le emozioni.

E Sam doveva accettare la mia trasformazione senza arrabbiarsi, perché Jacob, in qualità di vero alfa, l’aveva permessa. Che amarezza, rendermi conto ancora una volta di quanto dovevo a Jacob, mentre il mio unico desiderio era di arrabbiarmi con lui.

Con uno sforzo di volontà diedi un nuovo indirizzo ai miei pensieri, per tenere a bada le emozioni. Riflettei su un altro fenomeno interessante: benché il silenzio fra i due branchi proseguisse, Jacob e Sam avevano scoperto che gli alfa potevano parlarsi quando erano entrambi in forma di lupo. Non potevano sentire uno i pensieri dell’altro come prima della scissione, però. Secondo Seth, somigliava più a una conversazione ad alta voce. Sam poteva sentire solo i pensieri che Jacob voleva condividere, e viceversa. E, ora che avevano ripreso i rapporti, avevano scoperto di poter comunicare anche a distanza.

Se n’erano accorti soltanto quando Jacob era andato da solo — malgrado le obiezioni di Seth e Leah — a spiegare a Sam di Renesmee. Era stata l’unica occasione in cui aveva lasciato da sola la bimba, dal primo sguardo che aveva posato su di lei.

Appreso che la situazione era cambiata, Sam era tornato con Jacob per parlare a Carlisle. Si erano incontrati in forma umana (Edward si era rifiutato di lasciarmi per fare da traduttore) e avevano rinnovato il patto. Non credo, però, che lo spirito fosse amichevole come un tempo.

Una grossa preoccupazione in meno.

Ma ce n’era un’altra che, per quanto non fosse pericolosa come un branco di lupi arrabbiati, mi sembrava molto più urgente.

Charlie.

Aveva parlato con Esme, quel mattino, ma ciò non lo aveva dissuaso dal chiamare di nuovo, due volte, appena qualche minuto prima, mentre Carlisle medicava Seth. Carlisle ed Edward avevano lasciato squillare il telefono a vuoto.

Qual era la mossa più giusta da fare? Avevano ragione i Cullen? Il modo migliore, il meno crudele, era dirgli che ero morta? Sarei stata in grado di fingere, immobile in una bara, mentre lui e mia madre piangevano per me?

Non mi sembrava giusto. Ma rischiare che Charlie o Renée restassero vittime dei Volturi e della loro ossessione per la segretezza era del tutto fuori discussione.

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