Ed eccolo, un pensiero che mai e poi mai avrei voluto evocare. Ma in quel momento, con le zampe tenute da fili invisibili, considerai l’eccezione con sollievo, anzi, con una gioia intensa.
Nessuno poteva contrastare la decisione dell’alfa, tranne
Senza aver mai dovuto lottare per conquistarlo, possedevo qualcosa di innato, un diritto che non avevo mai reclamato.
Non avevo mai voluto pormi a capo del branco. E non volevo starci neanche adesso. Non volevo prendermi carico della sorte di tutti. Sam se la cavava molto meglio di quanto me la sarei mai cavata io.
Ma quella notte aveva torto.
E io non ero nato per inginocchiarmi davanti a lui.
Nell’attimo esatto in cui accettai il mio diritto di nascita, mi sentii libero dalle catene.
Sentii addensarsi in me un senso di libertà e un potere strano e allo stesso tempo vuoto. Vuoto sì, perché il potere dell’alfa veniva dal branco e io non ce l’avevo, un branco. Per un istante fui sopraffatto dall’isolamento.
Non avevo più un branco.
Ciononostante mi diressi di slancio verso Sam che parlamentava con Paul e Jared. Non appena mi sentì sopravanzare, si voltò e mi guardò torvo.
Si accorse subito della mia scelta perché anche i miei pensieri risuonarono con la voce dell’alfa.
Indietreggiò di mezzo passo e si lasciò sfuggire un guaito sconvolto.
Mi fissò stupefatto.
Erano parole dure, ma vere. Inspirai una bella boccata d’aria per mandarle giù.
Udii il doppio eco dell’alfa che impregnava il suo ordine, ma stavolta non ne subii il peso. Non mi riguardava più. Serrò la mascella, cercando di costringermi a reagire alle sue parole.
Lo fissai negli occhi che erano diventati furiosi.
La sua coda prese a scudisciare avanti e indietro quando colse il rimprovero implicito nelle mie parole. Poi avanzò di un passo e ci trovammo vicinissimi: i suoi denti scoperti erano a un niente dai miei. Fino a quel momento non mi ero accorto di averlo superato in altezza.