Breton sbatté il cofano della Buick con tanta furia, che la grossa macchina sussultò come un pesante animale, dondolando sulle fiancate lustre. Dentro, Kate aspettava immobile, nel buio, come una Madonna: e proprio perché era cosi calma, l’ira di lui diventò incontrollabile.
— La batteria è scarica. Questo sistema tutto. Non andiamo.
— Non dire sciocchezze, Jack.
Kate scese dall’auto. — I Maguire ci aspettano. Possiamo telefonare per un tassi. — Il suo abito da sera era troppo leggero per proteggerla contro la brezza di fine ottobre, e lei si avvolse nel mantello con una dignità quasi disperata.
— Non essere così irragionevole, Kate. Siamo già in ritardo di un’ora, e non ho intenzione di andare a un ricevimento con le mani così sporche. Torniamo a casa.
— Sei puerile.
— Grazie. — Breton chiuse a chiave gli sportelli, sporcando d’olio nero la levigata vernice azzurra. — Andiamo.
— Io vado dai Maguire — insisté Kate. — Tu puoi anche tornare a casa a smaltire il cattivo umore, se vuoi.
— Non essere stupida. Non puoi fare tutta questa strada da sola.
— Posso andare e tornare benissimo sola… l’ho fatto per anni, prima di conoscerti.
— So che sei andata molto in giro, tesoro… ma ho sempre avuto il buon gusto di non parlarne, ecco tutto.
— Grazie! Almeno non avrai l’imbarazzo di farti vedere in pubblico con me, stasera.
Sentendo che le tremava la voce, Breton provò una punta di gioia maligna. — E come hai intenzione di andarci? Hai portato del denaro?
Lei esitò, poi tese la mano. — Dammi qualcosa per il tassi, Jack.
— Niente da fare, cara. Non mi hai detto che sono puerile? Andiamo a casa. — Assaporò per un momento la disperazione di lei, traendo in qualche modo vendetta dalla propria crudeltà, poi la situazione gli sfuggì di mano. “È troppo anche per me” si disse. “Cosa importa se arrivo tardi a un ricevimento, con le mani e la faccia sporche? Una persona equilibrata coglierebbe l’occasione di far l’imitazione di Al Jolson. Lasciamo che mi preghi ancora una volta e cederò. Andremo alla festa.”
Invece, Kate si limitò a pronunciare una sola parola tagliente, riempiendolo di costernazione, e si allontanò sul marciapiede illuminato dalle vetrine dei negozi. Con la mantella argentata strettamente avvolta sull’abito leggero e le lunghe gambe, rese ancor più slanciate dai tacchi altissimi dei sandali, pareva la versione, idealizzata per lo schermo, della pupa di un gangster. Per un attimo, Breton ne percepì la presenza fisica più di quanto gli fosse mai capitato, come se un meccanismo di messa a fuoco, da lungo tempo in disuso, fosse tornato a funzionare dietro i suoi occhi. La luminosità delle vetrine incorniciava Kate proiettandone l’immagine nitida nella sua mente, e lui vide, con lo stupore che desta sempre una nuova scoperta, la rete delle sottili vene azzurre nella parte posteriore delle sue ginocchia. Breton si sentì sopraffatto da un’ondata di puro affetto. “Non puoi lasciare che Kate vada sola di notte per la città” gli disse una voce. Ma l’unica alternativa era strisciarle dietro e cedere alla sua volontà. Dopo aver esitato, si voltò incamminandosi nella direzione opposta, pieno di disgusto per se stesso e imprecando tra i denti.
Circa due ore dopo si fermò davanti a casa sua una macchina della polizia.
Breton, affacciato da un pezzo alla finestra, si precipitò ad aprire la porta. C’erano due agenti in borghese, dagli occhi scuri e indagatori e, dietro a loro, alcune figure in uniforme blu.
Uno dei due esibì un distintivo. — Il signor John Breton?
Breton annuì, incapace di parlare. “Mi spiace, Kate” pensò “mi spiace… torna, e andremo al ricevimento.” Ma, contemporaneamente, stava accadendo una cosa incredibile. Sentiva un senso di sollievo crescere in un angolo riposto della mente. “Se è morta, è morta. Se è morta, è tutto finito. Se è morta, sono libero…”
— Sono il tenente Convery. Squadra Omicidi. Vi spiace rispondere a qualche domanda?
— No — rispose Breton intontito. — Sarà meglio che entriate. — Li guidò fino al soggiorno, e dovette fare uno sforzo per non mettersi a sprimacciare i cuscini, come una massaia nervosa.
— Non sembrate sorpreso di vederci, signor Breton — disse lentamente Convery. Aveva una faccia larga, cotta dal sole e un naso piccolo che si distingueva appena tra gli occhi azzurri molto distanziati.
— Cosa volete, tenente?
— Avete un fucile, signor Breton?
— Ah… sì. — Breton era sbalordito.
— Vi spiace andarlo a prendere?
— Sentite, potrei sapere cosa succede?
Gli occhi di Convery erano svegli, attenti. — Uno dei miei uomini vi accompagnerà, mentre andate a prendere il fucile.