Renesmee giaceva sorniona fra le mie braccia, una mano ancora appoggiata sul mio viso. Dato che la battuta di caccia era finita in un nulla di fatto, avrebbe dovuto accontentarsi di sangue donato. Leggevo un vago compiacimento nei suoi pensieri.
28
Il futuro
Edward e Carlisle non erano riusciti a raggiungere Irina prima che le sue tracce svanissero nello stretto. Lo avevano attraversato a nuoto nella speranza di ritrovarle sulla sponda orientale, ma per un raggio di chilometri non scoprirono alcun segno del suo passaggio.
Era tutta colpa mia. Come aveva previsto Alice, era venuta a fare pace con i Cullen e la mia amicizia con Jacob l’aveva fatta infuriare. Quanto avrei voluto accorgermi prima della sua presenza, per impedire a Jacob di trasformarsi. Quanto avrei voluto che fossimo andati a caccia da un’altra parte.
Ormai c’era poco da rimediare. Carlisle aveva dato a Tanya la scoraggiante notizia. Tanya e Kate non vedevano Irina da quando avevano deciso di venire al mio matrimonio ed erano turbate all’idea che, pur essendo così vicina, non fosse tornata a casa; per quanto temporanea, la separazione da una sorella era dolorosa. Mi chiesi se in qualche modo rivivessero la perdita della madre, avvenuta tanti secoli prima.
Alice riuscì a gettare un paio d’occhiate sull’immediato futuro di Irina, ma non risultò niente di concreto. Da quanto poteva capire, non stava tornando a Denali, però l’immagine era sfocata. L’unica cosa che riusciva a vedere chiaramente era la sua aria sconvolta; avanzava attraverso una distesa di neve deserta con un’espressione di immenso dolore dipinta sul viso. Quanto alla direzione, si lasciava portare alla deriva dal lutto.
I giorni passavano e, sebbene non avessi dimenticato nulla, Irina e il suo dolore finirono per scivolare gradualmente fra i pensieri meno urgenti. C’erano cose più importanti a cui pensare. Entro pochi giorni sarei partita per l’Italia. Al mio ritorno saremmo andati tutti in Sudamerica.
Ogni dettaglio era già stato ponderato e soppesato almeno cento volte. Avremmo cominciato con i Ticuna risalendo, per quanto possibile, all’origine delle loro leggende. Jacob, la cui partecipazione era ormai un dato di fatto, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nel progetto: era improbabile che chi credeva ai vampiri raccontasse a
A Charlie non avevo ancora detto niente del più lungo fra i due viaggi, e mentre Edward e Carlisle continuavano a discutere del progetto pensavo e ripensavo a cosa raccontargli. Come dargli la notizia nel modo giusto?
Mentre mi dibattevo fra i dubbi interiori, osservavo Renesmee. Era acciambellata sul divano, il respiro lento del sonno profondo, il viso incorniciato da un groviglio di riccioli. Di solito Edward e io la riportavamo a casa nostra quand’era ora di dormire, ma quella sera ci eravamo fermati con il resto della famiglia — Edward e Carlisle erano ancora assorti nei preparativi del viaggio.
Emmett e Jasper, invece, erano più interessati alle opportunità di caccia. L’Amazzonia sarebbe stata una bella novità rispetto alle nostre normali fonti d’approvvigionamento. Giaguari e pantere, per esempio. Emmett si era fissato con l’anaconda. Esme e Rosalie stavano decidendo cosa mettere in valigia. Jacob era fuori con il branco di Sam a sistemare un paio di cose in previsione della sua assenza.
Alice si aggirava piano, per i suoi standard, qua e là, mettendo inutilmente ordine nel salone già immacolato, raddrizzando le ghirlande già appese da Esme in modo perfetto. In quel momento stava centrando i vasi sulla mensola. Da come vedevo cambiare la sua espressione — prima attenta, poi persa, poi di nuovo attenta — intuivo che stava esplorando il futuro. Immaginai che cercasse di vedere, al di là dei buchi neri che Jacob e Renesmee producevano nelle sue visioni, cosa ci aspettava in Sudamerica. Poi Jasper disse: «Lascia stare, Alice,
Alice fece una linguaccia a Jasper, sollevò un vaso di cristallo pieno di rose bianche e rosse e si diresse in cucina. A parte uno dei fiori bianchi, che accennava appena ad appassire, il bouquet era impeccabile, ma quella sera, evidentemente, Alice inseguiva la perfezione per distrarsi dall’assenza di visioni.