«Combatteremo», disse calmo.
«Non possiamo vincere», brontolò Jasper. Già immaginavo che espressione avrebbe avuto, in che modo si sarebbe curvato, protettivo, su Alice.
«Non possiamo nemmeno scappare. Non con Demetri in giro». Emmett fece una smorfia schifata e d’istinto compresi che non era il segugio dei Volturi a disgustarlo, bensì l’idea della fuga. «Io non so se
A quelle parole sollevai di colpo la testa. «Non dobbiamo nemmeno condannare a morte i Quileute, Emmett!».
«Rilassati, Bella». La sua espressione non era molto diversa da quella che aveva quando fantasticava sul corpo a corpo con l’anaconda. Nemmeno la minaccia della distruzione totale riusciva ad alterare il suo modo di far fronte alla realtà, la sua capacità di esaltarsi all’idea di una sfida. «Non alludevo al branco. Ma siamo realistici: pensi che Jacob o Sam si lasceranno invadere senza reagire? Anche se non ci fosse Nessie di mezzo... Per non parlare del fatto che, grazie a Irina, adesso Aro sa della nostra alleanza con il branco. Tuttavia pensavo ad altri amici».
Carlisle mi fece eco in un sussurro. «Non dobbiamo condannare nemmeno loro».
«Ehi, li lasceremo decidere», disse Emmett conciliante. «Non ho detto che li obbligheremo a schierarsi al nostro fianco». Mentre parlava riuscivo a vedere come il piano prendesse corpo nella sua mente. «Devono solo spalleggiarci quel tanto che basta a far esitare i Volturi. Bella ha ragione, dopotutto. Se solo riuscissimo a tenerli buoni il tempo necessario perché ascoltino le nostre spiegazioni, a quel punto non ci sarebbe più motivo di scontrarsi, purtroppo...».
L’ombra di un sorriso aleggiava sul suo volto. Mi stupiva che nessuno gli avesse ancora dato un cazzotto. Io ne avevo voglia.
«Sì», si entusiasmò Esme. «Può funzionare, Emmett. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è che i Volturi ci diano retta per un istante. Che si fermino ad
«Ci serviranno un bel po’ di testimoni», disse Rosalie con una voce che sembrava fragile come vetro.
Esme annuì, come se non avesse colto il sarcasmo. «Chiedere a un amico di testimoniare non è pretendere troppo».
«Noi lo faremmo, per loro», disse Emmett.
«Dobbiamo chiederglielo subito», mormorò Alice. I suoi occhi erano di nuovo un buco nero. «Dovremo mostrargliela con molta cautela».
«Mostrare cosa?», chiese Jasper.
Edward e Alice si voltarono a guardare Renesmee. Poi gli occhi di Alice tornarono a velarsi.
«La famiglia di Tanya», disse. «I clan di Siobhan e di Amun. Qualche nomade: Garrett e Mary di sicuro. Magari Alistair».
«Peter e Charlotte?», chiese Jasper esitante, come se sperasse che la risposta fosse no e al suo antico compagno venisse risparmiata l’imminente carneficina.
«Magari».
«Le amazzoni?», propose Carlisle. «Kachiri, Zafrina e Senna?».
Sulle prime Alice sembrava troppo immersa nella visione per rispondere, poi si scosse e i suoi occhi tornarono sfarfallando al presente. Incrociò lo sguardo di Carlisle per un’infinitesima frazione di secondo e chinò la testa.
«Non vedo niente».
«Cos’era?», chiese Edward in un sussurro ansioso. «Quella parte nella giungla... Andremo a cercarli?».
«Non ci vedo», ribadì Alice evitando il suo sguardo. Un lampo di confusione saettò attraverso il viso di Edward. «Dovremo dividerci e fare alla svelta... prima che la neve attecchisca al suolo. Dobbiamo radunare tutti quelli che possiamo e farli venire qui a testimoniare». Si perse di nuovo in una visione. «Chiedete a Eleazar. Non ne va soltanto della bambina immortale».
Per un altro momento interminabile, mentre Alice precipitava ancora in trance, regnò un silenzio carico di presagi. Alla fine sbatté piano le palpebre, gli occhi stranamente opachi nonostante fosse del tutto nel presente.
«È una faccenda complicata. Dobbiamo sbrigarci», sussurrò.
«Alice?», intervenne Edward. «È stato troppo veloce, non ho capito. Cos’era...».
«Non ci vedo!», esplose lei. «Sta arrivando Jacob!».
Rosalie fece un passo verso l’ingresso. «Mi occuperò io di...».
«No, lascialo entrare», la bloccò rapida Alice, la voce che saliva di tono a ogni parola. Poi afferrò la mano di Jasper e lo trascinò verso la porta posteriore. «E poi vedrò meglio, lontana da Nessie. Devo andare. Ho bisogno di concentrarmi sul serio. Di vedere tutto ciò che riesco a vedere. Devo andare. Vieni, Jasper, non c’è tempo da perdere!».
Tutti sentivamo i passi di Jacob sui gradini. Alice strattonò impaziente Jasper. Lui si affrettò a seguirla, negli occhi la stessa confusione che si leggeva in quelli di Edward. Si lanciarono verso la notte argentata.
«Sbrigatevi», ci urlò Alice. «Dovete trovarli tutti!».
«Trovare cosa?», chiese Jacob chiudendosi la porta alle spalle. «Dove andava Alice?».
Nessuno rispose. Restammo tutti a fissarlo.
Jacob si scosse l’umidità dai capelli e s’infilò la maglietta, lo sguardo su Renesmee. «Ehi, Bells! Credevo foste già andati a casa a quest’ora».