Mi voltai e iniziai a correre lentamente, a lunghi passi, verso ovest.
Il ritorno fu più lungo dell’andata. Non m’importava della velocità. M’importava concentrarmi per non andare a sbattere contro qualche albero. Seth brontolava in un angolo della mia mente, ma riuscivo a non badargli. Sapeva che avevo ragione. Non poteva abbandonare sua madre. Sarebbe tornato a La Push a proteggere la tribù, com’era suo dovere.
Ma Leah, non ce la vedevo a fare la stessa cosa. E questo mi terrorizzava.
Un branco di noi due soli? Non era la distanza fisica il problema, non riuscivo a immaginare... l’
Leah non disse niente mentre ci rimuginavo su. Come a dimostrarmi quanto sarebbe stato semplice per noi rimanere insieme.
Ci imbattemmo in un branco di cervi dalla coda nera proprio mentre spuntava il sole, che illuminò appena le nuvole dietro di noi. Leah sospirò fra sé, ma non ebbe esitazioni. Il suo affondo fu pulito ed efficace; elegante, anche. Abbatté il più grande, il maschio, prima che l’animale, sorpreso, potesse rendersi conto del pericolo.
Per non essere da meno piombai sul secondo cervo più grande, spezzandogli subito il collo con un morso, per risparmiargli un dolore inutile. Percepivo il disgusto di Leah, che combatteva contro la sua stessa fame, e provai a semplificarle le cose lasciandomi dominare dalla mia natura animale. Avevo vissuto da lupo abbastanza a lungo da sapermi immedesimare in quel comportamento e in quel modo di pensare e vedere. Lasciai che gli istinti più urgenti prendessero il sopravvento e feci in modo che anche lei lo sentisse. Esitò per un secondo, ma poi tentò di avvicinare la sua mente alla mia e di vedere con i miei occhi. Fu molto strano: le nostre menti erano più legate che mai, perché stavamo
Strano, ma le fu d’aiuto. I suoi denti affondarono oltre il pelo e la pelle della spalla della vittima e strapparono un grosso pezzo di carne sanguinante. Invece di ritrarsi, come i suoi pensieri umani la inducevano a fare, lasciò che il lupo che era in lei reagisse d’istinto. Fu avvolta da una sorta di annebbiamento senza pensieri che le permise di mangiare in pace.
Per me fu semplice fare la stessa cosa. Ed ero contento di non essermene dimenticato. Presto la mia vita sarebbe stata di nuovo quella.
Leah ne avrebbe fatto parte? Una settimana prima l’idea mi sarebbe sembrata orripilante. Davvero insopportabile. Ma adesso la conoscevo meglio. Sollevata dalla sua sofferenza perenne, non era la lupa che conoscevo. Non era la ragazza che conoscevo.
Mangiammo insieme fino a saziarci.