Finalmente tacque.
E in quel momento attraversammo la strada e ci inoltrammo nella foresta che circondava casa Cullen. Edward riusciva già a sentirci?
Ormai eravamo piuttosto vicini.
Abbiamo
Approdammo sul grande prato, sbucando dal fitto degli alberi. La casa era buia ma non vuota. Edward era sotto il portico, fra Emmett e Jasper. Alla luce fioca, erano bianchi come la neve.
«Jacob? Seth? Che succede?».
Rallentai e poi arretrai di qualche passo. L’odore m’investì con la violenza di una fiammata, colpa dell’olfatto da lupo. Seth guaì piano, titubante, e indietreggiò.
Per rispondere alla domanda di Edward ripercorsi mentalmente lo scontro con Sam. Seth pensava insieme a me, riempiva i vuoti che lasciavo e mostrava la scena da una diversa angolazione. Ci interrompemmo quando arrivammo alla parte che riguardava l’"abominio", perché Edward emise un sibilo furioso e balzò giù.
«Vogliono uccidere Bella?», ringhiò con tono incolore.
Emmett e Jasper, che non avevano ascoltato la prima parte della conversazione, scambiarono la sua domanda priva di intonazione per un’affermazione. In un baleno gli furono accanto, mostrando i denti mentre si avvicinavano a noi, minacciosi.
«Emm, Jazz, non loro! Gli altri. Sta arrivando il branco».
Emmett e Jasper fecero marcia indietro; Emmett si rivolse a Edward mentre Jasper non ci toglieva gli occhi di dosso.
«Che problema
«Lo stesso che ho io», sibilò Edward. «Ma hanno un piano diverso. Raduna gli altri. Chiama Carlisle! Lui ed Esme devono tornare subito!».
Guaii ansioso. Erano separati.
«Non sono lontani», disse Edward con lo stesso tono tombale di prima.
«Non ti metterai nei guai?», chiese Edward.
Seth e io ci scambiammo un’occhiata.
Girò sui tacchi e sfrecciò nell’oscurità. Non avevo intenzione di dare ordini a Seth, perciò lo lasciai fare.
Edward e io ci fissavamo al buio, nel prato. Sentivo Emmett bisbigliare al telefono. Jasper osservava il punto in cui Seth era sparito per prendere la via del bosco. Nel portico comparve Alice e poi, dopo avermi guardato a lungo con espressione carica d’ansia, svolazzò al fianco di Jasper. Supponevo che Rosalie fosse dentro insieme a Bella. Continuava a proteggerla... dai pericoli sbagliati.
«Non è la prima volta che devo esserti riconoscente, Jacob», sussurrò Edward. «Non ti avrei mai chiesto tanto».
Pensai alla richiesta che mi aveva fatto soltanto poche ore prima. Quando si trattava di Bella, niente era troppo per lui.
Ci pensò e poi annuì. «Sì, forse hai ragione».
«Vero», mormorò.
«Lo so. Non credevo che lo avrebbe fatto. Ma...».
La sua voce e i suoi occhi erano vuoti. «Peggio», gemette.
Non volevo che quella parola avesse il tempo di radicarsi nella mia mente. Grazie al cielo Alice parlò.
«Jacob, ti scoccia trasformarti?», mi chiese. «Voglio sapere cosa succede».
Feci cenno di no e contemporaneamente arrivò la risposta di Edward.
«Deve restare in contatto con Seth».
«Bene, allora saresti così gentile da dirmi tu cosa sta succedendo?».