Ma lui non viveva in un quadro, non abitava in una galleria in cui poter passare in rassegna le scene della sua vita. La casa al lago… Quella sì, che avrebbe potuto essere un quadro fantastico, con a fianco il quadro della donna da cui aveva divorziato e quelli delle donne che aveva conosciuto, di qualcuno dei suoi amici e naturalmente uno di Tina. Anche mano nella mano con Kare. Sì, perché no? Un quadro in cui Tina trovasse la pace, per sempre. Le avrebbe invidiato la pace e la serenità d'animo.
Di colpo lo assalì una cupa ansia da abbandono.
Una casa così bella, così tranquilla…
Accese il motore e partì.
Kiel, Germania
Erwin Suess entrò insieme con Yvonne Mirbach nell'ufficio di Bohrmann. «Chiama Johanson», disse. «Subito!»
Bohrmann sollevò la testa. Conosceva il direttore del Geomar da tempo sufficiente per capire che doveva essere successo qualcosa di eccezionale. Qualcosa che aveva sconvolto profondamente Suess.
«Che cos'è successo?» chiese, benché intuisse la risposta.
Yvonne Mirbach prese una sedia e si accomodò. «Abbiamo fatto elaborare al computer tutti gli scenari. Il collasso avverrà prima di quanto pensassimo.»
Bohrmann aggrottò la fronte. «L'ultima volta non eravamo sicuri che si sarebbe arrivati a un collasso.»
«Invece temo di sì», disse Suess.
«Il consorzio di batteri?»
«Sì.»
Bohrmann si appoggiò allo schienale e sentì la fronte ricoprirsi di un sudore freddo.
Il metano.
In un certo senso, anche i solfobatteri vivevano di metano, ma non direttamente. Infatti, la maggior parte del metano si trovava in sedimenti privi di ossigeno ed essi non potevano vivere senza ossigeno. Ma gli archaea sì. Erano in grado di raggiungere il metano senza bisogno di ossigeno anche a chilometri di profondità sotto la superficie terrestre. Si valutava che ogni anno trasformassero trecento milioni di tonnellate di metano marino, probabilmente a tutto vantaggio del clima terrestre, perché il metano scisso non entrava nell'atmosfera come gas serra. Da quel punto di vista erano quasi una sorta di polizia ambientale.
Perlomeno finché si distribuivano su ampie superfici.
Ma vivevano anche in simbiosi coi vermi. E quegli strani vermi, con le loro mostruose mandibole, ospitavano miriadi di consorzi di solfobatteri e archaea, sia dentro sia sopra di loro. A ogni metro che scavavano negli idrati, i vermi portavano i microrganismi sempre più in profondità, e quelli cominciavano a distruggere il ghiaccio dall'interno. Come un cancro. A un certo punto, i vermi e i solfobatteri morivano, ma gli archaea continuavano impassibili a divorare il ghiaccio, fino ad arrivare al gas libero. Trasformavano quella che una volta era la massa compatta degli idrati in una massa porosa e friabile, e il gas usciva.
Vero. Ma quello non era compito loro. I vermi avevano solo lo scopo di portare all'interno del ghiaccio il loro carico di archaea. Come degli autobus: idrati di metano, scendere, tutti al lavoro.