Come avevo intuito, la traccia portava a casa nostra, anche se faceva un giro vizioso per evitare casa Cullen e i lupi dei boschi vicini. Appena se ne rese conto, Edward aggrottò le sopracciglia, confuso.
Cercò di ricostruire i movimenti di Alice. «Ha lasciato Jasper ad aspettarla laggiù ed è venuta qui?».
Eravamo quasi arrivati ormai e mi sentivo a disagio. Ero felice di stringere la mano di Edward nella mia ma, nello stesso tempo, avevo la sensazione che avrei dovuto essere sola. Strappare una pagina da uno dei miei libri e tornare da Jasper era un gesto strano, non da Alice. Sentivo che voleva dire qualcosa, ma non capivo cosa. E dato che il libro era mio, il messaggio doveva essere indirizzato a me. Se avesse voluto mandarlo a Edward avrebbe preso uno dei suoi libri, no?
«Dammi solo un minuto», dissi lasciandogli la mano mentre ci avvicinavamo alla porta.
Corrugò la fronte. «Bella?».
«Per favore. Trenta secondi».
Non attesi la risposta. Mi fiondai attraverso la porta chiudendomela alle spalle e andai dritta alla libreria. La traccia di Alice era fresca, nemmeno un giorno. Nel camino ardeva, basso ma caldo, un fuoco che non avevo acceso io. Sfilai
Accanto allo strappo della pagina mancante, sotto la dicitura «
Poi distruggilo.
Seguivano un nome e un indirizzo di Seattle. Quando Edward entrò, dopo soli tredici secondi invece dei trenta che gli avevo chiesto, stavo guardando il libro bruciare. «Cosa sta succedendo, Bella?».
«È stata qui. Ha strappato una pagina del mio libro per scriverci sopra».
«Perché?».
«Non lo so».
«Perché lo stai bruciando?».
«Perché... Io...», mi accigliai, lasciando che mi si leggessero in faccia tutto il dolore e la frustrazione che provavo. Non capivo cosa stesse cercando di dirmi Alice, sapevo solo che si era data un gran daffare affinché nessuno lo venisse a sapere oltre me. L’unica persona della quale Edward non riusciva a leggere i pensieri. Quindi voleva tenerlo all’oscuro, e probabilmente aveva un ottimo motivo. «Mi è sembrato giusto, ecco».
«Non conosciamo le sue intenzioni», osservò Edward calmo.
Continuavo a fissare le fiamme. Ero l’unica persona al mondo che potesse mentire a Edward. Che cosa voleva da me Alice? Un’ultima richiesta?
«Sull’aereo che ci portava in Italia», sussurrai — questa non era una bugia, a parte forse il contesto -, «quando stavamo venendo a salvarti, ha mentito a Jasper per impedire che venisse con noi. Sapeva che se avesse affrontato i Volturi sarebbe morto. Preferiva rimetterci la vita lei, piuttosto che esporlo al pericolo. Era pronta a morire anche per me. E per te».
Edward non disse nulla.
«Sa cos’è meglio fare», conclusi. Sentii una fitta al cuore, il mio cuore immobile, nel momento in cui mi resi conto che quella spiegazione non mi suonava affatto come una bugia.
«Non ci credo», disse Edward. Lo disse come se stesse discutendo non con me, ma con se stesso. «Forse solo Jasper era in pericolo. Il suo piano avrebbe funzionato per tutti noi, ma non per lui, e se fosse rimasto... Forse».
«Avrebbe potuto dircelo. Mandarlo via».
«Ma lui se ne sarebbe andato? Magari gli sta mentendo di nuovo».
«Forse», finsi di assecondarlo. «Dovremmo tornare a casa. Non c’è più tempo».
Edward mi prese per mano e partimmo.
L’appunto di Alice non mi lasciava ben sperare. Se ci fosse stato un modo per evitare l’imminente carneficina, sarebbe rimasta con noi. Non vedevo altra possibilità. Quindi mi stava suggerendo qualcos’altro. Non era una via di fuga. Ma cos’altro pensava potessi volere? Forse un modo per salvare
Carlisle e gli altri si erano dati da fare in nostra assenza. Li avevamo lasciati solo cinque minuti e già erano pronti a partire. Jacob, di nuovo umano, era seduto in un angolo e teneva Renesmee in grembo. Entrambi ci fissavano con occhi sgranati.
Rosalie aveva rinunciato al suo aderente abito di seta a favore di un robusto paio di jeans, scarpe da corsa e una camicia pesante da boscaiolo. Esme era vestita più o meno allo stesso modo. Sul tavolino del divano era posato un mappamondo, ma avevano già finito di studiarlo. Aspettavano solo noi.
L’atmosfera era più positiva di prima; l’idea di entrare in azione li faceva sentire meglio. Tutte le speranze erano riposte nelle istruzioni di Alice.
Guardai il mappamondo e mi chiesi quale fosse la nostra prima meta.
«Noi dobbiamo restare?», domandò Edward a Carlisle. Non ne sembrava contento.
«Alice ha detto che avremmo dovuto mostrare Renesmee agli altri, e con cautela», disse Carlisle. «Vi manderemo tutti quelli che riusciremo a trovare. Edward, è un campo minato che solo tu puoi attraversare incolume».
Edward annuì secco, ancora scontento. «Sarà un campo sterminato».
«Noi ci divideremo», intervenne Emmett. «Io e Rose scoveremo i nomadi».