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, decretò l’alfa e la doppia voce fu esaltata dal fervore dell’autorità. Non ci sono scappatoie. Tu, Jacob, combatterai al nostro fianco contro i Cullen. Insieme a Quil ed Embry, ti occuperai di Jasper ed Emmett. Il tuo compito è proteggere la tribù. È per questo che esisti. E compirai il tuo dovere.

Le mie spalle si curvarono sotto il peso dell’editto. Mi crollarono le gambe e mi ritrovai per terra, prono.

Nessun membro del branco poteva opporsi al volere dell’alfa.

11

Primo e secondo posto nella lista di "cose che non farò mai e poi mai"

Sam aveva cominciato a schierare gli altri mentre ero ancora piantato per terra. Embry e Quil mi stavano ai fianchi, in attesa che mi riprendessi e li guidassi.

Sentivo l’impulso, il bisogno di alzarmi e dirigere la mia squadra. Mi opposi invano alla spinta che intanto cresceva, sforzandomi di rimanere rannicchiato lì dove mi trovavo.

Embry guaì piano al mio orecchio. Non voleva pensare, per paura che Sam rivolgesse di nuovo l’attenzione su di me. La sua supplica muta mi spronava ad alzarmi, a darmi una mossa e farla finita.

Fra i membri del branco serpeggiava la paura, non tanto per se stessi, quanto per il gruppo. Era inimmaginabile che ne uscissimo tutti vivi. Quali fratelli avremmo perso? Chi ci avrebbe lasciati per sempre? Quali famiglie avremmo dovuto consolare l’indomani mattina per il loro lutto?

La mia mente si mise in moto, cominciò a lavorare all’unisono con le loro, a pensare alla maniera di affrontare quelle paure. Mi alzai meccanicamente da terra e agitai il manto.

Embry e Quil sospirarono di sollievo. Quil mi sfiorò un fianco con il naso.

Nelle loro teste dominava l’idea della sfida, della missione. Ricordavamo tutti le notti in cui avevamo visto i Cullen esercitarsi per la battaglia contro i neonati. Emmett Cullen era il più forte, ma il problema maggiore sarebbe stato Jasper. Si muoveva rapido come un lampo: potenza, velocità e morte in lui erano un tutt’uno. Quanti secoli di esperienza aveva accumulato? Abbastanza perché gli altri Cullen avessero chiesto consiglio a lui.

Prendo io il comando, se vuoi proteggere il fianco, si offrì Quil. Era il più elettrizzato di tutti. Osservando Jasper che impartiva gli ordini notte dopo notte, Quil aveva desiderato ardentemente di potersi misurare con il vampiro. Per lui era una gara. Sapeva che in gioco c’era la sua vita, ma la vedeva così. Lo stesso valeva per Paul e per quelli che non erano mai andati in battaglia, come Collin e Brady. Forse anche per Seth, se gli avversari non fossero stati suoi amici.

Jake? Quil richiamò la mia attenzione. Come vuoi procedere?

Scossi la testa. Non riuscivo a concentrarmi: mi sentivo una marionetta spronata dall’impulso di seguire gli ordini, con i muscoli mossi da fili invisibili. Prima una zampa, poi l’altra.

Seth si trascinava dietro Collin e Brady, Leah aveva assunto il comando della sua squadra. Mentre metteva a punto il piano assieme agli altri, ignorava Seth e mi resi conto che avrebbe preferito tenerlo lontano dallo scontro. Nutriva una sorta di senso materno nei confronti del fratello più piccolo. Avrebbe voluto che Sam lo rimandasse a casa. Seth ignorò i pensieri di Leah, anche lui cercava di adattarsi ai fili invisibili.

Se magari la smettessi di opporre resistenza, bisbigliò Embry.

Concentriamoci sul nostro compito, su quelli grossi. Possiamo abbatterli. Li abbiamo in pugno! Quil si pompava, le sue parole suonavano come un discorso di incitamento prima di una partita importante.

Sarebbe stato facile non pensare ad altro che al mio compito. Non era difficile immaginare di attaccare Jasper ed Emmett. Ci eravamo già andati vicini. Per molto tempo li avevo considerati miei nemici. Potevo farlo ancora.

Dovevo solo dimenticare che proteggevamo la stessa cosa. Dovevo solo dimenticare la ragione per cui avrei potuto desiderare che vincessero loro...

Jake, mi mise in guardia Embry. Concentrati.

Mi mossi con indolenza, ribellandomi ai fili invisibili.

È inutile opporsi, mormorò Embry.

Aveva ragione. Avrei fatto quello che voleva Sam, se era disposto ad andare fino in fondo. E chiaramente lo era.

L’autorità dell’alfa era più che motivata. Anche un branco forte come il nostro non costituiva una grande potenza senza un capo. Per risultare efficaci dovevamo muoverci assieme, pensare assieme. Perciò era necessario che ci fosse una testa a condurre il corpo.

Ma se Sam si fosse sbagliato? Nessuno poteva farci niente. Nessuno poteva contrastare la sua decisione.

Tranne...

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