«Non è con me che devi prendertela. È stato il tuo vampiro a rubarmi certi commenti maligni dalla testa».
Sorrise appena. «Non mi aspettavo di rivederti».
«Già, neanch’io», ammisi.
Mi sembrava strano starmene lì in piedi, ma i vampiri avevano messo via il mobilio per piazzare le attrezzature mediche. Immaginai che il dettaglio non li toccasse: quando si è fatti di roccia, che importanza ha sedersi o stare in piedi? Se non fossi stato tanto esausto la cosa non avrebbe toccato neppure me, del resto.
«Edward mi ha detto cosa hai dovuto fare. Mi dispiace».
«È tutto a posto. Probabilmente era solo questione di tempo. Prima o poi mi sarei ribellato a Sam», mentii.
«Anche Seth», biascicò.
«A dire il vero, lui è molto felice di aiutarci».
«Detesto essere la causa dei tuoi guai».
Risi ma, più che una risata, mi uscì un latrato.
Respirò a fatica. «Immagino che non sia una novità, vero?».
«No, in effetti non lo è».
«Non sei costretto a guardare», disse, quasi mimando le parole.
Avrei potuto andarmene. Forse sarebbe stata una buona idea. Ma se l’avessi fatto, a giudicare da come stava, avrei rischiato di perdermi il suo ultimo quarto d’ora.
«Francamente non saprei nemmeno dove andare», le dissi, cercando di mantenere un tono neutro. «Da quando Leah si è unita a noi, la faccenda dei lupi è molto meno allettante».
«Leah?», rantolò.
«Non gliel’hai detto?», chiesi a Edward.
Fece spallucce senza distogliere gli occhi da lei. Evidentemente per lui non era una grande notizia, niente che meritasse di mescolarsi agli eventi molto più importanti che stavano precipitando.
Bella non la prese alla leggera. Sembrava una cattiva notizia per lei.
«Perché?», ansimò.
Mi risparmiai la versione romanzata. «Per tenere d’occhio Seth».
«Ma Leah ci odia», mormorò.
«Leah non darà fastidio a nessuno». Escluso me. «Appartiene al mio branco», feci una smorfia nel pronunciare quelle parole, «perciò fa quello che le dico di fare». Puah!
Bella non pareva convinta.
«Hai paura di Leah ma sei diventata l’amichetta del cuore della bionda psicopatica?».
Dal secondo piano giunse un sibilo. Fico: mi aveva sentito.
Bella corrugò la fronte. «No. Rose mi capisce».
«Già», grugnii. «Capisce che stai per morire e non gliene importa un bel niente. Per lei conta solo che il mutante si salvi la pelle».
«Smettila di fare lo scemo, Jacob», sussurrò.
Era troppo debole perché mi arrabbiassi con lei. Quindi cercai semplicemente di sorridere. «Lo dici come se fosse possibile».
Per un secondo, Bella cercò di non rispondere con un sorriso, ma non riuscì a trattenersi e le sue labbra ceree si sollevarono agli angoli.
Poi arrivarono Carlisle e la psicopatica. Carlisle aveva in mano un bicchiere di plastica di quelli con il coperchio e la cannuccia pieghevole. Oh...
Carlisle le porse il bicchiere con una certa titubanza. Bella lo scrutò e sul suo volto tornò un’ombra di terrore.
«Possiamo provare con un altro metodo», disse Carlisle conciliante.
«No», sussurrò Bella. «No, prima proverò così. Non c’è tempo...».
Per un attimo pensai che finalmente avesse avuto un’illuminazione e cominciasse a preoccuparsi per sé, ma poi la sua mano tornò lieve sulla pancia.
Prese il bicchiere offerto da Carlisle. Le mani le tremavano leggermente e sentivo il liquido che si agitava. Cercò di appoggiarsi su un gomito, ma riusciva a malapena a sollevare la testa. Una vampata di calore mi attraversò la schiena quando vidi come si era indebolita in meno di un giorno.
Con una mano Rosalie le cinse le spalle e con l’altra le resse la testa, come se avesse a che fare con un neonato. La bionda ci sapeva fare con i bambini.
«Grazie», sussurrò Bella. Fece vagare lo sguardo su di noi. Era ancora abbastanza cosciente. Di certo sarebbe arrossita, non fosse stata così prosciugata.
«Non fare caso a loro», la incoraggiò Rosalie.
Mi sentivo a disagio. Me ne sarei dovuto andare dopo che Bella aveva accettato di bere. Non era il mio posto, non ero uno di loro. Meditai di uscire, ma poi mi resi conto che quella mossa le avrebbe solo reso tutto più difficile e per lei sarebbe stata ancora più dura andare fino in fondo. Avrebbe pensato che fossi troppo nauseato per restare. Il che, più o meno, era vero.
Tuttavia, anche se non ero disposto ad accollarmi la paternità dell’idea, non volevo nemmeno recitare il ruolo del menagramo.
Bella sollevò il bicchiere. Se lo avvicinò e annusò dall’estremità della cannuccia. Trasalì con una smorfia.
«Bella, tesoro, possiamo trovare un modo più semplice», disse Edward, tendendo la mano per liberarla dal bicchiere.
«Tappati il naso», suggerì Rosalie. Guardò la mano di Edward come se volesse staccargliela a morsi. Magari lo avesse fatto! Scommetto che lui avrebbe reagito e sarebbe stata una goduria vedere Rosalie privata di un arto.