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Ehi, un momento! Seth, questo non rimarrà un branco molto a lungo. Provai a riordinare i pensieri per convincerlo. Ora abbiamo uno scopo, ma quando... quando sarà finita, tornerò a essere un semplice lupo. Seth, tu hai bisogno di uno scopo. Sei un bravo ragazzo. Sei il genere di persona che ha sempre una crociata da combattere. E non esiste che te ne vada da La Push. Ti diplomerai e farai qualcosa per te. Ti prenderai cura di Sue. Non posso permettere che i miei problemi incasinino il tuo futuro.

Ma...

Jacob ha ragione, confermò Leah.

Sei d’accordo con me?

Certo. Però il discorso non ha niente a che vedere con me. Avevo già deciso di andarmene. Mi troverò un lavoro da qualche parte, lontano da La Push. Magari m’iscriverò a qualche corso al college del posto. Farò yoga e meditazione per ammorbidire il mio carattere... e resterò in questo branco, per il mio benessere mentale. Jacob, capisci anche tu che è logico così, vero? Io non darò fastidio a te, tu non ne darai a me... e saremo felici.

Mi voltai e iniziai a correre lentamente, a lunghi passi, verso ovest.

Non è così semplice, Leah. Fammici pensare, okay?

Certo. Prenditi tutto il tempo che ti serve.

Il ritorno fu più lungo dell’andata. Non m’importava della velocità. M’importava concentrarmi per non andare a sbattere contro qualche albero. Seth brontolava in un angolo della mia mente, ma riuscivo a non badargli. Sapeva che avevo ragione. Non poteva abbandonare sua madre. Sarebbe tornato a La Push a proteggere la tribù, com’era suo dovere.

Ma Leah, non ce la vedevo a fare la stessa cosa. E questo mi terrorizzava.

Un branco di noi due soli? Non era la distanza fisica il problema, non riuscivo a immaginare... l’intimità di quella situazione. Chissà se ci aveva pensato davvero, o se tutto dipendeva dal suo desiderio disperato di essere libera.

Leah non disse niente mentre ci rimuginavo su. Come a dimostrarmi quanto sarebbe stato semplice per noi rimanere insieme.

Ci imbattemmo in un branco di cervi dalla coda nera proprio mentre spuntava il sole, che illuminò appena le nuvole dietro di noi. Leah sospirò fra sé, ma non ebbe esitazioni. Il suo affondo fu pulito ed efficace; elegante, anche. Abbatté il più grande, il maschio, prima che l’animale, sorpreso, potesse rendersi conto del pericolo.

Per non essere da meno piombai sul secondo cervo più grande, spezzandogli subito il collo con un morso, per risparmiargli un dolore inutile. Percepivo il disgusto di Leah, che combatteva contro la sua stessa fame, e provai a semplificarle le cose lasciandomi dominare dalla mia natura animale. Avevo vissuto da lupo abbastanza a lungo da sapermi immedesimare in quel comportamento e in quel modo di pensare e vedere. Lasciai che gli istinti più urgenti prendessero il sopravvento e feci in modo che anche lei lo sentisse. Esitò per un secondo, ma poi tentò di avvicinare la sua mente alla mia e di vedere con i miei occhi. Fu molto strano: le nostre menti erano più legate che mai, perché stavamo provando a pensare insieme.

Strano, ma le fu d’aiuto. I suoi denti affondarono oltre il pelo e la pelle della spalla della vittima e strapparono un grosso pezzo di carne sanguinante. Invece di ritrarsi, come i suoi pensieri umani la inducevano a fare, lasciò che il lupo che era in lei reagisse d’istinto. Fu avvolta da una sorta di annebbiamento senza pensieri che le permise di mangiare in pace.

Per me fu semplice fare la stessa cosa. Ed ero contento di non essermene dimenticato. Presto la mia vita sarebbe stata di nuovo quella.

Leah ne avrebbe fatto parte? Una settimana prima l’idea mi sarebbe sembrata orripilante. Davvero insopportabile. Ma adesso la conoscevo meglio. Sollevata dalla sua sofferenza perenne, non era la lupa che conoscevo. Non era la ragazza che conoscevo.

Mangiammo insieme fino a saziarci.

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