Leah faceva del suo meglio... per essere Leah. Mentre correva intorno al circuito provò a tenere un basso profilo, ma era impossibile non notare il suo compiacimento. Pensai a quel detto: «poca brigata, vita beata». Non faceva esattamente al caso mio, perché per me la brigata di
Rise fra sé, troppo su di giri e agitata per offendersi. Mi chiedevo fin quando sarebbe durata l’euforia per essersi sottratta alla commiserazione di Sam.
Quando fui poco lontano dal prato dei Cullen cambiai sembianze. Non era nei miei programmi passare molto tempo in forma umana, ma nei miei piani non c’era nemmeno quello di essere sintonizzato con la mente di Leah. Infilai i pantaloncini sbrindellati e attraversai il giardino.
Prima ancora che fossi sulle scale, la porta si aprì. Fui sorpreso che ad accogliermi fosse venuto Carlisle e non Edward. Il suo volto era esausto, frustrato. Per un attimo mi sentii raggelare. Mi arrestai di colpo, incapace di aprire bocca.
«Tutto bene, Jacob?», domandò Carlisle.
«Bella?», mi lasciai sfuggire con voce soffocata.
«Sta... più o meno come ieri notte. Ti ho spaventato? Mi dispiace. Edward ha detto che stavi per arrivare in forma umana e sono venuto ad accoglierti io, perché non l’ha voluta lasciare. È sveglia».
Ed Edward non voleva perdersi nemmeno un attimo di quel poco che gli rimaneva. Carlisle non lo disse ad alta voce, ma era come se lo avesse fatto.
Non dormivo da un pezzo, da prima dell’ultimo turno di ronda, e adesso cominciavo a sentire il peso della stanchezza. Feci un passo avanti, mi sedetti sugli scalini dell’ingresso e crollai pesantemente contro la ringhiera.
Muovendosi silenzioso come solo un vampiro è capace di fare, Carlisle si sedette all’altro capo del gradino su cui stavo io.
«Non ho avuto modo di ringraziarti ieri notte, Jacob. Non immagini quanto apprezzi la tua... compassione. So che il tuo scopo è proteggere Bella, ma se il resto della mia famiglia è al sicuro lo devo a te. Edward mi ha raccontato quello che hai dovuto fare».
«Lascia stare», bofonchiai.
«Come preferisci».
Restammo seduti in silenzio. Sentivo gli altri, in casa. Emmett, Alice e Jasper erano di sopra e parlavano sottovoce, in tono grave. In un’altra stanza, Esme canticchiava fra sé. Rosalie ed Edward respiravano vicini, non riuscivo a distinguere l’uno dall’altra, ma riconobbi il respiro affannoso di Bella. Sentii anche il battito del suo cuore. Sembrava irregolare.
Nelle ultime ventiquattr’ore pareva che un destino diabolico avesse macchinato per costringermi a fare tutto ciò che avevo giurato che mai e poi mai avrei fatto. Me ne stavo lì a indugiare, aspettando che morisse.
Non volevo sentire altro. Parlare era meglio che ascoltare.
«La consideri una di famiglia?», chiesi a Carlisle. Avevo aiutato anche il
«Certo. Bella è una figlia per me. Una figlia a cui sono molto affezionato».
«Ma la stai lasciando morire».
Rimase in silenzio tanto a lungo che dovetti sollevare lo sguardo. Il suo volto era molto, molto stanco. Sapevo come si sentiva.
«Immagino cosa pensi di me», disse infine. «Ma non posso ignorare la sua volontà. Non sarebbe giusto se scegliessi io per lei, se la costringessi».
Avrei voluto arrabbiarmi con lui, ma Carlisle rendeva tutto difficile. Mi sentivo sbattere in faccia le mie stesse parole, prese e poi deformate. Mi erano sembrate giuste, ma ora non più. Perché Bella stava morendo. Eppure... Ricordai quando mi ero accasciato a terra sotto il peso degli ordini di Sam, la sensazione di non avere scelta ed essere costretti a partecipare all’assassinio di qualcuno che amavo. Non era la stessa cosa, però. Sam era nel torto. E Bella amava ciò che non avrebbe dovuto amare.
«Pensi che abbia qualche possibilità di farcela? Cioè, come vampira e tutto quanto. Mi ha raccontato di... di Esme».
«Direi che al punto in cui siamo c’è una possibilità molto remota», rispose pacato. «Ho visto il veleno compiere miracoli, ma in certe condizioni anche il veleno è impotente. Il suo cuore si sta sforzando troppo e se dovesse smettere di funzionare non potrei fare molto».
Il battito di Bella che continuava a pulsare e perdere colpi diede un’enfasi tormentata alle sue parole.
Forse la Terra aveva cominciato a girare al contrario. Ecco perché tutto era l’opposto rispetto al giorno prima... e mi trovavo a sperare ciò che fino ad allora avevo considerato la peggiore calamità del mondo.
«Cosa le sta facendo?», sussurrai. «Ieri notte è peggiorata parecchio. Ho visto i tubi e il resto, dalla finestra».