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Ero tornata a fissare Renesmee, perciò non mi accorsi di quando il vaso le sfuggì di mano. Udii solo il fruscio dell’aria sul cristallo e alzai gli occhi appena in tempo per vedere il vaso esplodere in diecimila schegge di diamante sul pavimento di marmo della cucina.

Restammo perfettamente immobili mentre i frammenti di cristallo volavano e rimbalzavano in tutte le direzioni con un tintinnio discordante, gli occhi di tutti puntati sulla schiena di Alice.

Il mio primo, irragionevole pensiero fu che ci avesse fatto uno scherzo. Impossibile che avesse lasciato cadere il vaso per sbaglio. Io stessa avrei avuto tutto il tempo di saettare attraverso la stanza e afferrarlo prima che toccasse terra, se non avessi dato per scontato che l’avrebbe fatto lei. E poi, come aveva potuto scivolarle di mano? Con le sue dita infallibili...

Non avevo mai visto un vampiro lasciar cadere qualcosa per sbaglio. Mai.

Alice ci stava fissando. Si era voltata con un movimento così fulmineo che nemmeno era esistito.

I suoi occhi erano a metà strada fra noi e il futuro che li teneva inchiodati, spalancati, fissi e dilatati in modo abnorme. Guardarli era come guardar fuori da una tomba; ero sepolta nel terrore, nell’angoscia e nella disperazione del suo sguardo.

Udii Edward ansimare con un suono spezzato, quasi di soffocamento.

«Cosa c’è?», ringhiò Jasper, balzando al fianco di Alice in un lampo nebuloso e calpestando le schegge di cristallo. L’afferrò per le spalle e la scosse brutalmente. Alice si lasciava sbatacchiare silenziosa fra le sue mani. «Cosa c’è, Alice?».

Con la coda dell’occhio vidi comparire Emmett, i denti scoperti e gli occhi che sciabolavano verso la finestra, come anticipando un attacco.

Solo silenzio da Esme, Carlisle e Rose, impietriti quanto me.

Jasper scosse di nuovo Alice. «Che cos’è?».

«Stanno venendo a prenderci», sussurrarono Edward e Alice in perfetto sincrono. «Ci sono tutti».

Silenzio.

Per una volta fui io la prima a capire: qualcosa nelle loro parole aveva attivato la mia visione. Era solo il lontano ricordo di un sogno, vago, trasparente, indistinto come se stessi guardando attraverso un fitto velo di garza... Nella mia mente vidi una linea nera avanzare verso di me, il fantasma del mio quasi dimenticato incubo umano. Nell’immagine sbiadita non riuscivo a vedere il luccichio dei loro occhi rossi, né il balenare dei loro denti acuminati e velenosi, ma sapevo dove scorgere il riverbero...

Ancora più intensa del ricordo visivo fu la memoria della sensazione, il bisogno lacerante di proteggere la creatura preziosa dietro di me.

Volevo afferrare Renesmee e stringerla fra le braccia, nasconderla dietro la mia pelle e i miei capelli, renderla invisibile. Ma non riuscivo nemmeno a girarmi per guardarla. Non mi sentivo di pietra, ma di ghiaccio. Per la prima volta dopo la mia rinascita come vampira, provai una sensazione di freddo.

Quasi non udii la conferma dei miei timori, ma non ne avevo bisogno. Sapevo.

«I Volturi», gemette Alice.

«Tutti», precisò Edward nello stesso momento e con lo stesso tono di voce.

«Perché?», sussurrò Alice fra sé. «Come mai?».

«Quando?», bisbigliò Edward.

«Perché?», fece eco Rosalie.

«Quando?», ripeté Jasper in una voce di ghiaccio che si spezza.

Alice non batté nemmeno le palpebre, ma fu come se sugli occhi le calasse un velo; il suo sguardo divenne completamente vitreo. Solo la bocca conservò un’espressione d’orrore.

«Fra non molto», rispose all’unisono con Edward. Poi aggiunse: «C’è neve nella foresta, neve in città. Poco più di un mese».

«Ma perché?». Questa volta era Carlisle.

Fu Esme a rispondere. «Deve esserci un motivo. Forse per vedere...».

«Non è per Bella», disse Alice cupa. «Stanno venendo tutti, Aro, Caius, Marcus, la guardia al completo, persino le mogli».

«Le mogli non lasciano mai la città», obiettò Jasper con voce incolore. «Mai. Non l’hanno lasciata durante la guerra del Sud, né quando i rumeni hanno cercato di conquistare il potere, nemmeno quando davano la caccia ai bambini immortali...».

«Stavolta invece sì», sussurrò Edward.

«Ma perché?», chiese di nuovo Carlisle. «Non abbiamo fatto niente! E se anche avessimo fatto qualcosa, cosa potrebbe essere tanto grave da farci meritare questo?».

«Siamo in tanti», rispose Edward atono. «Vorranno assicurarsi che...». Non terminò la frase.

«La domanda cruciale è un’altra! Perché?».

Sentivo di conoscere la risposta e allo stesso tempo temevo che non fosse quella giusta. Il motivo era Renesmee, ne ero certa. Tutto sommato ero sin dall’inizio consapevole che sarebbero venuti per lei. Il mio inconscio mi aveva avvertita ancor prima che scoprissi di averla dentro di me. Adesso mi sembrava strano ma scontato. Come se avessi sempre saputo che i Volturi sarebbero venuti a strapparmi di mano la felicità.

Ma la domanda restava senza risposta.

«Torna indietro, Alice», pregò Jasper. «Cerca il fattore scatenante. Fruga».

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