«Sul serio... quando è stata l’ultima volta che hai dormito?».
Ci pensai su un attimo. «Uhm. Non lo so di preciso».
«Oh, Jake. Adesso t’incasino anche la salute. Non comportarti da stupido».
Digrignai i denti. Lei poteva farsi ammazzare da un mostro e io non potevo rinunciare a qualche notte di sonno per vederla morire?
«Riposati un po’, per favore», proseguì. «Di sopra ci sono le stanze da letto... puoi scegliere quella che vuoi».
L’espressione di Rosalie diceva in modo lampante che c’era un letto che non potevo scegliere. Il che mi portò a chiedermi cosa se ne facesse di un letto la Bella Insonne nel Bosco. Era così gelosa dei suoi oggetti di scena?
«Grazie, Bells. Ma preferisco dormire per terra. Lontano dalla puzza, sai».
Fece una smorfia. «Giusto».
Carlisle tornò e Bella allungò la mano per afferrare il sangue, distratta, come pensasse ad altro. Con la stessa espressione assente iniziò a succhiare.
Il suo aspetto era migliorato davvero. Si tese in avanti, facendo attenzione ai tubi, e si mise seduta. Rosalie accorse, le mani pronte ad afferrarla se avesse ceduto. Ma non fu necessario. Respirando profondamente fra una sorsata e l’altra, Bella trangugiò anche il secondo bicchiere.
«Come ti senti?», le chiese Carlisle.
«Non ho la nausea. Anzi, ho un po’ fame. Però, non sono sicura se sia fame o
«Carlisle, guardala», borbottò Rosalie in tono tronfio. «È ovvio che è quello che vuole il suo corpo. Dovrebbe berne dell’altro».
«È ancora umana, Rosalie. Ha bisogno anche di cibo. Diamole un po’ di tempo per vedere che effetto le fa e intanto possiamo provare a farle mangiare qualcosa. C’è niente che desideri, Bella?».
«Uova», rispose all’istante e scambiò uno sguardo e un sorriso con Edward. Il sorriso di lui era nervoso, ma il volto più vivace di prima.
Battei le palpebre e per poco non mi dimenticai di riaprire gli occhi.
«Jacob», mormorò Edward. «Dovresti dormire. Come ha detto Bella, puoi sistemarti dove preferisci qui in casa, anche se probabilmente saresti più a tuo agio fuori. Non preoccuparti di nulla. Ti prometto che, se sarà necessario, verrò a cercarti».
«Certo, certo», borbottai. Ora che Bella sembrava resistere qualche ora, potevo svignarmela. Mi sarei rannicchiato sotto un albero, abbastanza lontano perché l’odore non mi arrivasse. Il succhiasangue mi avrebbe svegliato se qualcosa fosse andato storto. Me lo doveva.
«Sicuro», concordò Edward.
Annuii e poi misi la mano su quella di Bella. Era gelida.
«Sembra che vada meglio».
«Grazie, Jacob». Mi strinse la mano. La fede nuziale ballava sull’anulare scheletrico.
«Procuratele una coperta», brontolai mentre mi dirigevo verso la porta.
Prima che uscissi, due ululati squarciarono la quiete del mattino. Non era possibile fraintendere l’urgenza. Niente malintesi stavolta.
«Dannazione», ringhiai e mi scaraventai fuori dalla porta. Mi precipitai via dalla veranda mentre lasciavo che il fuoco mi trasformasse a mezz’aria. I pantaloncini esplosero.
Assorbii le sue impressioni. Il debole, muto fremito nell’aria.
Leah lo raggiunse. Affondò gli artigli nel terriccio, tesa e pronta a scattare come una macchina da corsa.
Mi portai immediatamente nella piccola radura. Seth sospirò di sollievo e occupò istantaneamente il posto alla mia destra. Leah si mise alla mia sinistra, con minor entusiasmo.