Un’idea ce l’avevo: permettere a Charlie di vedermi, quando fossi stata pronta, e lasciare che si creasse le sue spiegazioni di comodo. Tecnicamente, le regole dei vampiri sarebbero state rispettate. Non era meglio per Charlie sapere che ero viva — più o meno — e felice? Per quanto mi trovasse strana, diversa e probabilmente spaventosa?
I miei occhi, in particolare, ora come ora erano troppo terrificanti. Quanto avrei dovuto aspettare, prima che i miei occhi e il mio autocontrollo fossero pronti per Charlie?
«Che c’è, Bella?», chiese Jasper tranquillo, leggendo la mia tensione crescente. «Nessuno è arrabbiato con te», un ringhio basso dal fiume lo contraddisse, ma lui lo ignorò, «né sorpreso, in verità. Be’, no, in effetti ci hai sorpresi eccome. Non pensavamo che fossi capace di uscirne tanto velocemente. Sei stata brava. Molto più di quanto ci si aspettasse».
Mentre parlava, la stanza si fece molto tranquilla. Il respiro di Seth era diventato un basso ronfare. Mi sentii più in pace, ma non dimenticai le mie ansie.
«Stavo pensando a Charlie, in realtà».
Il battibecco di fronte a casa cessò. «Ah», mormorò Jasper.
«Dobbiamo partire sul serio, vero?», domandai. «Per un po’, come minimo. Fingere che siamo ad Atlanta, o qualcosa del genere».
Sentivo lo sguardo di Edward fisso sul mio viso, ma osservai Jasper, che mi aveva risposto con quel tono grave.
«Sì. È l’unico modo per proteggere tuo padre».
Rimuginai per un attimo. «Mi mancherà moltissimo. Mi mancheranno tutti quelli di qui».
Ripensai alle parole imploranti di Jacob, prima che lo attaccassi.
Ma non era ciò che volevo. Almeno, non esattamente. Tornai con la memoria ai ricordi deboli e incompleti della mia vita umana. Ai momenti più difficili da ricordare: i mesi senza Edward, un periodo talmente cupo che avevo provato a seppellirlo in un angolo della mia mente. Non riuscivo ad articolare le parole giuste; ricordavo solo di aver desiderato che Jacob fosse mio fratello, in modo da poterci voler bene l’un l’altro senza confusione né dolore. Come una famiglia. Ma non avevo mai inserito una figlia in quel quadretto. Ricordai un altro momento, uno dei miei tanti addii a Jacob, in cui mi ero chiesta ad alta voce con chi sarebbe finito, chi avrebbe dato un senso alla sua vita dopo il male che gli avevo fatto. Chiunque fosse, avevo detto, non sarebbe mai stata degna di lui.
Sbuffai ed Edward alzò un sopracciglio, incuriosito. Risposi scuotendo la testa.
Ma per quanto potessi sentire la mancanza del mio amico, sapevo che c’era un problema più grande. Sam, Jared e Quil erano mai stati un giorno intero senza vedere Emily, Kim e Claire, gli oggetti delle loro fissazioni? Potevano farlo? Che cosa avrebbe scatenato in Jacob la separazione da Renesmee? Ulteriore sofferenza?
Ero ancora abbastanza infuriata da sorridere all’idea, non del suo dolore quanto della possibilità di allontanare Renesmee da lui. Come potevo sopportare che appartenesse a Jacob quando a malapena sentivo che apparteneva a me?
Il rumore di un movimento nel portico interruppe i miei pensieri. Li sentii alzarsi ed entrare. In quel preciso istante Carlisle scese le scale con le mani piene di cose strane: un metro a nastro, una bilancia. Jasper balzò accanto a me. Come avesse ricevuto un segnale che mi era sfuggito, Leah si sedette fuori con l’espressione di chi attende qualcosa di familiare e noioso al tempo stesso.
«Devono essere le sei», disse Edward.
«Quindi?», chiesi con gli occhi fissi su Rosalie, Jacob e Renesmee. Erano in piedi nell’ingresso, Renesmee in braccio a Rosalie. Rose sembrava pensierosa. Jacob preoccupato. Renesmee bellissima e impaziente.
«Ora di misurare Ness... ehm, Renesmee», spiegò Carlisle.
«Ah. Lo fai tutti i giorni?».
«Quattro volte al giorno», corresse Carlisle soprappensiero, mentre spingeva gli altri verso il divano. Mi parve di sentir sospirare Renesmee.
«Quattro volte? Tutti i giorni? Perché?».
«Continua a crescere in fretta», mi mormorò Edward, la voce forzatamente tranquilla. Mi strinse la mano e con l’altro braccio mi avvolse saldamente la vita, come avesse bisogno di sostegno.
Non riuscii a distogliere lo sguardo da Renesmee per controllare la sua espressione.