Stava prendendo col cucchiaio la schiuma di latte nella tazza, allorché qualcuno entrò, portando con sé una folata di vento. «Ciao, Tina.»
Lei alzò lo sguardo. Era un amico di Kare e lei lo conosceva solo come Åke. Noleggiava barche a Kristiansund e, nei mesi estivi, guadagnava un sacco di soldi.
Scambiarono qualche parola sul tempo, poi Åke chiese: «Che cosa fai qui? Una visita a Kare?»
«Era mia intenzione», disse Tina con un sorriso tirato.
Åke la guardò con aria stupita. «Allora come mai te ne stai qui da sola? Perché quello stupido non è dove dovrebbe essere, cioè vicino a te?»
«Colpa mia. Sono arrivata in anticipo.»
«Chiamalo.»
«L'ho fatto. Segreteria telefonica.»
«Ah, giusto!» Åke si diede una pacca sulla fronte. «Dov'è ora non c'è campo.»
Tina drizzò le orecchie. «Sai dov'è?»
«Sì, poco fa ero con lui all'Hauffen.»
«L'Hauffen? La distilleria?»
«Sì. Comprava delle grappe. Ne abbiamo assaggiata qualcuna, ma… Tu conosci Kare. Beve meno alcol di un monaco in quaresima e mi sono dovuto sobbarcare da solo gli assaggi.»
«È ancora là?»
«Quando me ne sono andato, stava ancora in taverna a chiacchierare. Perché non vai lassù? Sai dov'è l'Hauffen?»
Tina lo sapeva. La piccola distilleria, che produceva un'ottima acquavite non destinata all'esportazione, si trovava su un altopiano a sud, a dieci minuti di cammino. Se avesse preso la strada verso l'interno, in macchina sarebbe arrivata in due minuti. Tuttavia le piaceva l'idea di fare una breve passeggiata. Era stata seduta fin troppo. «Vado a piedi», annunciò.
«Con questo tempaccio?» Åke fece una smorfia. «Be', fai come vuoi. Ma sta' attenta che ti cresceranno le pinne.»
«Sempre meglio che le radici.» Si alzò e lo ringraziò per l'informazione. «A dopo. Tornerò con lui.»
Una volta fuori, si tirò sulla testa il cappuccio della giacca, scese verso la spiaggia e si mise in marcia a fatica. Nei giorni limpidi, da lì si poteva vedere la piccola distilleria. Ora essa appariva come un'ombra grigia nella pioggia che cadeva di traverso.
Sarebbe stato felice di vederla?
Incredibile! Ragionava come un'adolescente innamorata. Tina Lund, incapace d'intendere e di volere. Certo che sarebbe stato felice. Poteva essere diversamente?
Si allontanò dal Fiskehuset, facendo scorrere lo sguardo sul mare. Si rese conto che poco prima si era sbagliata. Aveva pensato che la spiaggia rocciosa fosse più grande del solito, invece era come sempre. No, sembrava addirittura più stretta.
Per un attimo si bloccò.
Com'era possibile sbagliarsi a quel modo?
Forse era a causa della tempesta. Le onde si spingevano verso l'interno, ma non sempre con la stessa profondità. Probabilmente ora stavano diventando più violente. Scrollò le spalle e andò avanti.
Era bagnata da capo a piedi quando entrò nella distilleria, ma nel piccolo ingresso non trovò nessuno. Sulla parete opposta c'era una porta di legno aperta. Dalla cantina arrivava una luce. Non esitò e scese. Trovò due uomini appoggiati a una botte con un bicchiere in mano, intenti a conversare. Erano i fratelli proprietari della distilleria, due vecchi signori gentili con la faccia scavata dal tempo. Kare non c'era.
«Mi dispiace», disse uno dei due. «È andato via da qualche minuto. L'hai mancato per un pelo.»
«Era a piedi?» chiese. Forse avrebbe potuto raggiungerlo.
«No.» L'altro scosse la testa. «Col fuoristrada. Ha comprato qualcosa. Non molto, ma troppo per portarlo a piedi.»
«Ha detto se voleva tornare al ristorante?»
«Sì, stava andando al ristorante.»
«Okay. Grazie.»
«Ehi, aspetta.» Il più vecchio si staccò dalla botte e si avvicinò. «Dato che sei venuta per niente, almeno beviti un goccetto con noi. È un'assurdità venire in una distilleria e andarsene sobri!»
«Grazie, è molto gentile, ma…»
«Ha ragione», confermò entusiasta il fratello. «Devi bere qualcosa.»
«Io…»
«Fuori c'è il finimondo, bambina mia. Come puoi pretendere di tornare indietro senza avere qualcosa di caldo nella pancia?»
La guardavano tutti e due con gli occhi teneri. Tina sapeva che, se si fosse fermata per un bicchierino, avrebbe dato loro una grande gioia. E perché no? «Uno solo», disse.
I fratelli si sorrisero e fecero un cenno di assenso, felici come se avessero appena conquistato Costantinopoli.
Isole Shetland, Gran Bretagna
L'elicottero si preparò all'atterraggio.
Johanson guardò in basso. Avevano sorvolato la costa, ne avevano seguito il corso e adesso si trovavano sopra il piccolo eliporto dove Karen Weaver lo aspettava. Le scogliere degradavano dolcemente verso est e finivano in un'insenatura arcuata. Da lì in poi il terreno era più piatto. Si allineavano interminabili spiagge di sabbia e ghiaia, e alle loro spalle si stendeva il tipico paesaggio delle Shetland, brullo e coperto di muschio con collinette solcate da strade serpeggianti.