Carlisle e le sue misurazioni: sapeva che doveva stare buona e distesa. Non lo trovava interessante.
«È come se ti volesse fare un resoconto di tutto ciò che ti sei persa», mi commentò Edward all’orecchio.
Il mio naso si arricciò quando mi apparve il ricordo successivo. L’odore che proveniva da una strana tazza di metallo, abbastanza dura da non poterla mordere facilmente, mi riempì la gola di un bruciore istantaneo. Ahi.
Renesmee venne subito allontanata dalle mie braccia, immobilizzate dietro la schiena. Non lottai contro Jasper; mi limitai a guardare Edward, spaventata. «Che ho fatto?».
Edward guardò Jasper dietro di me, poi ancora me. «Ma stava ricordando di avere sete», mugugnò corrugando la fronte. «Stava ricordando il sapore del sangue umano».
Le braccia di Jasper mi strinsero più forte. Parte della mia mente notò che non era così sgradevole e men che meno doloroso come sarebbe stato per un umano. Era semplicemente fastidioso. Ero certa di potermi liberare dalla presa, ma preferii non contrastarlo.
«Sì», confermai. «E allora?».
Edward mi guardò accigliato per un attimo, poi il suo viso si rilassò. Rise. «E allora niente, a quanto pare. Stavolta sono io ad aver avuto una reazione spropositata. Jazz, lasciala andare».
Le mani che mi tenevano si dileguarono. Mi avvicinai a Renesmee appena fui libera. Edward me la restituì senza esitazioni.
«Non capisco», disse Jasper. «È davvero insopportabile».
Lo guardai sorpresa mentre usciva a lunghi passi dalla porta posteriore. Leah si mosse per lasciarlo libero di avvicinarsi al fiume, che superò con un balzo.
Renesmee mi toccò il collo, ripetendo quella scena come un replay istantaneo. Sentivo le domande nei suoi pensieri, eco delle mie.
Avevo già superato lo shock di questo suo strano, piccolo dono. Lo vedevo come una parte del tutto naturale di lei, quasi prevedibile. Forse, ora che anch’io facevo parte del soprannaturale, avevo abbandonato lo scetticismo.
Ma cos’aveva di strano Jasper?
«Tornerà», disse Edward, però non capii se si rivolgeva a me o a Renesmee. «Ha bisogno di stare un po’ da solo per riorganizzare il suo punto di vista sulla vita». C’era un sorriso minaccioso, agli angoli della sua bocca.
Un altro ricordo umano: Edward che mi diceva che Jasper si sarebbe sentito meglio con se stesso se io "avessi avuto difficoltà ad adattarmi" alla vita da vampira. Argomento della discussione: quante persone avrei ucciso nel mio primo anno da neonata.
«È arrabbiato con me?», chiesi tranquilla. Edward sgranò gli occhi. «No. Perché dovrebbe?».
«Allora che problema ha?».
«Ce l’ha con se stesso, non con te, Bella. Si preoccupa di... una profezia che si autoavvera, potremmo dire».
«In che senso?», chiese Carlisle precedendomi.
«Si sta chiedendo se la follia dei neonati sia davvero così difficile da controllare come abbiamo sempre pensato, o se invece con il carattere e la concentrazione giusta tutti potrebbero reagire bene come Bella. Persino ora... alcune sue difficoltà permangono perché crede che certi difetti siano naturali e inevitabili. Forse, chiedendo di più a se stesso, potrebbe dimostrarsi anche lui all’altezza. Lo hai costretto a rimettere in discussione parecchi luoghi comuni sulla sua indole, Bella».
«Ma non è corretto», disse Carlisle. «Siamo tutti diversi e a ciascuno toccano prove personali. Forse ciò che sta facendo Bella va oltre il naturale. Forse è il suo dono, per così dire».
Restai impietrita per la sorpresa. Renesmee avvertì il cambiamento e mi toccò. Si ricordò l’ultimo secondo e me ne chiese il perché.
«Questa è una teoria interessante e piuttosto plausibile», disse Edward.
Provai una momentanea delusione. Cosa? Niente vista magica, niente abilità offensive formidabili come, che so, sparare fulmini e saette dagli occhi o cose del genere? Proprio niente di utile o fico?
Poi pensai che, se davvero il mio "superpotere" non era altro che un’eccezionale capacità di autocontrollo, qualcosa voleva pur dire.
Tanto per cominciare, avevo un dono speciale. Sempre meglio di niente.
Ma soprattutto, se Edward aveva ragione, potevo lasciarmi alle spalle fin da subito la parte che mi faceva più paura.
E se davvero non fossi stata costretta a comportarmi da neonata, quantomeno a non trasformarmi in una folle macchina assassina? E se avessi potuto stare tranquillamente con i Cullen fin dal primo giorno? Se non avessi dovuto nascondermi da qualche parte per un anno, in attesa di "crescere"? E se, come Carlisle, non avessi mai ucciso neanche una persona? Se avessi potuto essere dal primo istante una buona vampira?
Avrei potuto vedere Charlie.