«Se vogliamo arrivare a una vera comunicazione con gli extraterrestri, forse bisogna immaginare uno Stato di formiche. Anzitutto le formiche sono assai organizzate, non
Samantha si accorse che Judith Li stava scrutando Johanson con un'intensità inaudita, neanche volesse entrargli nella testa. Su quella nave, la rete di relazioni era davvero interessante. Poi colse uno scambio di occhiate tra Jack O'Bannon e Alicia Delaware e immediatamente capì che tra loro c'era qualcosa.
«Scusi, dottoressa Crowe…» disse Vanderbilt, sfogliando la sua copia della relazione. «Secondo lei, che cos'è l'intelligenza?»
Il tono faceva presumere che quella domanda fosse una trappola. «Un caso fortuito», rispose Samantha.
«Un caso fortuito? Lo crede davvero?»
«È il risultato di molte circostanze in accordo tra loro. Quante definizioni vuole sentire? Alcuni ritengono che l'intelligenza sia ciò che viene stimato come fondamentale in una cultura. Ed è proprio lì che casca l'asino. Ci sono almeno tante definizioni quante sono le culture e i modi di pensare. Alcuni studiano i processi che stanno a fondamento delle capacità spirituali, altri cercano di misurare statisticamente l'intelligenza. Poi c'è un'altra questione: è innata o acquisita? All'inizio del XX secolo, si era dell'opinione che l'intelligenza si rispecchiasse nelle forme e nei modi con cui si gestiva una specifica situazione. Oggi alcuni riprendono quell'idea e definiscono l'intelligenza come la capacità di adattarsi alle esigenze di un ambiente mutevole. Quindi essa non sarebbe congenita, bensì acquisita. Molti altri, invece, ritengono che l'intelligenza sia strettamente ancorata all'essere umano, una capacità innata che permette al nostro pensiero di archiviare situazioni sempre nuove. Secondo questi ultimi, l'intelligenza è la capacità d'imparare dall'esperienza e quindi di adattarsi alle esigenze dell'ambiente. E poi c'è quella bellissima definizione secondo cui l'intelligenza è la capacità di chiedersi che cosa sia l'intelligenza.»
Vanderbilt annuì lentamente. «Capisco. Ciò significa che non lo sa.»
Samantha sorrise. «Mister Vanderbilt, mi permetta di fare un'osservazione prendendo spunto dalla sua T-shirt. Basandosi esclusivamente sull'aspetto esteriore, sarebbe difficile riconoscere come tale un essere intelligente.»
Ci fu un'esplosione di risate che si affievolì subito.
Vanderbilt la fissò, poi sorrise e mormorò: «Se qualcuno ha ragione, si può soltanto ammetterlo».
Una volta rotto il ghiaccio, le cose proseguirono in fretta. Samantha delineò i passi successivi. Aveva posto le basi del piano nelle settimane precedenti, con l'aiuto di Murray Shankar, Judith Li, Leon Anawak e di alcuni scienziati della NASA. Il progetto si fondava sui pochi tentativi che erano stati condotti fino a quel momento per prendere contatto con forme di vita extraterrestri.