Forse l’enorme casa bianca sarebbe andata distrutta in un incendio, con tutti quanti intrappolati dentro. Certo, per quello avrebbero avuto bisogno di cadaveri. Otto esseri umani delle dimensioni adatte. Arsi al punto da non essere identificabili nemmeno dalle impronte dentali.
In ogni caso sarebbe stata una bella gatta da pelare, almeno per me. Se non volevano farsi trovare, rintracciarli non sarebbe stata un’impresa facile. Certo, avevo a mia disposizione l’eternità. E quando hai l’eternità puoi setacciare il fienile pagliuzza per pagliuzza finché non sbuca l’ago.
Ora come ora, smantellare un fienile non sarebbe stato un problema. Perlomeno avrei avuto qualcosa da fare. All’idea che potessi lasciarmi sfuggire l’occasione, che le sanguisughe avessero tutto il tempo di scappare — se era quello il loro piano — mi saliva il sangue al cervello.
Potevamo agire già quella notte. Uccidere tutti quelli che trovavamo.
La prospettiva mi andava a genio perché, conoscendo Edward, sapevo che, se avessi ucciso uno della sua congrega, avrei avuto la possibilità di arrivare a lui. Sarebbe venuto a reclamare vendetta e non mi sarei di certo tirato indietro: non avrei lasciato al branco il privilegio di abbatterlo. Solo lui e io e che vinca il migliore.
Ma Sam non avrebbe voluto saperne.
Nell’altra stanza Paul ragliava come un asino. Forse aveva cambiato canale e stava guardando una sit-com, oppure una pubblicità esilarante. Qualunque cosa fosse, mi urtava i nervi.
Considerai l’ipotesi di spaccargli il naso un’altra volta. Ma non era con Paul che volevo scontrarmi.
Tentai di concentrarmi su altri suoni, sul vento che soffiava fra gli alberi. Non c’era gusto ad ascoltarlo con orecchie umane, era una cosa completamente diversa. Nel vento c’erano milioni di voci che, ingabbiato in quel corpo, non potevo sentire.
Eppure avevo orecchie abbastanza sensibili. Riuscivo a udire i rumori fin dalla strada, al di là degli alberi, i rumori delle auto che svoltavano all’ultima curva e finalmente arrivavano in prossimità del mare... con le isole, le rocce e l’immenso oceano azzurro che si estendeva fino all’orizzonte. Ai poliziotti di La Push piaceva stare di servizio nei paraggi: i turisti non facevano mai caso al cartello del limite di velocità piazzato dall’altro lato della strada.
Sentivo le voci della gente assembrata fuori dal negozietto di souvenir sulla spiaggia. Sentivo sbatacchiare il campanello tutte le volte che la porta si apriva e si chiudeva. Sentivo la mamma di Embry stampare scontrini alla cassa.
Sentivo le onde infrangersi contro gli scogli. Sentivo le urla dei bambini quando l’acqua gelida li investiva rapida e violenta senza che avessero il tempo di scansarla. Sentivo le mamme lamentarsi per i vestiti inzuppati. E poi sentii una voce familiare...
Ero così preso che l’ennesimo, improvviso raglio di Paul mi fece cascare dal letto.
«Fuori da casa mia», brontolai. Sapendo che non mi avrebbe dato retta, fui io a seguire il mio consiglio. Aprii la finestra con uno strattone e mi calai giù dal retro per non correre il rischio di imbattermi di nuovo in Paul. Sarebbe stata una tentazione troppo forte. Sapevo che l’avrei colpito ancora e, a quel punto, Rachel si sarebbe incazzata sul serio. Vedendo il sangue sulla maglietta avrebbe automaticamente dato la colpa a me. Non a torto, ma insomma...
Mi avviai verso la spiaggia con i pugni in tasca. Mentre attraversavo il parcheggio sterrato attiguo a First Beach nessuno si soffermò a guardarmi. Era uno degli aspetti positivi dell’estate: potevi andartene tranquillamente in giro in pantaloncini senza attirare l’attenzione.
Seguii la voce familiare e trovai Quil senza troppe difficoltà. Stava in una zona appartata della mezzaluna, lontano dalla massa dei turisti. Non smetteva un attimo di blaterare raccomandazioni.
«Allontanati dall’acqua, Claire. Dai. No, no. Oh! Ma
Quil aveva preso in spalla la piccola, che rideva con il secchiello in mano e i jeans fradici. Lui aveva un’enorme chiazza umida sulla maglietta.
«Io punto sulla ragazzina», dissi.
«Ciao, Jake».
Con uno strillo, Claire scaraventò il secchiello sulle ginocchia di Quil. «Giù, giù!».
Quil l’aiutò a scendere e la bambina mi corse incontro e mi si aggrappò alla gamba.
«Tio Jay!».
«Come va, Claire?».
Rise di gusto. «Quil t
«L’ho visto. Dov’è la mamma?».