Nel frattempo, la
Clifford Stone, l'impavido. Un uomo d'azione!
Sul ponte di poppa della
Stone sorrise, cupo.
Stavolta era il suo turno. Si era mosso con intelligenza. Grazie ai suoi ottimi contatti era riuscito a procurare il batiscafo. Si trattava di un DR 1002, un Deep Rover dell'americana Deep Ocean Engineering, uno dei modelli di nuova generazione, piccolo e maneggevole. Sullo scafo, da cui partivano due braccia prensili snodate, c'era una sfera completamente trasparente. All'interno si vedevano due sedili, apparentemente comodi, con a fianco tutti gli strumenti di controllo. Quando si avvicinò al Deep Rover, Stone si mostrò molto soddisfatto della scelta. Il batiscafo era legato alla gomena del braccio della gru e sollevato in modo che ci si potesse infilare dalla botola sul pavimento. Il pilota, un uomo tarchiato, ex aviatore della Marina, che tutti chiamavano semplicemente Eddie, era già all'interno e controllava gli strumenti. Come al solito, prima che un batiscafo s'immergesse, il ponte di poppa formicolava di marinai, tecnici e scienziati. Stone si guardò intorno, scorse Alban e gli fece un fischio.
«Dov'è il fotografo?» gli gridò. «E il tipo con la telecamera?»
«Non ne ho idea», rispose Alban mentre si avvicinava. «Il cameraman l'ho visto poco fa bighellonare da qualche parte.»
«Allora dovrebbe farmi il piacere di bighellonare da queste parti», sbuffò Stone. «Non c'immergiamo senza aver documentato tutto.»
Alban aggrottò la fronte e guardò verso il mare. La giornata era nebbiosa, con una pessima visuale. «Puzza», disse.
Stone scrollò le spalle. «È per il metano.»
«Peggiorerà.»
In effetti sul mare aleggiava un odore ripugnante. Se in superficie c'era un simile odore, voleva dire che in profondità doveva esserci moltissimo metano libero. Avevano visto tutti che cos'era successo alla scarpata continentale, avevano visto i vermi e le bolle che risalivano. Nessuno poteva o voleva farsi un'idea di come sarebbe finito quel processo, ma di certo, se tutto il mare puzzava come se fosse esploso un intero carico di bombe puzzolenti, non era un buon segnale.
«Tornerà tutto calmo», disse Stone.
Alban lo guardò. «Ascolti, Stone, al suo posto lascerei perdere.»
«Che cosa?»
«L'immersione.»
«Ah, sciocchezze! Dov'è quel maledetto fotografo?»
«È troppo rischioso.»
«Sciocchezze.»
«Inoltre il barometro sta scendendo. Precipita. Avremo tempesta.»
«La tempesta è insignificante per un batiscafo, devo spiegarle anche questo? C'immergiamo e basta.»
«Stone, lei è un idiota! Perché lo fa?»
«Perché così potremo avere un quadro più chiaro in breve tempo», lo catechizzò Stone. «Santo cielo, Jean, non sia così fifone. Nulla riuscirà a rompere quello scafo e di certo non ci riusciranno un po' di vermi. Può raggiungere chilometri di profondità…»
«A quattromila metri l'involucro collassa», lo informò Alban in tono secco. «E l'imbarcazione è certificata fino a mille.»
«Lo so anch'io, e allora? Vogliamo scendere a novecento metri, chi ha mai parlato di quattromila? Cosa può succedere?»
«Non lo so. So soltanto che il fondale sotto di noi è cambiato e che nelle colonne d'acqua c'è sempre più gas. Il sonar non riesce a localizzare la stazione e non sappiamo perché.»
«Forse c'è stato uno smottamento. O una frana. Nel peggiore dei casi, la nostra stazione è sprofondata un po'. Cose che capitano.»
«Sì. Forse.»
«Allora, qual è il problema?»