Le spiegò la situazione con frasi smozzicate, senza lasciar trapelare alcuna emozione. «Il branco crede che Bella sia diventata un problema. Temono che ciò che... ciò che porta in grembo sia troppo pericoloso. Perciò si sentono in dovere di eliminarlo. Jacob e Seth hanno abbandonato il branco per avvertirci. Gli altri attaccheranno stanotte».
Alice si allontanò da me con un sibilo. Emmett e Jasper si scambiarono un cenno d’intesa e poi spostarono gli occhi verso gli alberi.
«Carlisle ed Esme stanno per arrivare», annunciò Emmett, «fra venti minuti al massimo».
«Dobbiamo prepararci alla difesa», decretò Jasper.
Edward annuì. «Rientriamo».
«Va bene».
Rientrarono in casa, perlustrando con gli occhi ogni angolo. Ancora prima che fossero dentro, iniziai a correre verso ovest.
Seth si precipitò a tutta velocità.
Correvamo in silenzio, i minuti passavano. Udivo i rumori che lo circondavano, verificavo le sue osservazioni.
Afferrò l’odore che veniva trasportato dalla brezza e gli lessi nel pensiero.
Ma era sparito.
In preda all’ansia, mi portai verso il confine occidentale. Se non fossi riuscito a prendermi cura di Seth nemmeno per una sola, maledetta notte, sarebbe stato il colmo. E se gli succedeva qualcosa mentre era con me? Leah mi avrebbe fatto a brandelli.
Perlomeno il moccioso non perse tempo. Passarono soltanto un paio di minuti e lo percepii di nuovo.
Sospirai. Comunque andasse, non m’importava.
Finita la perlustrazione, tornai indietro. Colsi l’odore di Seth, era passato da lì anche lui. Non c’era punto che non avessimo battuto.
Il nome di Edward fece affiorare altri ricordi. Seth li lesse in preda allo sbigottimento.
E poi si mise a ululare.
Mi avviai a grandi passi verso la casa.
Seth ribolliva di rabbia. Lo ignorai.