Capivo perché non c’era mai stato più di un alfa maschio in un branco. Il mio corpo rispondeva alla provocazione. Sentivo crescere dentro di me l’istinto che mi esortava a difendere ciò che reclamavo. La mia natura di lupo era pronta a lanciarsi nella battaglia per la supremazia.
Dispiegai tutte le mie energie nel tentativo di controllare la reazione. Non intendevo lanciarmi in un combattimento inutile e deleterio contro Sam. Era ancora un fratello, anche se lo avevo appena ripudiato.
Trasalii.
Non appena avvertì il peso dell’alfa nella mia voce, fece un balzo indietro. Su di lui faceva molto più effetto di quanto avesse mai fatto su di me. Perché io ero
Quando gli voltai le spalle, un coro di ululati squarciò l’aria.
Affondai le unghie nella terra e scappai di corsa dal putiferio che avevo scatenato. Non avevo molto tempo. Leah era l’unica che poteva sperare di raggiungermi, ma avevo un certo vantaggio su di lei.
L’ululato si affievolì mano a mano che mi allontanavo e nel sentire che quel suono continuava a squarciare la notte silenziosa, mi sentii confortato. Significava che non erano ancora partiti al mio inseguimento.
Dovevo avvertire i Cullen prima che il branco si ricomponesse e mi fermasse. Se i Cullen si fossero fatti trovare preparati, era possibile che Sam ci ripensasse, prima che fosse troppo tardi. Sfrecciai verso la casa bianca che tanto odiavo, lasciandomi alle spalle la mia, una casa che ormai non mi apparteneva più: le avevo voltato le spalle.
La giornata era cominciata come tutte le altre. Ero rientrato sotto la pioggia dell’alba dopo essere stato di ronda, avevo fatto colazione con Billy e Rachel, mi ero lasciato intontire dalla TV, mi ero azzuffato con Paul... Possibile che tutto fosse cambiato in maniera così surreale? Che dopo quel gran casino mi ritrovassi solo, un alfa ribelle emarginato e pronto a preferire i vampiri ai miei fratelli?
Il suono che temevo arrestò i miei pensieri confusi: era il contatto impercettibile fra il terreno e grosse zampe che m’inseguivano. Mi scagliai in avanti, lanciandomi come un missile dentro l’oscurità della foresta. Dovevo avvicinarmi quel tanto che bastava perché Edward riuscisse a sentire l’avvertimento che mi ronzava in testa. Da sola, Leah non ce l’avrebbe fatta a bloccarmi.
E fu allora che carpii i pensieri che mi stavano alle calcagna. Non erano rabbiosi, ma entusiastici. Quei passi non mi stavano dando la caccia: mi seguivano.
La mia falcata perse il ritmo. Barcollai un attimo prima di ritrovare l’equilibrio.
Non rispose, ma percepii la sua eccitazione mentre cercava di tenere il mio passo. Vedevo attraverso i suoi occhi come lui vedeva attraverso i miei. Lo scenario notturno era fosco per me, pieno di desolazione. Per lui, invece, era una promessa di speranza.
Non mi ero reso conto di aver rallentato, ma all’improvviso me lo ritrovai di fianco, che correva con me.
Il lupo allampanato sbuffò.