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Io? Quale intuizione? Non avevo pensato ad altro che all’odio che provavo per la cosa. Perlomeno i miei sentimenti erano condivisi da qualcun altro. Edward aveva avuto non poche difficoltà a usare un termine neutro come feto.

«Non abbiamo ancora valutato il problema da quella angolazione», proseguì. «Finora abbiamo sempre pensato a ciò di cui ha bisogno Bella. Ma il suo corpo reagisce più o meno come reagirebbero i nostri. Forse dovremmo prendere in considerazione i bisogni del... feto. Forse, se riuscissimo a soddisfarlo, potremmo aiutare lei in maniera più efficace».

«Non ti seguo, Edward», disse Carlisle.

«Pensaci, Carlisle. Se la creatura è più un vampiro che un umano, cos’è che desidera ardentemente... cos’è che non gli diamo? Jacob ci è arrivato».

Ah sì? Ripercorsi mentalmente la conversazione, tentando di ricordare quali pensieri mi fossi tenuto per me. Nell’attimo esatto in cui me ne resi conto, anche Carlisle capì.

«Oh», disse, sorpreso. «Pensi che abbia sete?».

Rosalie sibilò fra i denti. Non era più sospettosa. Il suo volto disgustosamente perfetto s’illuminò e lei sgranò gli occhi per l’entusiasmo. «Certo», mormorò. «Carlisle, abbiamo tutto lo 0 negativo che tenevamo da parte per Bella. È una buona idea», aggiunse senza guardarmi.

«Uhm». Carlisle si portò la mano al mento, perso nei pensieri. «Mi chiedo quale sarebbe il metodo di somministrazione migliore».

Rosalie scosse la testa. «Non c’è tempo per la creatività. Direi di cominciare in maniera tradizionale».

«Aspetta un attimo», sussurrai. «Un attimo solo. Stai dicendo. .. stai dicendo che Bella dovrebbe bere sangue?».

«È stata una tua idea, cane», disse Rosalie torva, senza degnarmi di uno sguardo.

La ignorai e mi rivolsi a Carlisle. Negli occhi del dottore c’era la stessa ombra di speranza che aveva ravvivato il volto di Edward. Increspò le labbra, mentre meditava.

«È semplicemente...», non riuscii a trovare la parola esatta per completare la frase.

«Mostruoso?», suggerì Edward. «Ributtante?».

«Abbastanza».

«Ma se servisse ad aiutare lei?», sussurrò.

Scossi la testa, con rabbia. «Che cosa vuoi fare? Ficcarle una cannula in gola?».

«Le chiederò cosa ne pensa. Però volevo accennarlo a Carlisle, prima».

Rosalie annuì. «Se le dici che potrebbe fare del bene al bambino, sarà disposta a tutto. Pure se si rendesse necessario alimentarli con una sonda».

Quando sentii che la sua voce si era addolcita pronunciando la parola bambino, capii che la bionda avrebbe appoggiato qualsiasi iniziativa che potesse aiutare il mostro succhiavita. Qual era il vincolo misterioso che legava quei due? Era Rosalie a volere il bambino?

Con l’angolo dell’occhio vidi che Edward annuiva, soprappensiero, senza guardarmi. Ma sapevo che stava rispondendo alle mie domande.

Non avrei mai pensato che la Barbie glaciale avesse un istinto materno. Altro che proteggere Bella. Rosalie sarebbe stata capace di cacciarle il tubo in gola con le sue stesse mani.

Edward increspò le labbra e capii di averci azzeccato ancora una volta.

«Be’, il tempo fugge. Non possiamo restarcene qui seduti a discutere», disse Rosalie impaziente. «Che ne pensi Carlisle? Possiamo provarci?».

Carlisle fece un respiro profondo e si alzò. «Chiederemo a Bella».

La bionda si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto, certa che, se fosse dipeso da Bella, avrebbe avuto via libera.

Mi trascinai su per le scale e li seguii in casa. Non sapevo bene nemmeno io perché. Forse era solo curiosità morbosa. Sembrava un film dell’orrore. C’erano mostri e sangue dappertutto.

Forse, semplicemente, non riuscivo a fare a meno di un’altra dose della mia droga, che ormai scarseggiava.

Bella era distesa sul letto d’ospedale, la pancia emergeva da sotto le lenzuola come una montagna. Sembrava una statua di cera: il colorito era cadaverico, lo sguardo del tutto assente. Non fosse stato per gli impercettibili movimenti del petto, per il respiro debole, avrei detto che era morta. Con occhi sospettosi ci guardò tutti e quattro.

Gli altri le erano già accanto, si posizionarono nella stanza con movimenti fulminei. Una scena raccapricciante. Mi avvicinai con passo tranquillo, come stessi passeggiando.

«Che succede?», chiese Bella con voce stridula. Contrasse la mano cerea, come a proteggere il ventre a forma di pallone.

«Jacob ha avuto un’idea che potrebbe aiutarti», disse Carlisle. Avrei preferito che non mi coinvolgesse. Non avevo suggerito niente, io. Che attribuisse i meriti al marito succhiasangue: l’idea era stata sua. «Non sarà piacevole, ma...».

«Ma aiuterà il bambino», s’intromise impaziente Rosalie. «Abbiamo scoperto una maniera migliore di nutrirlo. Forse».

Bella batté le palpebre. Poi tossì una risatina debole. «Non sarà piacevole?», ripeté sottovoce. «Grande novità!». Osservò il tubicino conficcato nel suo braccio e tossì di nuovo.

La bionda rise con lei.

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