Читаем Breaking Dawn полностью

Quando giunsi sul prato, vidi Edward che sbirciava da una finestra. Mi precipitai, per accertarmi che avesse ricevuto il messaggio.

Non c’è nessuno là fuori... capito?

Annuì.

Se la comunicazione non fosse stata a senso unico, sarebbe stato tutto molto più agevole. Ancora una volta, ero felice di non essere nella sua testa.

Si voltò verso l’interno e vidi che un brivido lo percorreva. Mi fece un cenno, come a scacciarmi, e senza nemmeno guardare nella mia direzione, sparì dalla visuale.

Che succede?

Come se mi aspettassi di ricevere una risposta.

Mi sedetti sull’erba e restai in ascolto. Con quelle orecchie riuscivo quasi a udire il rumore tenue dei passi di Seth, dentro la foresta.

Era facile sentire i suoni che provenivano dall’interno della casa buia.

«Era un falso allarme», spiegava Edward con voce di tomba, limitandosi a riportare quello che gli avevo detto. «Seth pensava ad altro e si è dimenticato che aspettavamo un segnale. È molto giovane».

«Che fortuna avere dei cucciolotti a presidiare la fortezza», brontolò una voce più profonda, forse quella di Emmett.

«Ci hanno fatto un grosso favore stanotte, Emmett», disse Carlisle. «E a costo di un sacrificio personale».

«Sì, lo so. Sono solo invidioso. Vorrei essere là fuori anch’io».

«Seth non pensa che Sam ci attaccherà», disse meccanicamente Edward. «Non ora che siamo stati avvertiti e che ha dovuto rinunciare a due membri del branco».

«Jacob che ne pensa?», chiese Carlisle.

«Non è altrettanto ottimista».

Tacquero tutti. Seguì un rumore leggero che non riuscii a collocare. Sentivo il loro respiro lieve e riuscii a individuare quello di Bella. Era più forte, affaticato. Procedeva a balzi, a un ritmo strano. Percepii il battito del suo cuore. Mi sembrò troppo veloce. Cercai di confrontarlo con il mio, ma non ero certo che fosse un metro di misura valido. Neanch’io mi sentivo tanto normale.

«Non la toccare! La sveglierai», mormorò Rosalie.

Qualcuno sospirò.

«Rosalie», sussurrò Carlisle.

«Non cominciare, Carlisle. Finora ti abbiamo lasciato fare, ma adesso basta».

Rosalie e Bella ormai parlavano entrambe al plurale, come se formassero un branco a sé.

Andavo su e giù fuori dall’ingresso della casa. A ogni passaggio mi avvicinavo un po’. Le finestre buie sembravano una sfilza di monitor in una scialba sala d’attesa: impossibile distogliere a lungo lo sguardo.

Ancora qualche minuto, altri passaggi, e a forza di camminare sfiorai il confine del portico con il pelo.

Intravidi qualcosa dalle finestre: la parte superiore delle pareti, il soffitto, il candeliere spento. Considerata la mia altezza, mi bastava allungare un po’ il collo e magari poggiare una zampa sul muro.

Sbirciai all’interno, aspettandomi di vedere più o meno la scena del pomeriggio. Invece era cambiato tutto, tanto che di primo acchito mi sentii confuso. Per un attimo, pensai di aver sbagliato stanza.

La grande vetrata era scomparsa: sembrava rivestita di metallo. E avevano tolto di mezzo i mobili. Bella era rannicchiata su un lettino al centro della stanza. Non era un letto normale: aveva le sbarre, come in ospedale. Anche i monitor collegati al suo corpo e i tubi conficcati nella pelle mi ricordavano una corsia. Le luci sugli schermi lampeggiavano senza emettere alcun suono. L’unico rumore proveniva dalla flebo: stillava un liquido denso e bianco, tutt’altro che trasparente.

Di tanto in tanto, nel sonno agitato rantolava, mentre Edward e Rosalie le ronzavano intorno. Ebbe un sussulto e gemette. Rosalie le accarezzò la fronte. Edward era rigido: mi dava le spalle, ma doveva avere un’espressione molto eloquente visto che Emmett si frappose fra loro in un lampo. Sollevò le mani per fermarlo.

«Non stanotte, Edward. Abbiamo già preoccupazioni a sufficienza».

Edward si allontanò, era di nuovo l’uomo divorato dalle fiamme. Per un attimo i suoi occhi incrociarono i miei, poi mi allontanai a quattro zampe.

Mi avviai di corsa nel folto della foresta, per raggiungere Seth, per scappare da ciò che mi lasciavo alle spalle.

Peggio. Sì, stava peggio.

12

Certa gente proprio non afferra il concetto di "sgradito"

Stavo finalmente per appisolarmi.

Перейти на страницу:

Похожие книги

Мой генерал
Мой генерал

Молодая московская профессорша Марина приезжает на отдых в санаторий на Волге. Она мечтает о приключении, может, детективном, на худой конец, романтическом. И получает все в первый же лень в одном флаконе. Ветер унес ее шляпу на пруд, и, вытаскивая ее, Марина увидела в воде утопленника. Милиция сочла это несчастным случаем. Но Марина уверена – это убийство. Она заметила одну странную деталь… Но вот с кем поделиться? Она рассказывает свою тайну Федору Тучкову, которого поначалу сочла кретином, а уже на следующий день он стал ее напарником. Назревает курортный роман, чему она изо всех профессорских сил сопротивляется. Но тут гибнет еще один отдыхающий, который что-то знал об утопленнике. Марине ничего не остается, как опять довериться Тучкову, тем более что выяснилось: он – профессионал…

Альберт Анатольевич Лиханов , Григорий Яковлевич Бакланов , Татьяна Витальевна Устинова , Татьяна Устинова

Детективы / Детская литература / Проза для детей / Остросюжетные любовные романы / Современная русская и зарубежная проза