«Nobili non direi. Voglio dire, è riprovevole inquinare l'aria con gli scarichi delle macchine, ma credo sia altrettanto riprovevole allevare animali per modificarli geneticamente, proprio come avviene con quella robaccia. In questo modo di agire riesco a vedere solo una cosa: la denuncia della
«Lei crede…»
«Penso che abbiamo a che fare con un'intelligenza collettiva.»
«E cosa sente un'intelligenza collettiva?» chiese Peak.
«Un pesce finito nella rete, se fosse capace di simili riflessioni, si chiederebbe che cosa sente un pescatore», intervenne Anawak. «Perché lui e milioni di altri come lui devono soffocare? Non è un assassinio di massa?»
«No», disse Jack Vanderbilt. «Sono bastoncini di pesce.»
Samantha sollevò le mani. «Sono d'accordo col dottor Johanson. E la conseguenza estrema è che gli yrr hanno preso una decisione collettiva, in cui non si pongono questioni di responsabilità morale e compassione. Non possiamo presentarci da loro con l'aria innocente, come accade nei film. Possiamo tentare solo una cosa: risvegliare il loro interesse in modo da portarli a ritenere che è meglio comunicare con noi piuttosto che ucciderci. Senza conoscenze fisiche e matematiche, gli yrr non avrebbero potuto fare quello che hanno fatto, quindi sfidiamoli a un duello matematico, finché la logica o la morale che li guida li porterà a ripensare le loro azioni.»
«Per loro deve essere evidente che siamo intelligenti», insistette Rubin. «Chi meglio di noi padroneggia le conoscenze di matematica e fisica?»
«Già, ma siamo un'intelligenza consapevole?» chiese Samantha.
Rubin la guardò, confuso. «Che intende?»
«Siamo consapevoli della nostra intelligenza?»
«Ma certo!»
«Oppure siamo un computer in grado di apprendere? Noi conosciamo la risposta, ma la conoscono anche gli altri? Teoricamente si potrebbe sostituire il cervello con un corrispettivo elettronico, ottenendo un'intelligenza artificiale. Sarebbe in grado di fare tutto quello che sa fare l'uomo. Potrebbe costruire una navicella spaziale e raggiungere la velocità della luce. Ma questo cervello-computer sarebbe consapevole delle proprie capacità? Nel 1997, Deep Blue, un computer dell'IBM, ha sfidato il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov. Definirebbe Deep Blue consapevole? Il computer ha vinto senza averne la consapevolezza? Si deve quindi presumere che noi siamo forme di vita consapevoli della propria intelligenza soltanto perché costruiamo città e posiamo cavi sottomarini? Noi del SETI non abbiamo escluso la possibilità di trovare una civiltà di macchine sopravvissute ai propri costruttori e sviluppatesi autonomamente per milioni di anni.»
«E quelli laggiù? Insomma, se è vero quello che dice, forse gli yrr sono soltanto formiche con le pinne. Senza valori, senza…»
«Giusto. È proprio questo il motivo per cui dobbiamo procedere per gradi», disse Samantha, sorridendo. «Come prima cosa, voglio sapere se là c'è qualcuno. Secondo, se è possibile instaurare un dialogo con loro. Terzo, se gli yrr sono consapevoli del dialogo e di loro stessi. E se arriverò alla conclusione che, accanto al loro sapere e alle loro capacità, gli yrr hanno anche facoltà d'immaginazione e di comprensione, allora sarò disposta a vederli come esseri intelligenti. Soltanto dopo questi passaggi avrà senso riflettere sui valori… e comunque nessuno si deve aspettare che coincidano coi nostri.»
Per un po' regnò il silenzio.
«Non voglio immischiarmi nelle vostre discussioni scientifiche», disse Judith Li. «L'intelligenza pura è una cosa fredda. L'intelligenza accoppiata con la consapevolezza è un'altra cosa. Dal mio punto di vista, in questo caso ci devono essere dei valori. Se gli yrr sono intelligenze consapevoli devono riconoscere almeno un valore, quello della vita. E fanno tutto questo perché cercano di proteggersi. Quindi hanno dei valori. La questione allora è se, da qualche parte, esista un'intersezione coi valori umani, anche se molto piccola.»
Samantha annuì. «Già», disse. «Anche se molto piccola.»