«Qui non starete con le mani in mano», precisò Carlisle. «La famiglia di Tanya sarà qui in mattinata e non hanno la più pallida idea del motivo. Quindi, primo: dovrete convincerli a non reagire come Irina. Secondo: dovrete scoprire cosa intendeva Alice a proposito di Eleazar. A quel punto si vedrà se saranno disposti a testimoniare a nostro favore. Per ciascuno che si presenta, dovrete ricominciare tutto da capo, ammesso e non concesso che si lascino convincere a venire». Carlisle sospirò. «Temo che il vostro sia il compito più difficile. Torneremo a sostenervi appena possibile».
Carlisle posò per un istante la mano sulla spalla di Edward e mi baciò sulla fronte. Esme ci abbracciò ed Emmett diede a entrambi una pacca sul braccio. Rosalie si sforzò di sorriderci, mandò un bacio in punta di dita a Renesmee e salutò Jacob con una smorfia.
«Buona fortuna», augurò Edward.
«Anche a voi», disse Carlisle. «Ne avremo tutti bisogno».
Li guardai allontanarsi, desiderando di riuscire a provare la speranza che li animava... e di poter restare sola con il computer per qualche secondo. Dovevo scoprire chi fosse il tale "J. Jenks" e perché Alice fosse arrivata a tanto pur di impedire che chiunque altro, al di fuori di me, ne scoprisse il nome.
Renesmee si contorse fra le braccia di Jacob per toccargli la guancia.
«Non so se gli amici di Carlisle verranno. Lo spero. Per il momento mi pare che siamo decisamente inferiori numericamente», mormorò Jacob a Renesmee.
Quindi sapeva. Renesmee aveva capito sin troppo bene cosa stava succedendo. Il meccanismo per cui un licantropo che ha ricevuto l’imprinting è pronto a concedere qualunque cosa all’oggetto della propria dedizione iniziava a seccarmi. Non avrebbe dovuto essere più importante proteggere Renesmee, piuttosto che rispondere alle sue domande?
Studiai l’espressione della piccola. Non sembrava spaventata, solo ansiosa e molto seria mentre intratteneva la sua conversazione silenziosa con Jacob.
«No, non possiamo fare niente. Noi dobbiamo restare qui», proseguì Jacob. «C’è gente che viene per vedere
Renesmee lo fissò aggrottando la fronte.
«No, non devo andare da nessuna parte», le disse. Poi guardò Edward, sul volto la sorpresa di chi si rende improvvisamente conto che forse si sta sbagliando. «O sì?».
Edward esitò.
«Sputa», lo esortò Jacob, la voce roca per la tensione. Era al punto di rottura, come tutti noi d’altronde.
«I vampiri che stanno venendo qui per aiutarci non sono come noi», disse Edward. «La famiglia di Tanya è l’unica, oltre alla nostra, a rispettare la vita umana, ma nemmeno loro hanno un’alta opinione dei licantropi. Quindi sarebbe più sicuro per...».
«So badare a me stesso», lo interruppe Jacob.
«Sarebbe più sicuro per
«Begli amici. Ti volterebbero le spalle solo per la gente che frequenti?».
«Credo che in circostanze normali sarebbero parecchio tolleranti, ma, cerca di capire, accettare Nessie non sarà facile per nessuno di loro. Perché rendere tutto ancora più complicato di quello che già è?».
La notte precedente Carlisle aveva parlato a Jacob delle leggi sui bambini immortali. «Erano davvero così tremendi, questi bambini?», domandò.
«Non hai idea della ferita che hanno inferto alla psiche collettiva dei vampiri».
«Edward...». Mi pareva ancora strano udire Jacob pronunciare quel nome senza astio.
«Lo so, Jake. So quanto è difficile starle lontano. Andremo a istinto, a seconda della loro reazione quando la vedranno. In ogni caso, nelle prossime settimane, Nessie dovrà tenere, come dire, un basso profilo a fasi alterne. Fra una presentazione e l’altra resterà al sicuro nella nostra casetta. Quindi, fintanto che ti tieni a distanza di sicurezza da questa casa...».
«Ce la posso fare. Domattina arriva gente, eh?».
«Sì. La nostra amica più cara. Nel suo caso particolare, è probabilmente meglio mettere le carte in tavola al più presto. Puoi restare qui, tanto Tanya sa di te. Ha persino conosciuto Seth».
«Vero».
«È meglio che tu avverta Sam di cosa sta succedendo. Nei boschi potrebbero comparire presto degli stranieri».
«Giusto. Anche se gli devo un po’ di silenzio dopo la scorsa notte».
«Di solito, dare retta ad Alice è la cosa migliore».
Jacob serrò i denti e capii che la pensava come Edward, riguardo alla scelta di Alice e Jasper.