Lei era perfetta, assolutamente in salute. La pelle splendeva come rilucente alabastro e il colore delle guance era quello dei petali di una rosa. Una bellezza così radiosa non poteva avere difetti. Sicuramente l’elemento più pericoloso della sua vita era sua madre. O no?
La differenza fra la neonata a cui avevo dato la vita e la bimba che avevo ritrovato solo un’ora prima sarebbe stata evidente a chiunque. La differenza fra Renesmee un’ora prima e Renesmee in quel momento era sottile. Gli occhi umani non l’avrebbero mai percepita. Ma c’era. Il suo corpo si era leggermente allungato. Appena un po’ più magro. Il viso non era rotondo, ma lievemente più ovale. I boccoli ricadevano un decimo di millimetro più giù lungo le spalle. Si distese di buon grado fra le braccia di Rosalie mentre Carlisle srotolava il metro, che usò prima per misurare la sua lunghezza, poi la circonferenza della testa. Non prese nota: memoria perfetta.
Notai che Jacob teneva le braccia conserte, strette al petto come quelle di Edward chiuse su di me. Le sue sopracciglia disegnavano una linea netta sopra gli occhi infossati.
Nel corso di poche settimane, da una singola cellula era maturata una neonata di grandezza normale. Sembrava in procinto di diventare una bambina a pochi giorni dalla nascita. Se quel tasso di crescita si fosse mantenuto... La mia mente di vampira non ebbe problemi con i calcoli.
«Cosa facciamo?», sussurrai terrorizzata.
Le braccia di Edward mi strinsero. Aveva capito perfettamente il senso della domanda. «Non lo so».
«Sta rallentando», farfugliò Jacob fra i denti.
«Ci vorranno vari giorni di misurazione per tenere d’occhio l’andamento, Jacob. Non posso fare previsioni».
«Ieri è cresciuta di cinque centimetri. Oggi meno».
«Cinque centimetri meno un decimo, se le misurazioni sono accurate», disse Carlisle pacato.
«
«Tu sai che farò del mio meglio», lo rassicurò Carlisle.
Jacob sospirò. «Mi sa che di più non posso chiedere».
Sentii tornare l’irritazione, come se Jacob mi stesse rubando le battute... e le ripetesse tutte sbagliate.
Anche Renesmee appariva irritata. Iniziò a divincolarsi e tese imperiosamente la mano verso Rosalie, che si sporse in avanti per lasciarsi sfiorare il viso. Dopo un secondo, sospirò.
«Cosa vuole?», domandò Jacob, rubandomi l’ennesima battuta.
«Bella, ovviamente», rispose Rosalie e le sue parole mi riscaldarono. Poi mi guardò. «Come ti senti?».
«Preoccupata», confessai ed Edward mi strinse di più.
«Lo siamo tutti. Ma non intendevo questo».
«Tutto sotto controllo», promisi. La sete era scesa in fondo alla classifica delle priorità. Inoltre, il buon profumo di Renesmee non somigliava a quello del cibo.
Jacob si morse il labbro ma non fece una mossa per fermare Rosalie mentre mi offriva Renesmee. Jasper ed Edward, pur con qualche esitazione, non si opposero. Vedevo tutta la tensione di Rose e mi chiesi come potesse apparire la stanza a Jasper in quel momento. O forse si stava concentrando così tanto su di me da non vedere gli altri?
Mentre ci sporgevamo l’una verso l’altra, Renesmee si aprì in un sorriso accecante che le illuminò il viso. Prese posto fra le mie braccia senza difficoltà, come fossero fatte apposta per lei. Immediatamente, posò la manina calda sulla mia guancia.
Ero preparata, ma trasalii ugualmente al ricordo che proiettò nella mia mente come una visione. Luminoso e colorato, ma al tempo stesso del tutto trasparente.
Si stava ricordando di me che assalivo Jacob di fronte al prato e di Seth che ci divideva. Aveva visto e sentito tutto con estrema chiarezza. L’elegante predatore che si avventava sulla sua preda come una freccia scagliata dall’arco non mi somigliava. Doveva essere qualcun altro. Mi fece sentire un po’ meno colpevole vedere Jacob fermo e indifeso, con le mani alzate. Non gli tremavano.
Edward ridacchiava, guardando i pensieri di Renesmee insieme a me. Poi, entrambi facemmo una smorfia sentendo lo schianto delle ossa di Seth.
Renesmee sfoderò il suo sorriso luminoso e la sua memoria visiva seguì Jacob per tutto il caos succeduto allo scontro. Percepii un gusto nuovo in quel ricordo — non esattamente protettivo, più possessivo — mentre guardava Jacob. Ebbi la netta impressione che lei fosse
«Ah, splendido», grugnii. «Perfetto».
«È solo perché ha un gusto migliore rispetto a noi», mi assicurò Edward, la voce indurita dal fastidio.
«Te l’ho detto che anch’io le piaccio», mi stuzzicò Jacob dall’altra parte della stanza, gli occhi fissi su Renesmee. Cercava di essere ironico, ma senza convinzione; l’angolo teso del suo sopracciglio non si era rilassato.
Renesmee mi toccò il viso impaziente, pretendeva la mia attenzione. Un altro ricordo: Rosalie che le spazzolava dolcemente i riccioli. Una bella sensazione.