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Chi prima arriva, meglio alloggia, pensò Seth, molto compiaciuto. E poi non sei mai stata terza prima d’ora, perciò è comunque un avanzamento.

Sssh!, mi lamentai. Non mi frega niente di dove state. Fate silenzio e tenetevi pronti.

Apparvero pochi istanti dopo. Camminavano, proprio come aveva pensato Seth. In testa c’era Jared in forma umana, con le mani in alto. Dietro di lui, Paul, Quil e Collin a quattro zampe. Le loro posture non tradivano intenzioni aggressive. Indugiavano alle spalle di Jared, con le orecchie tese, all’erta ma tranquilli.

Però... era strano che Sam avesse mandato Collin e non Embry. Non era ciò che avrei fatto io se avessi spedito una delegazione in territorio nemico. Anziché il moccioso avrei mandato un combattente esperto.

Che sia un modo per sviarci?, pensò Leah.

Sam, Embry e Brady avrebbero agito da soli? Mi sembrava improbabile.

Vuoi che controlli? Posso andare e tornare in due minuti.

Devo avvisare i Cullen?, domandò Seth.

E se fosse un trucco per dividerci?, chiesi. I Cullen sanno che sta succedendo qualcosa. Sono pronti.

Sam non sarebbe tanto stupido, sussurrò Leah, terrorizzata. Immaginava Sam che attaccava i Cullen insieme agli altri due lupi mancanti.

No, certo che no, la rassicurai, benché l’immagine che aveva in testa facesse soffrire anche me.

Nel frattempo, Jared e i tre lupi ci fissavano, in attesa. Era inquietante non sentire cosa si dicevano Quil, Paul e Collin. Le loro espressioni erano vuote e illeggibili.

Jared si schiarì la gola e annuì. «Tregua, Jake. Siamo venuti qui per parlare».

Dici che è vero?, mi chiese Seth.

Sarebbe logico, ma...

Già, concordò Leah. Ma...

Non ci rilassammo.

Jared s’accigliò. «Parlare sarebbe più facile, se potessi sentirvi anch’io».

Lo scrutai. Non avevo intenzione di ritrasformarmi finché non fossi stato più a mio agio. Finché non avessi colto il senso della situazione.

Perché Collin? Era quella la parte che mi dava maggiori preoccupazioni.

«Okay. Mi sa che mi limiterò a parlare, allora», disse Jared. «Jake, vogliamo che torniate con noi».

Quil si lasciò sfuggire un guaito, come a confermare la sua affermazione.

«Avete fatto a pezzi la nostra famiglia. Non doveva andare così».

Non ero del tutto in disaccordo, ma non era quello il punto. Al momento, io e Sam avevamo opinioni troppo distanti e inconciliabili.

«Sappiamo che ti senti coinvolto nella faccenda dei Cullen. Sappiamo che è un problema. Ma la tua reazione è stata esagerata».

Seth ringhiò. Esagerata? E non è altrettanto esagerato attaccare i nostri alleati senza nemmeno avvertirli?

Seth, hai mai sentito parlare di faccia da poker? Piantala.

Scusa.

Gli occhi di Jared guizzarono su Seth e tornarono su di me. «Sam è intenzionato ad andarci piano, Jacob. Si è calmato, ha parlato con gli altri anziani. Hanno deciso che un’azione immediata non è nell’interesse di nessuno, ora come ora».

Traduzione: non possono più contare sull’effetto sorpresa, pensò Leah.

Era curioso come i nostri pensieri collettivi fossero nitidi. Il branco era già il branco di Sam: da una parte "loro", dall’altra noi. Ne eravamo fuori, divisi. In particolare era strano che fosse Leah a pensare a quel modo, che si considerasse parte del "noi".

«Billy e Sue sono d’accordo con te, Jacob. Secondo loro possiamo aspettare che Bella si... separi dal problema. Nessuno di noi è così tranquillo all’idea di ucciderla».

Pure se avevo appena rotto le scatole a Seth per averlo fatto, non potei trattenermi dal ringhiare a mia volta. Quindi non si sentivano esattamente tranquilli all’idea di commettere un omicidio, eh?

Jared sollevò di nuovo le mani. «Calma, Jake. Sai cosa intendo. Il punto è questo: aspetteremo e valuteremo la situazione al momento giusto. Decideremo più in là, se la... cosa sia un problema».

Ah, pensò Leah, ma per piacere!

Non te la bevi?

So cosa pensano, Jake. So cosa pensa Sam. Pensano che Bella morirà comunque. E immaginano che allora sarai così furioso...

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