«Va bene, piccola», disse Charlie. «La puoi portare stamattina? Sue mi prepara il pranzo. La mia cucina le fa orrore, proprio come a te quando eri appena arrivata».
Charlie rise, poi sospirò ricordando i vecchi tempi.
«Stamattina è perfetto». Prima era, meglio era. Rimandavo già da troppo tempo.
«Jake viene con voi?».
Anche se Charlie non sapeva niente dell’imprinting dei licantropi, era difficile ignorare l’affetto esistente fra Jacob e Renesmee.
«Probabile». Jacob non si sarebbe perso di sua volontà un pomeriggio con Renesmee senza succhiasangue intorno.
«Forse allora dovrei invitare anche Billy», ponderò Charlie. «Ma... mmm. Un’altra volta, magari».
Prestavo solo un orecchio a quanto diceva Charlie: abbastanza da notare la strana esitazione nella sua voce quando nominò Billy, ma non sufficiente perché me ne preoccupassi. Charlie e Billy erano adulti: se avevano dei problemi fra loro, li potevano benissimo risolvere da soli. Io ero già assillata da molte altre incombenze ben più importanti.
«A fra poco», gli dissi e riagganciai.
Il fatto che fossi io a muovermi non serviva soltanto a proteggere mio padre dai ventisette vampiri male assortiti, che avevano tutti giurato di non uccidere nessuno nel raggio di cinquecento chilometri, anche se... non si poteva mai sapere. Ovvio, era meglio che nessun essere umano si avvicinasse al gruppo. Era quella la scusa che avevo fornito a Edward: portavo Renesmee da Charlie in modo che lui non si risolvesse a venire da noi. Era un buon motivo per allontanarmi da casa, ma non era affatto quello vero.
«Perché non possiamo prendere la tua Ferrari?», si lamentò Jacob quando ci trovammo in garage. Ero già salita sulla Volvo di Edward con Renesmee.
Finalmente Edward si era deciso a svelarmi quale sarebbe stata la mia automobile per il "dopo": come aveva sospettato, non ero stata capace di dimostrare l’entusiasmo che meritava. Certo, era bella e veloce, ma a me piaceva correre con le mie gambe.
«Dà troppo nell’occhio», risposi. «Potremmo andare a piedi, però Charlie uscirebbe di testa».
Jacob brontolò ma si sedette davanti. Renesmee si spostò dalle mie ginocchia alle sue.
«Come stai?», gli chiesi mentre uscivo dal garage.
«Come credi che stia?», chiese Jacob sarcastico. «Sono stufo di tutti quei succhiasangue puzzolenti». Vide la mia espressione e parlò prima ancora che potessi rispondergli. «Sì, lo so, lo so. Loro sono i buoni, sono venuti in nostro soccorso, ci salveranno eccetera eccetera. Però, di’ pure quello che vuoi, ma io continuo a pensare che Dracula Uno e Dracula Due facciano proprio senso».
Sorrisi mio malgrado. Neanch’io andavo matta per i due ospiti rumeni. «Non posso darti torto».
Renesmee scosse la testa ma non disse nulla: al contrario di noi, trovava che i due rumeni avessero uno strano fascino. Si era sforzata di parlare con loro ad alta voce, dato che non le permettevano di toccarli. Aveva fatto una domanda sulla loro pelle insolita e, anche se avevo temuto che si potessero offendere, ero stata quasi felice che gliel’avesse chiesto. Ne ero curiosa anch’io.
Non erano sembrati particolarmente turbati dal suo interesse. Tutt’al più, un po’ addolorati.
«Siamo rimasti seduti immobili per molto tempo, piccolina», le aveva risposto Vladimir, mentre Stefan annuiva senza proseguire le frasi dell’amico come faceva spesso. «A contemplare la nostra divinità. Il fatto che tutto arrivasse fino a noi era un segno del nostro potere. Le prede, i diplomatici, quelli che cercavano di conquistarsi i nostri favori. Stavamo seduti sui nostri troni e ci credevamo dèi. Per molto tempo non ci siamo accorti che stavamo cambiando, ci stavamo quasi pietrificando. Tutto sommato i Volturi ci hanno fatto un grosso favore quando hanno bruciato i nostri castelli. Almeno io e Stefan non abbiamo continuato a pietrificarci. Ora i Volturi hanno gli occhi rivestiti di porcherie polverose, mentre i nostri non ne hanno traccia. Immagino che questo rappresenterà un vantaggio quando glieli caveremo dalle orbite».
Da quel momento cercai di tenerli alla larga da Renesmee.
«Quanto possiamo restare da Charlie?», chiese Jacob, interrompendo il flusso dei miei pensieri. Era evidente che si stava rilassando mano a mano che ci allontanavamo dalla casa e da tutti i suoi nuovi inquilini. Mi rendeva felice capire che per lui non ero davvero una vampira. Continuavo a essere Bella e basta.
«Per un bel po’, a dire la verità».
Il tono della mia voce attirò la sua attenzione.
«Devi combinare qualcos’altro oltre alla visita a tuo padre?».
«Jake, hai presente quanto sei bravo a controllare i pensieri in presenza di Edward?».
Alzò un folto sopracciglio scuro: «Ah sì?».
Annuii, spostando lo sguardo verso Renesmee. Guardava fuori del finestrino e non capivo se le interessasse la nostra conversazione, ma decisi di non arrischiarmi a proseguire.
Jacob aspettò che aggiungessi qualcos’altro, e poi sporse il labbro inferiore mentre rifletteva sul poco che gli avevo detto.