Stavo cacciando con Jacob e Renesmee. Lei non andava pazza per la dieta a base di sangue animale ed era quello il motivo per cui a Jacob era permesso accompagnarci: la buttava in competizione e non c’era modo migliore per convincere la piccola a cacciare.
Renesmee aveva le idee chiare sulla differenza fra buono e cattivo in materia di caccia agli umani e considerava il sangue dei donatori come un buon compromesso. Il sangue umano la saziava e sembrava compatibile con il suo organismo, ma la sua reazione ai cibi solidi era la stessa che avevo io, da piccola, nei confronti del cavolo o dei fagioli. Se non altro il sangue animale era meglio di
«Jacob», dissi, decisa a dissuaderlo mentre Renesmee saltellava verso la lunga radura di fronte a noi in cerca di tracce olfattive interessanti. «Hai delle responsabilità qui. Seth, Leah...».
Sbuffò. «Non sono la balia del branco. E anche loro hanno delle responsabilità a La Push».
«Quanto te? Allora abbandoni ufficialmente la scuola? Se vuoi tener testa a Renesmee, dovrai darci dentro molto di più con lo studio, sappilo».
«Consideralo un anno sabbatico. Riprenderò il liceo quando il ritmo... rallenterà».
A quelle parole persi di vista l’obiezione che volevo muovere ed entrambi guardammo automaticamente Renesmee. Osservava i fiocchi di neve che le vorticavano alti sopra la testa e si scioglievano prima di imbiancare l’erba ingiallita della lunga radura, a forma di punta di freccia, in cui ci trovavamo. Il suo vestito avorio con le arricciature era di un tono appena più scuro della neve e i suoi riccioli ramati riuscivano a emettere bagliori nonostante il sole fosse sepolto sotto una spessa coltre di nubi.
La vedemmo piegarsi sulle ginocchia per un istante e poi spiccare un balzo di quattro metri buoni per aria. Chiuse la manina attorno a un fiocco e tornò a posarsi dolcemente a terra.
Si voltò a guardarci con quel suo sorriso sconvolgente — non era proprio possibile farci l’abitudine — e aprì la mano per mostrarci la stella di ghiaccio a otto punte, minuscola e perfetta, prima che si sciogliesse.
«Carino», apprezzò Jacob, «ma ho come l’impressione che ti si sia ingolfato il motore, Nessie».
Renesmee lo raggiunse con un balzo; Jacob tese le braccia nel momento esatto in cui lei gli si tuffava sopra, con una manovra perfettamente sincronizzata. Renesmee faceva così quando aveva qualcosa da dire, perché parlare a voce alta continuava a non andarle a genio.
Gli toccò la faccia, corrucciando deliziosamente il visino mentre tendevamo tutti e tre l’orecchio al rumore di un piccolo branco di alci che s’inoltravano nel bosco.
«
Renesmee si catapultò via dalle sue braccia, toccò elegantemente terra e alzò gli occhi al cielo — somigliava moltissimo a Edward quando faceva così. Poi si lanciò fra gli alberi.
«Ci penso io», disse Jacob quando mi vide inclinare il busto come per inseguirla. Si strappò di dosso la maglietta e, già tremante, guizzò anche lui nella foresta. «Non vale barare», gridò.
Scuotendo la testa, sorrisi al turbine di foglie che avevano sollevato. A volte, dei due il vero bambino era Jacob.
Concessi ai miei compagni di caccia qualche minuto di vantaggio. Sarebbe stato più che facile seguirne le tracce, e Renesmee voleva di certo sorprendermi con le dimensioni della sua preda. Sorrisi di nuovo.
Il prato era tranquillo e molto vuoto. I fiocchi di neve si stavano diradando e svanendo. Alice aveva visto giusto, la vera nevicata sarebbe giunta di lì a qualche settimana.
Di solito Edward si univa alla nostra caccia, ma quel giorno era con Carlisle, a programmare il viaggio a Rio all’insaputa di Jacob... Mi accigliai. Mi sarei schierata dalla parte di Jacob,
Mentre il mio pensiero si perdeva nel futuro prossimo, perlustrai in automatico il fianco della montagna in cerca di prede e di pericoli. Non era una decisione cosciente, quanto un riflesso innato.
O forse
Mentre i miei occhi saettavano lungo il crinale di uno strapiombo lontano, che si stagliava netto, con il suo grigio azzurrino, sul verde scuro della foresta, una scintilla argentata — o dorata? — attirò la mia attenzione.
Misi a fuoco quel colore fuori posto, così remoto nella foschia che nemmeno un’aquila l’avrebbe notato. Aguzzai lo sguardo.
Lei mi fissò di rimando.